La recensione dei primi tre episodi di Antonia, la nuova serie disponibile dal 4 marzo in esclusiva su Prime Video.
Antonia debutta in esclusiva su Prime Video lunedì 4 marzo: una nuova serie in 6 episodi diretta da Chiara Malta e ideata da Chiara Martegiani, anche coautrice della sceneggiatura insieme a Elisa Casseri e Carlotta Corradi. Il progetto nasce dall’esigenza personale della Martegiani di raccontare un momento delicato della propria vita: quella crisi d’identità che molti giovani attraversano intorno ai trent’anni, quando iniziano a interrogarsi su cosa vogliono davvero da sé stessi, dal lavoro e dalle relazioni.
Un bisogno profondo che, inaspettatamente, ha fatto emergere un altro tema centrale della serie: l’endometriosi, una malattia cronica e altamente invalidante di cui ancora oggi si parla troppo poco e la cui gravità viene spesso sottovalutata. La diagnosi è arrivata per la stessa Martegiani proprio durante il processo creativo della serie, offrendole lo spunto per dar vita al personaggio di Antonia, da lei stessa interpretato. Al suo fianco un cast di rilievo: Valerio Mastandrea – anche supervisore creativo del progetto – Barbara Chicchiarelli, Emanuele Linfatti, Leonardo Lidi e Chiara Caselli.
Antonia, la storia
Al centro della serie c’è Antonia, una giovane donna in fuga dal dolore e da sé stessa. Dopo aver lasciato la famiglia da adolescente, ha trovato un fragile equilibrio nella giungla urbana ed emotiva di Roma, dove può vivere senza dover dare troppe spiegazioni. Ma tutto cambia al suo 33° compleanno: litiga con tutti, perde il lavoro e finisce in ospedale, dove scopre di avere l’endometriosi. La malattia, senza che ne fosse consapevole, ha influenzato profondamente la sua vita. Inizia così per lei un percorso terapeutico, fatto di introspezione, incontri e momenti di scontro, che la porterà a conoscersi davvero, a smettere di fuggire e ad affrontare i nodi irrisolti del suo passato e delle sue relazioni.
“La messa in scena doveva essere lo sguardo di Antonia,” spiega la regista Chiara Malta. “Non è una serie girata interamente in soggettiva, ma tutto è un’emanazione del suo mondo interiore. L’ironia e la leggerezza dovevano attraversare ogni elemento: personaggi, situazioni, dialoghi. Abbiamo scelto un’estetica volutamente instabile, mettendo addirittura una pallina di spugna sotto la cinepresa per restituire questa costante oscillazione emotiva. Il formato anamorfico ci ha permesso di rappresentare un mondo vasto, dentro cui Antonia potesse accogliere – o respingere – le nuove persone che entrano nella sua vita. Volevamo una serie moderna, pop, dinamica, ma autentica.”
Antonia, che cos’è l’endometriosi?
L’endometriosi è una malattia cronica che colpisce circa tre milioni di donne in Italia, soprattutto in età fertile, ed è tra le principali cause di dolore pelvico e infertilità femminile. È provocata dalla presenza anomala della mucosa uterina (l’endometrio) al di fuori dell’utero, in sedi dove non dovrebbe trovarsi: ovaie, tube, peritoneo, vagina, intestino, vescica e, nei casi più gravi, anche in organi distanti come i polmoni. Questi tessuti, pur trovandosi fuori dall’utero, continuano a comportarsi come farebbero all’interno: si ispessiscono e sanguinano ad ogni ciclo mestruale, ma non potendo essere eliminati naturalmente, provocano infiammazioni croniche, aderenze, cisti ovariche (endometriomi) e dolori spesso debilitanti.
I sintomi possono essere estremamente invalidanti: mestruazioni molto dolorose (dismenorrea), dolori durante i rapporti sessuali (dispareunia), problemi intestinali, stanchezza cronica, emorragie anomale, difficoltà a rimanere incinta. Nonostante ciò, l’endometriosi viene ancora oggi diagnosticata con anni di ritardo – in media dai 7 ai 9 anni – a causa della normalizzazione del dolore mestruale, di una scarsa formazione dei professionisti e di pregiudizi culturali che tendono a minimizzare la sofferenza femminile.
Non esiste una cura definitiva: le terapie attuali mirano a gestire i sintomi attraverso farmaci ormonali, antidolorifici o, nei casi più gravi, interventi chirurgici. Ma la malattia può avere un impatto devastante non solo sul piano fisico, ma anche psicologico e sociale, influenzando profondamente la qualità della vita, il lavoro, la sessualità, i rapporti familiari e di coppia.
Antonia, una serie che rompe il silenzio sull’endometriosi e sulla crisi dei trent’anni
Antonia affronta il tema dell’endometriosi con grande sensibilità, equilibrio e ironia, offrendo un punto di vista autentico e coinvolgente. Il racconto non si limita a mostrare la sofferenza, ma la inserisce in un contesto più ampio, fatto di domande esistenziali, ricerca di sé, desiderio di liberazione. La scelta di includere personaggi maschili non stereotipati, come il compagno interpretato da Valerio Mastandrea – presente e partecipe ma non invadente – contribuisce a rendere la narrazione più inclusiva, capace di coinvolgere anche il pubblico maschile e stimolare una riflessione collettiva su una condizione ancora troppo ignorata.
La serie mostra con efficacia le difficoltà quotidiane che una donna affetta da endometriosi può affrontare: l’ansia che il dolore arrivi all’improvviso, l’imbarazzo per eventuali macchie sugli abiti, la paura di sentirsi giudicata per il proprio aspetto o per i limiti fisici imposti dalla malattia, la frustrazione per non riuscire a “reggere” un ritmo lavorativo normale, la sensazione di doversi giustificare costantemente. Tutti aspetti che molte donne imparano a nascondere, spesso col sorriso, per non sentirsi “esagerate”, “fragili”, “inadeguate”.
Ma la verità è che non c’è nulla da controllare. C’è solo la necessità – e il diritto – di prendersi cura di sé, di poterne parlare, di non sentirsi sbagliate. Serve abbattere il tabù del dolore femminile e rifiutare l’idea che una donna abbia valore solo se è in grado di procreare. Antonia affronta anche questo aspetto con coraggio, mostrando come la maternità, pur essendo talvolta considerata un possibile “rimedio” all’endometriosi, non possa essere l’unico orizzonte possibile per la realizzazione di una donna.
Antonia è un racconto sincero, che parla di crisi, di rinascita, di relazioni complesse, senza mai indulgere nella commiserazione. È una narrazione autentica, viva, a tratti spigolosa, ma capace di toccare corde profonde senza cadere nella retorica. Una serie che mette in discussione pregiudizi, che apre un dialogo necessario sulla salute femminile e che, attraverso la storia di una donna, parla a tutti: donne, uomini, giovani e adulti. Perché il dolore non deve mai essere invisibile, e il cambiamento comincia anche dal racconto.
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Emanuela Giuliani
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