“Alfredino – Una storia italiana”: un dolore vivo nel cuore dell’Italia

“Alfredino – Una storia italiana”: un dolore vivo nel cuore dell’Italia

Tra i tanti drammi che hanno sconvolto l’Italia senza alcun dubbio tra i più dolorosi c’è la tragedia del piccolo Alfredo Rampi. Una ferita aperta che continuerà a pesare sul cuore di tutti e che la produzione Sky Original ha deciso di raccontare attraverso la serie “Alfredino – Una storia italiana” con l’obiettivo non è solo quello di riuscire ad aiutare ad elaborare il trauma di una vicenda che appartiene alla memoria storica collettiva, bensì ciò che di prezioso in seguito ne è scaturito.

La vicenda di Alfredino morto dopo essere caduto in un pozzo artesiano, nel giugno 1981, a Vermicino, diede infatti un impulso decisivo alla costituzione della Protezione civile come la conosciamo oggi e grazie alla determinazione di Franca Rampi, la mamma, è sorto il Centro Alfredo Rampi, creato al fine di evitare che altri possano soffrire quanto da loro sofferto.

La serie non si sofferma e limita ad esporre lo scioccante fatto di cronaca, il primo del genere avvenuto in Italia, ma ne sottolinea quindi il dopo, come affermato da Antonella d’Errico, Executive Vice President Programming Sky Italia, nel corso dell’incontro stampa in live streaming avvenuto in occasione della presentazione in anteprima del progetto alla stampa.

“Quella di raccontare la storia del piccolo Alfredo Rampi è stata una scelta non semplice, sulla quale ci siamo interrogati molto. È una storia che ha lasciato una traccia indelebile nelle coscienze degli italiani e un senso di colpa collettivo che non è mai stato superato. Nessuno potrà mai spiegare a parole né comprendere il dramma che ha travolto questa famiglia e, difatti, non è stato questo l’intento che ci ha mossi. Ciò che si è dimostrato decisivo nella scelta di realizzare ‘Alfredino – Una storia italiana’ è stata la possibilità, ma direi ancor di più la necessità, di raccontare a tutti proprio quell’aspetto meno noto della vicenda: cosa è successo dopo, quando i riflettori e le telecamere si sono spenti. E il ‘dopo’ è una storia di indicibile tenacia e altruismo. Franca e Ferdinando Rampi, sempre uniti, hanno lottato per migliorare quel Paese che non aveva saputo aiutarli, dando una grande lezione di vita a tutti noi” – afferma Antonella d’Errico“Ecco perché questa storia doveva essere raccontata, a chi l’ha vissuta e ricorda l’angoscia di quell’interminabile diretta televisiva e ai più giovani che non ne hanno memoria, ma che non possono non conoscere un pezzo di storia recente del nostro Paese, che ha segnato la coscienza collettiva. È grazie soprattutto all’impegno della famiglia Rampi che oggi gli italiani possono contare sulla Protezione Civile. È grazie alla loro coraggiosa dedizione che quell’Italia del 1981 ha fatto moltissimi passi in avanti, dotandosi di una struttura che ha come unico scopo quello di proteggere la popolazione” – prosegue – “È questa la storia che Sky, con Lotus, il Centro Rampi, il regista Marco Pontecorvo, gli sceneggiatori, Anna Foglietta – una eroica, commovente Franca Rampi – e tutto lo straordinario cast di questa serie, ha voluto raccontare. Sempre mettendo da parte quei dettagli tragici che avrebbero potuto unicamente riaprire una ferita mai rimarginata. Tutti assieme abbiamo condiviso il carico morale ed emotivo del rivivere una tragedia come questa, per trasferire al pubblico la storia di tenacia e abnegazione di chi, vittima della disorganizzazione di un Paese impreparato, è riuscito da andare oltre una perdita inimmaginabile, e ha lottato per migliorarlo quello stesso Paese, rimanendo in silenzio e lontano dal clamore dai riflettori. Difficile comprendere e immedesimarsi in questo comportamento, che si può solo ammirare. E conoscere. Necessariamente.”

