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A Complete Unknown, curiosità: il viaggio di Bob Dylan verso l’immortalità artistica arriva

Alcune curiosità del viaggio di Bob Dylan verso l’immortalità nel film biografico A Complete Unknown con Timothée Chalamet.

Diretto dal candidato all’Oscar® James Mangold, A Complete Unknown è un ritratto intimo e appassionato del periodo di svolta nella vita e nella carriera di Bob Dylan, ambientato nei primi anni ’60, interpretato da un intenso Timothée Chalamet, anche lui candidato all’Oscar®. Chalamet infatti regala una performance magnetica, catturando con sensibilità e profondità l’evoluzione di Dylan da astro nascente del folk a icona rivoluzionaria della cultura americana.

In A Complete Unknown siamo a New York, nel 1961. Sullo sfondo del fermento musicale del Greenwich Village e delle prime grandi scosse del cambiamento culturale statunitense, arriva un enigmatico diciannovenne del Minnesota con una chitarra, una voce fuori dal comune e una visione destinata a scuotere le fondamenta della musica popolare. È l’inizio di un’ascesa fulminante: Dylan intreccia relazioni significative con figure chiave della scena folk, fino a giungere a una performance che spezzerà i confini tra tradizione e innovazione.

Il film approfondisce i legami di Dylan con icone come Woody Guthrie (interpretato da Scoot McNairy), Joan Baez (Monica Barbaro) e Pete Seeger (Edward Norton). Sono proprio questi personaggi a influenzare il suo stile originario e ad assistere – con sentimenti contrastanti – alla sua celebre “svolta elettrica” al Newport Folk Festival del 1965, un momento che segnò per sempre la storia della musica e che il film ricostruisce con cura e tensione emotiva.

Qui l’INCONTRO STAMPA: A Complete Unknown, incontro stampa: l’importanza dell’umanità per il regista e i protagonisti

Qui la RECENSIONE: A Complete Unknown, la recensione: il viaggio di Bob Dylan attraverso la creatività e la libertà

Qui la SCENEGGIATURA: A Complete Unknown: la sceneggiatura del biopic con Timothée Chalamet nei panni di Bob Dylan

Timothée Chalamet, una metamorfosi totale nel mito di Dylan

Per incarnare l’inafferrabile spirito di Bob Dylan, Timothée Chalamet si è immerso in una trasformazione radicale, quasi mistica. Ha studiato minuziosamente interviste dimenticate, corrispondenze personali e poesie inedite composte nei primi, tumultuosi anni. Ha camminato per le strade polverose di Duluth e Hibbing, nel Minnesota, assorbendo il silenzio e i cieli bassi delle cittadine in cui Dylan imparò a osservare il mondo da outsider. Ogni gesto, ogni intonazione è stato guidato con attenzione filologica da Jeff Rosen, storico manager e custode dell’immenso archivio dylaniano. Una prova d’attore che è anche atto devoto.

Il benestare di Dylan: silenzioso, ma decisivo

A differenza di tanti biopic che si appropriano delle vite altrui, A Complete Unknown ha ricevuto l’approvazione diretta del protagonista stesso. Bob Dylan, pur senza imporre limiti creativi, ha aperto le porte del suo mondo privato, offrendo accesso a materiali rari, demo inediti, testimonianze orali e momenti mai raccontati. “Ha offerto accesso, non direzione,” ha sottolineato il regista James Mangold. Un gesto di fiducia, che conferisce al film un’autenticità quasi sacrale.

Biografia e mitologia americana si intrecciano

Mangold non si accontenta di narrare una vita: costruisce un poema visivo sull’America che cambia. Dylan diventa emblema di un Paese sospeso tra obbedienza e rivoluzione, tra il sogno e il risveglio. La narrazione assume la forma di un bildungsroman modernissimo, in cui il giovane artista lotta per non essere incasellato, mentre l’America stessa cerca una nuova voce. È un racconto epico, eppure intimo, che sfida le convenzioni del biopic tradizionale.

Un cast magnetico per figure leggendarie

Chalamet è affiancato da un cast di rara potenza. Scoot McNairy è un commovente Woody Guthrie, padre putativo e faro spirituale per Dylan, ritratto nei suoi ultimi giorni in ospedale, mentre il giovane Bob gli canta canzoni cariche di gratitudine e ribellione. Edward Norton veste i panni di Pete Seeger, diviso tra la custodia della tradizione e il fascino del nuovo che avanza. Monica Barbaro incarna una Joan Baez intensa, seducente, il cui rapporto con Dylan vibra tra passione e disillusione, creando alcune delle sequenze più dense del film.

Una colonna sonora da pelle d’oca, curata con maniacale precisione storica

La musica, cuore pulsante del film, è trattata con riverenza e rigore filologico. Le canzoni originali convivono con reinterpretazioni cantate dal vivo da Chalamet stesso, in performance registrate su nastro analogico, utilizzando microfoni RCA d’epoca. Il risultato è un suono ruvido, caldo, imperfetto — autentico come una fotografia scattata al tramonto. Oltre a Dylan, spazio anche a perle dimenticate del folk anni ’50 e ’60: Dave Van Ronk, Odetta, e altri spiriti ribelli dell’epoca.

Set e costumi: un tuffo filologico nei Sixties

Per ricostruire l’iconico Newport Folk Festival del 1965, la produzione ha lavorato in collaborazione con lo Smithsonian Institution. Ogni dettaglio — dai gilet in pelle agli stivaletti logori — è frutto di ricerche d’archivio e restauri maniacali. Alcuni capi indossati da Chalamet provengono da negozi vintage che lo stesso Dylan frequentava nella New York del Village. Un realismo che sfiora l’ossessione, al servizio di una narrazione che vuole essere più verità che ricostruzione.

Dylan prima della leggenda: un’anima inquieta in cerca di sé

Il film racconta il momento chiave in cui Dylan smette di essere la voce del folk di protesta per diventare qualcosa di più oscuro e affascinante: un poeta simbolico, un profeta ambiguo, un artista che sfugge alle etichette. È il ritratto di un giovane uomo in fuga dalla propria immagine, che inizia a scrivere testi criptici e visionari, rompendo con la tradizione e aprendo una nuova era nella canzone d’autore. Un Dylan già geniale, ma ancora fragile; già venerato, ma pericolosamente solo.

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Emanuela Giuliani


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