Animali Fantastici – I Crimini di Grindelwald, la recensione del deludente secondo capitolo della saga nei cinema dal 15 novembre.
Nei cinema italiani dal 15 novembre, distribuito da Warner Bros. Pictures, Animali Fantastici – I Crimini di Grindelwald si afferma, suo malgrado, come una delle più cocenti delusioni cinematografiche degli ultimi anni. Nonostante l’innegabile potenziale dell’universo narrativo ideato da J.K. Rowling e la regia affidata a un veterano come David Yates, il secondo capitolo della saga spin-off di Harry Potter fatica a trovare una direzione coerente, risultando nel complesso un’opera frammentata, confusa e priva del fascino che aveva caratterizzato le avventure del giovane mago di Hogwarts.
Uno dei principali talloni d’Achille del film è senza dubbio la sceneggiatura, firmata dalla stessa Rowling. Se da un lato infatti, è evidente l’ambizione di espandere la mitologia magica con nuovi personaggi, colpi di scena e sottotrame complesse, dall’altro l’eccessiva stratificazione narrativa finisce per appesantire il racconto. La trama procede per accumulo, intrecciando numerosi fili narrativi che raramente trovano un’armonica risoluzione, e si ha l’impressione che il film preferisca sollevare interrogativi piuttosto che rispondere a quelli già aperti, lasciando lo spettatore disorientato e privo di un punto di riferimento stabile. Più che un capitolo narrativo autonomo, I Crimini di Grindelwald appare come un lungo prologo, un ponte troppo fragile verso sviluppi futuri.
Anche sul fronte dei personaggi, la sceneggiatura mostra gravi carenze. Le figure introdotte e amate nel primo film, come Tina Goldstein, Queenie e Jacob, vengono relegate in ruoli secondari o trattate con superficialità. In particolare, la trasformazione di Queenie risulta forzata, poco coerente con quanto visto in precedenza, e lascia un retrogusto amaro. Newt Scamander, interpretato con la solita sensibilità da Eddie Redmayne, rimane intrappolato in una narrazione che lo vede più spettatore che protagonista, privo di un arco evolutivo realmente significativo, e l’attesissimo Albus Silente di Jude Law, pur affascinante e promettente, è ridotto a brevi apparizioni più funzionali al marketing che alla struttura narrativa.
Grave è anche l’assenza di quella magia emotiva che aveva fatto innamorare milioni di spettatori della saga originale. Le relazioni tra i personaggi appaiono abbozzate, la posta in gioco non viene mai davvero percepita come urgente o coinvolgente, e perfino le creature magiche, che dovrebbero rappresentare il cuore pulsante del franchise, sono relegate a fugaci comparsate, prive del peso simbolico e meraviglioso che ci si aspetterebbe da un titolo come Animali Fantastici. L’atmosfera fiabesca, ricca di stupore e mistero, cede il passo a un tono più cupo, politicizzato e, purtroppo, mal gestito.
Sul piano tematico, il film cerca di affrontare questioni importanti come il fanatismo, la propaganda, la paura dell’altro e la manipolazione ideologica. Tuttavia, questi spunti rimangono perlopiù superficiali, evocati ma mai davvero esplorati. Il personaggio di Gellert Grindelwald, interpretato con carisma e inquietante eleganza da Johnny Depp, rappresenta una delle poche note positive del film. Il suo magnetismo oscuro e la sua retorica seducente aprono spiragli su un antagonista potenzialmente memorabile, ma anche in questo caso, il confronto con Silente viene solo accennato, privando la storia di un conflitto centrale realmente potente.
Tecnicamente, il film si presenta con una confezione visiva raffinata: scenografie suggestive, costumi dettagliati, una Parigi magica e misteriosa che avrebbe potuto fungere da palcoscenico perfetto per una grande avventura. Tuttavia, l’eccellenza della produzione non basta a mascherare le carenze narrative, e anche nei momenti di maggiore tensione la regia fatica a trasmettere emozioni autentiche e le sequenze che dovrebbero colpire al cuore risultano prive di vero pathos.
La tanto discussa rivelazione finale, pensata come il grande colpo di scena del film, finisce invece per sollevare più interrogativi che emozioni, minando la coerenza interna della saga e generando un senso di spaesamento tra i fan più affezionati. Un twist narrativo che, anziché rafforzare la mitologia della serie, sembra indebolirla, aprendo dubbi difficili da sanare.
In sintesi, Animali Fantastici – I Crimini di Grindelwald è un film ambizioso ma mal calibrato, un’opera che tenta di costruire un affresco epico senza prima gettare solide fondamenta. Mancano una sceneggiatura coesa, un equilibrio tra personaggi e trama, e soprattutto l’incanto che dovrebbe essere il marchio di fabbrica dell’intero universo potteriano. Per una saga nata dalla meraviglia e dalla scoperta, questo secondo capitolo rappresenta un doloroso passo indietro. Resta solo da sperare che i prossimi episodi riescano a ritrovare la via della magia perduta.
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Emanuela Giuliani
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