“Non si dovrebbero dire troppe parole in certi casi: la storia di Alfredino Rampi è una di queste. Chiunque, ai tempi, fosse dotato di coscienza, si ricorda ancora la vicenda, con un senso di dolorosa impotenza. Ma perché volerla ricostruire, perché portarla sullo schermo? Il senso immediato di quest’operazione, a 40anni dalla dolorosa vicenda di Vermicino, va ricercato nell’impulso a rielaborare quello che fu, e che per non pochi resta, un trauma collettivo ed una storia che entrò nel cuore e nella mente dell’intero Paese” – dichiara invece Nils Hartmann, Senior Director Sky Original Productions Sky Italia“Un lungo e fruttuoso dialogo con il Centro Rampi – avviato 40 anni fa dalla tenacia di Franca, la madre di Alfredino, che seppe convertire il suo indicibile lutto in un appello all’opinione pubblica e avviare il nucleo fondante di quella che (grazie all’impegno del presidente della Repubblica di allora, Sandro Pertini), diventò poi la Protezione Civile – ha fatto maturare una convinzione: non solo è giusto, ma è necessario raccontare questa storia. Per non dimenticare, per contribuire a sensibilizzare nuove generazioni, per tenere viva la speranza che una società resti sempre capace di esprimere i mezzi per tutelare e soccorrere al meglio i suoi elementi più indifesi, più in difficoltà” – aggiunge – “La squadra messa insieme da Sky con Lotus production, e affidata al regista Marco Pontecorvo, ha lavorato se possibile più meticolosamente del solito per ricostruire il luogo e il periodo in modo accurato e veritiero in ogni dettaglio, per restituire il racconto con grande rispetto, senza cedere alla tentazione di spettacolarizzare. Anzi: cercando di evocare la portata della tragedia indirettamente, con delicatezza, senza mostrare le sofferenze della vittima, concentrandosi però al massimo sull’impegno, gli sforzi, l’umanità di quanti collaborarono ai tentativi di salvataggio. Alfredino – Una storia italiana è soprattutto una testimonianza civile. Un appello alla parte migliore di noi. Per un Paese civile. E per la sua Protezione.”

“Avevo solo 8 anni quando ho assistito, sgomento come tanti, al tragico evento di Vermicino. Ricordo come fosse ieri quei due interminabili giorni davanti alla televisione, gli sguardi attenti e preoccupati dei miei genitori; non si parlava d’altro se non di quel bambino, che aveva quasi la mia età, caduto nel pozzo. Giorni di paura, di speranza, di angoscia che hanno colpito la mia famiglia come quella di milioni di italiani. Il primo evento di cronaca nera trasmesso in diretta che ha tenuto col fiato sospeso l’intera nazione e non solo” – dice Marco Belardi CEO Lotus Production“Quel ricordo è rimasto talmente impresso nella mia memoria che, dopo essere diventato produttore, ho provato per anni a perseguire il desiderio di raccontare quella storia alle nuove generazioni e non solo perché è stato il primo caso mediatico italiano ma soprattutto perché ritenevo fosse giunto il momento di far elaborare quella tragedia agli italiani, raccontando quanto di buono fosse nato da quell’incubo collettivo. Sebbene il ricordo della tragica fine di Alfredino sia stampato nella mente di tutti noi, spesso con un atteggiamento di rifiuto per il grande dolore che ha accompagnato quell’esperienza, quello che molti non sanno ancora oggi è che, grazie alla caparbietà e alla forza di Franca Rampi è nata la Protezione Civile che oggi diamo tutti per scontata. La voglia di questa donna di evitare che altre famiglie potessero vivere il dramma che li ha investiti ha fatto sì che pochi giorni dopo la morte del figlio, nascesse il Centro Rampi che darà l’impulso decisivo alla creazione della Protezione Civile che tutti noi oggi conosciamo” – conclude il produttore – “È stato proprio l’incontro con i responsabili del Centro Rampi, Rita Di Iorio e Daniele Biondo, hanno permesso di realizzare questo progetto: nonostante avessero ricevuto negli anni decine e decine di richieste da parte dei produttori per realizzare un’opera audiovisiva sui fatti di Vermicino, hanno finalmente deciso di affidare alla Lotus Production la realizzazione della serie perché abbiamo trovato una perfetta comunione di intenti, ovvero permettere a tutti gli italiani di riconciliarsi con questa storia, raccogliendo tutti insieme i frutti nati da quell’evento doloroso. Perché c’è sempre un rovescio della medaglia, ed è quello a cui tutti noi dobbiamo guardare. Per andare avanti. Nata con questo spirito, e grazie allo straordinario lavoro editoriale di Barbara Petronio portato avanti insieme a Francesco Balletta, l’idea della serie ha visto un susseguirsi di soggetti che hanno condiviso con noi questa visione della storia: dal regista Marco Pontecorvo, ad Anna Foglietta fino ad arrivare a Sky passando attraverso tutto il resto del cast, tutti hanno sposato la nostra visione della storia, realizzando un progetto che non punta alla morbosità tipica della tv del dolore ma alla voglia comune di rialzarsi in piedi e ripartire con l’obiettivo di crescere e migliorare, imparando dagli errori commessi. Insieme, sempre.”

