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Ballerina, la recensione: un nuovo passo nell’universo di John Wick dalla fragile identità

Ballerina, la recensione dello spin-off dell’universo di John Wick dalla fragile identità che intrattiene ma non sorprende.

Dopo anni di sviluppo e una lavorazione travagliata, iniziata nel 2017, Ballerina, spin-off della celebre saga di John Wick, arriva finalmente nei cinema italiani il 12 giugno, distribuito da 01 Distribution.

Diretto da Len Wiseman, già noto per aver plasmato immaginari d’azione come Underworld e Die Hard – Vivere o morire, Ballerina, scelto come film d’apertura del 71° Festival di Taormina, ha come intento quello di espandere l’universo narrativo del franchise, offrendo una nuova prospettiva e introducendo una protagonista femminile in un mondo dominato da regole ferree.

La sceneggiatura è firmata da Shay Hatten, autore già coinvolto nella saga di John Wick e collaboratore di Zack Snyder per Army of the Dead, e la storia si colloca tra il terzo (Parabellum) e il quarto capitolo della saga madre.

Il viaggio di Eve: tra dolore e rinascita

In Ballerina Eve Macarro, interpretata da Ana de Armas, è una giovane assassina cresciuta all’interno della spietata Ruska Roma guidata dalla carismatica Direttrice dal volto di Anjelica Huston. Forgiata nel dolore della perdita e dell’addestramento, Eve da bambina ha infatti assistito all’omicidio del padre, ucciso davanti ai suoi occhi da una misteriosa setta guidata da uomo chiamato Cancelliere (Gabriel Byrne), la cui intenzione era rapirla per trasformarla in un loro soldato.

Ma Eve, orfana e priva di legami viene condotta da Winston (Ian McShane), il direttore del Continental di New York, che intravede in lei non solo una sopravvissuta bensì un potenziale da plasmare, alla Ruska Roma, dove cresce secondo un codice fatto di disciplina, dolore e totale spirito di sacrificio, emergendo come una delle assassine più promettenti e determinate.

Tuttavia, i fantasmi del passato non l’hanno mai abbandonata, e il suo addestramento non ha spento la memoria né placato il bisogno di risposte, né la sua sete di vendetta e ricerca di identità. Eve così da strumento diventa protagonista, da pedina una minaccia, e quando la sua furia comincia a destabilizzare l’equilibrio tra le organizzazioni, la Direttrice richiama in scena John Wick, il leggendario “Baba Yaga”, con il compito di fermarla prima che la ribellione si trasformi in guerra.

Un confronto-scontro il loro non tra due assassini, ma tra due anime lacerate dalla perdita e che narrativamente se da un lato rappresenta l’apice segnando l’ingresso simbolico nel franchise, dall’altro è un limite a causa di un approccio che non osa e forse troppo prudente all’interno di un viaggio, cuore pulsante del film, di rinascita e consapevolezza. Un percorso quello  di Eve che oscilla tra vendetta e vulnerabilità, tra ciò che è diventata e ciò che avrebbe potuto essere, in cui ogni colpo equivale a una ferita che si riapre, e ogni risposta porta con sé nuove domande.

Una storia che intrattiene, ma dall’identità fragile che non sorprende

Diretto  da Len Wiseman e scritto da Shay Hatten, Ballerina senza alcun dubbio convince e seduce visivamente: le sequenze d’azione sono coreografate e studiate con tale precisione da assumere le sembianze di una danza; la fotografia alterna luci fredde e ombre drammatiche; e lo spazio viene modellato in modo da richiamare l’estetica già consolidata dell’universo di John Wick.

Ciò nonostante, sotto questa superficie elegante e curata, il film rivela una scrittura che fatica a sostenere il peso delle proprie ambizioni. Il ritmo narrativo risulta effettivamente incoerente, con passaggi troppo rapidi alternati a sequenze eccessivamente dilatate che ne spezzano la tensione e ne compromettono il coinvolgimento, ed Eve Macarro, pur interpretata con tenacia da Ana de Armas, non riesce a imporsi con la forza carismatica necessaria a sorreggere l’intero racconto, con il suo conflitto interiore che, pur presente, rimane spesso solo accennato più che esplorato, abbozzato più che approfondito.

Contesto in cui la presenza di volti familiari come Winston (Ian McShane), Charon (Lance Reddick, in una delle sue ultime e più commoventi apparizioni) e John Wick (Keanu Reeves) offre da un lato un senso di continuità e riconoscibilità, ma dall’altro limita l’autonomia del film, che non riesce a liberarsi dal retaggio del franchise per esplorare nuove strade ancorando Ballerina a un’identità derivativa, incapace di emanciparsi dal mito originario per costruirne uno proprio.

L’equilibrio tra spin-off e prosecuzione non viene mai pienamente raggiunto, e il film resta sospeso in una sorta di limbo tra il necessario e il superfluo, tra l’omaggio e il déjà-vu, poichè laddove ci si aspettava una voce fresca, capace di spostare l’asse della saga verso nuovi orizzonti, soprattutto sul piano della rappresentazione femminile in un universo dominato da figure maschili, Ballerina si limita a replicare formule già collaudate, senza aggiungere davvero qualcosa di originale o innovativo.

Un film i definitiva che si accontenta di intrattenere senza mai osare e stupire davvero fino in fondo, formalmente solida, ricca di azione e coerenza stilistica, che però manca di quella forza narrativa e identitaria che le avrebbe permesso di segnare una svolta nel franchise. Una storia che danza sul filo teso tra estetica e contenuto, ma senza mai trovare il coraggio di spiccare un vero salto, con una protagonista affascinante ma ancora acerba che non riesce a imprimersi nella memoria. Un altro tassello dunque nell’universo di John Wick, utile più a mantenere viva la saga che ad arricchirla davvero.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

6


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