Sono passati 40 anni da quell’oltremodo indescrivibile episodio che tenne per tre giorni milioni di italiani incollati davanti alla televisione. Tuttavia è più vivo che mai ed è come se fosse accaduto e stesse accadendo ora, ed anche il solo silenzioso pensiero commuove maledettamente, come allora quando milioni di mamme, papà, fratelli, sorelle, zii, zie, cugini, cugine e non solo, con il viso rigato dalle lacrime si stringevano le mani al petto per stringersi il cuore che sperava e credeva in un lieto fine. Un salvataggio per il quale si è pregato tanto ma che, come ben si sa, nonostante gli sforzi dei soccorritori, non è arrivato squarciando nel profondo e in modo indelebile gli animi di lo ha vissuto in prima persona o semplicemente in diretta attraverso il piccolo schermo, e di chi è nato tanti anni dopo. Tutti conoscono la storia del piccolo Alfredino e nessuno vuole dimenticarla, e per quanto paradossale quel viscerale e lacerante male ha unito e unisce ancora una nazione.

Dieto la macchina da presa Marco Pontecorvo, regista di “Nero a metà”, “Ragion di Stato” e “L’oro di Scampia”, mentre la sceneggiatura è stata curata da Barbara Petronio, la quale ha coperto anche il ruolo di produttore creativo, e Francesco Balletta.

“La storia di Alfredino appartiene alla memoria di tutti gli italiani, anche quelli che non l’hanno vissuta. Proprio per questo abbiamo sentito una responsabilità maggiore nell’abbracciare il progetto. Tutti hanno veramente dato il massimo. Pur avendo seguito i verbali, abbiamo cercato di uscire dalla pura cronaca, di scavare negli animi dei personaggi e attraverso di loro raccontare un affresco dell’Italia di quell’epoca. Un paese colpito da scandali, crisi di governo e terrorismo che si è fermato col fiato sospeso seguendo la prima diretta televisiva in un’alternanza di speranze e sconforto” – dice il regista Marco Pontecorvo“Raccontiamo la vicenda stando con la macchina da presa a volte accanto ai nostri personaggi, a volte nella loro soggettiva. Siamo scesi nel pozzo insieme agli speleologi e ai volontari, vissuto con loro l’impossibilità di calarsi, la claustrofobia e la frustrazione di non poter salvare Alfredino. D’accordo con la famiglia Rampi si è deciso di non vedere mai il bimbo nel pozzo. Spero che siamo riusciti a rendere la sua assenza una presenza ancor più forte che se fosse stato in scena. Abbiamo anche creato momenti di astrazione che, facendoci uscire dagli eventi, creano uno spazio di riflessione e di tregua dallo scorrere incessante del tempo. Calandoci dentro la storia riusciamo a capire il perché di tante scelte e l’eroicità di tanti personaggi. La signora Franca per esempio, donna di incredibile forza, è riuscita a trasformare quella tragedia immensa in una spinta che ha poi dato vita, grazie al presidente Pertini, alla Protezione Civile. Mi è sembrato importante avere uno stile asciutto, entrando in punta di piedi nella vicenda e a volte guardandola dall’esterno.”

“Quando abbiamo iniziato a interrogarci su come raccontare questa storia, che avevamo vissuto da piccoli, bloccati davanti alla tv con le nostre famiglie, non sapevamo cosa era accaduto nelle ore successive alla tragedia. Non sapevamo che Franca Rampi riportò al Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, i tanti perché della tragica fine di suo figlio: senza puntare il dito, senza accusare nessuno, Franca elencò con lucidità le tante, troppe falle nella macchina dei soccorsi. Una casalinga disse al Presidente cosa non aveva funzionato e il Presidente la ascoltò. Dopo questo sfogo nacque e venne organizzata in Italia la Protezione Civile, quel complesso apparato che entra in azione ogni qualvolta si verifichi un evento catastrofico nel nostro territorio: da un terremoto a un’alluvione, dal crollo di un ponte alla pandemia di questi giorni. Come autori, la scoperta di quanto accaduto dopo la morte di Alfredo ci ha spinto a raccontare questa storia con un taglio diverso da quello che si potrebbe immaginare di fronte a un fatto di cronaca così drammatico” – concludono infine gli sceneggiatori Barbara Petronio e Francesco Balletta“Abbiamo, infatti, scelto di non indugiare sugli aspetti più tragici della vicenda, privilegiando al contrario l’abnegazione, la determinazione e la speranza che spinsero le persone coinvolte a dare tutto ciò che avevano per un obiettivo comune. A partire proprio da Franca e Ferdinando che, andando oltre un lutto devastante, seppero unire le forze migliori del Paese in quella Protezione Civile di cui tutti gli italiani possono, oggi, dirsi orgogliosi. È questo che abbiamo imparato da Alfredino: quando si combatte tutti insieme, si può anche perdere, ma non si è mai del tutto sconfitti.”

A vestire i panni dei genitori Franca e Ferdinando Rame, Anna Foglietta e Luca Angeletti.

“Ho fatto tanti film, ma mai come oggi sono emozionata nel restituire il lavoro svolto, il rispetto e la cura. La canzone di Battiato ‘La Cura’ mi ha accompagnato per tutto il tempo, ed effettivamente penso che abbiamo trattato questo progetto con l’attenzione che meritava, come il figlio di tutti. ‘E io avrò cura di te’, me lo ripetevo ogni giorno anche quando lo scoramento, non solo il mio ma di tutti i miei colleghi, prendeva il sopravvento. Mi piace molto essere abbracciata da loro in questo momento perché sono davvero il coro senza il quale non avrei potuto portare a termine questa storia” – dichiara Anna Foglietta“Sono tutte anime straordinarie che hanno dato qualcosa in più, non solo nell’interpretazione bensì nel sostenerci l’un l’altro, perché sapevano che questa storia era importante per tutti gli italiani che hanno sofferto e per quanto mi riguarda era importante per la signora Franca Rame che pur non avendola conosciuta credo di conoscerla. L’ho portata e la porto dentro e mi ha sempre tenuta per mano, una donna che stimo infinitamente perché la dignità nel dolore è qualcosa che contraddistingue gli esseri umani e li rende meritevoli di definirsi tali, umani. La signora Rampi è stata umana con tutti in quei giorni, è stata umana con suo figlio e con tutte le persone che hanno cercato di tirare fuori suo figlio da quel maldetto pozzo. Era la mamma di tutti. Ci vuole un’anima, un’energia, una cultura, una preparazione, una forza, un’empatia straordinaria. La signora Rampi è un essere extraordinario, e per interpretarlo ho dovuto innanzitutto farmi aiutare tanto e Marco è stato incredibile, mi ha tirato su quando me ne stavo andando giù, mi ha fatto ridere quando era giusto, e mi sono sentita supportata. Per questo devo ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato affinché il risultato raggiunto sia bellissimo. Torno a dire dignità, rispetto e cura.”

“E’ stato un viaggio molto faticoso quello che abbiamo vissuto con Anna e con il resto del cast con passaggi emotivi molto forti, a cui fondamentalmente arrivi impreparato ma a cui reagisci con il cuore, l’istinto e l’etica” – confessa Angeletti “La cosa strana è che in quei momenti per un genitore non c’è spazio per il dolore. Un genitore lotta con le unghie e con i denti e mettere da parte le emozioni e ciò che sai della vicenda che ti penetra dentro e distrugge, è stato molto difficile. E’ stato un tira e molla faticosissimo da gestire. Mi ricordo l’approccio avuto con il pozzo di grandissimo rispetto, e di soggezione nei confronti di una tragedia inizialmente e involontariamente spettacolarizzata.”

Ad affiancare Anna Foglietta e Luca Angeletti: Francesco Acquaroli nel comandante dei Vigili del fuoco Elveno Pastorelli; Vinicio Marchioni in Nando Broglio, il vigile del fuoco che provò a tenere compagnia e a motivare Alfredo durante quelle terribili ore; Beniamino Marcone nei panni di Marco Faggioli, uno dei pompieri accorsi sul luogo della tragedia; Giacomo Ferrara è Maurizio Monteleone, il secondo degli speleologi che provarono a recuperare il piccolo; Valentina Romani nella geologa Laura Bortolani; Daniele La Leggia volto di Tullio Bernabei, caposquadra del gruppo di speleologi e primo a calarsi nel pozzo; Riccardo De Filippis in Angelo Licheri, “l’Angelo di Vermicino”, ultimo a calarsi nel pozzo e a provare a salvare Alfredo; Massimo Dapporto ne l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, mentre Alfredino è interpretato da Kim Cherubini.

“Alfredino – Una storia italiana” è una serie Sky Original prodotta da Marco Belardi per Lotus Production, una società Leone Film Group, ed arriverà in prima TV in due appuntamenti il 21 e 28 giugno su Sky Cinema e in streaming su NOW.

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