Barbie, la recensione del pungente e brillante live-acion di Greta Gerwig

Al cinema dal 20 luglio con Watner Bros. Pictures Barbie, il live-action di Greta Gerwig di cui vi presentiamo la nostra recensione

E finalmente è arrivato il giorno di Barbie. Il film diretto da Greta Gerwig, innegabilmente tra i più attesi assieme a Oppenheimer di Christopher Nolan, debutta il 20 luglio nelle sale italiane distribuito da Warner Pictures con il suo pesante carico di aspettative, curiosità e timori. Perplessità ovviamente legate al rischio di una visione deludente e vuota, ma fortunatamente non è questo il caso. Il live-action infatti, con il suo caleidostopico vortice di vivaci colori, frizzante ritmo, intelligente ironia, tagliente satira e citazioni, che vanno da 2001: Odissea nello Spazio a Justice League, conquista, coinvolge, diverte e fa riflettere.

Barbie, la creazione dell’iconica bambola

Margot Robbie in Barbie

Nel marzo del 1959, alla Fiera americana del giocattolo di New York venne presentata una bambola che avrebbe cambiato per sempre il volto dell’industria e che, ancora oggi, fa divertire i bambini di tutto il mondo. Creata dalla cofondatrice di Mattel, Ruth Handler, Barbie era una bambola adulta dalle forme sinuose di ventotto centimetri, in plastica, una rivoluzione nell’industria delle bambole, che fino a quel momento aveva prodotto solo bambolotti per bambini.

La Barbie, o per usare il suo nome completo, Barbara Millicent Roberts, prendeva il nome dalla figlia della Handler, Barbara, e si ispirava alla bambola tedesca Bild Lilli, di cui la Handler aveva acquistato i diritti. Quando fu lanciata negli Stati Uniti, era l’unica bambola adulta in produzione e andò a sfidare l’idea cementata secondo cui tutte le bambine volevano solo essere madri, offrendo loro quindi bambole da accudire. Barbie ha rivoluzionato tutto questo: è diventata un’aspirazione e un’ispirazione, e si è rapidamente rivelata un successo non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. A distanza di oltre 60 anni, Barbie è ancora popolare come non mai: è infatti la bambola più venduta al mondo. Talvolta controversa ma sempre amata, Barbie fa parte della nostra storia condivisa, ed è semplicemente un’icona culturale.

Barbie, la trama

Margot Robbie in Barbie

Ambientato nell’immaginaria e brillante Barbieland, la perfetta felice e ‘per sempre’ esistenza dei vari Barbie e Ken viene improvvisamente scossa nel momento in cui la mente di Barbie Stereotipo, interpretata da Margot Robbie, viene irrimediabilmente turbata da pensieri sulla morte. Pensieri tanto forti da farle mettere in dubbio se stessa e la propria esistenza rendendola ‘imperfetta’. Barbie, per cercare di porre rimedio alla sua crisi, lascia quel luogo magico per il mondo reale accompagnata dal fedele Ken, dal volto di Ryan Gosling il quale si mette in gioco senza alcuna esitazione e senza risparmiarsi. Un viaggio che cambierà profondamente non solo loro, bensì entrambi i mondi.

Barbie, la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?

Margot Robbie in Barbie

Scritto dalla stessa Gerwig (Lady Bird, Piccole Donne) assieme a Noah Baumbach, suo compagno anche nella vita reale, Barbie soddisfa ogni aspettativa affrontando, con la giusta pungente attenzione, complesse e spinose tematiche senza scivolare da un lato nel ridicolo e dall’altro in una noiosa monotona retorica, il cui confine è estremamente labile.

Dal rapporto madre-figlia alla crescita, dalla ricerca dell’identità alla posizione e considerazione della donna nella società e, soprattutto, al patriarcato. Un’analisi accurata e arguta, una ricchezza di contenuti che parte dalla profonda influenza, sia negativa che positiva, che la celebre bambola Mattel continua ad esercitare. Spogliandola della sua apparente e stratificata superficialità, la Gerwig porta quindi alla luce il fin ora celato significato racchiuso in Barbie, da troppo tempo non compreso o, forse, semplicemente ignorato.

Se è vero che l’infanzia termina nel momento in cui acquisiamo la consapevolezza della vita e della morte, è altrettanto vero che non possiamo permettere alle emozioni e ai sentimenti, che tengono ben ancora i piedi a terra, di annientare la volontà di reagire, spazzando via quella parte infantile che porta ognuno di noi a non smettere di sognare e dal ‘tutto è possibile’. Si tratta di quella sana leggerezza che non solo spinge a lottare al fine di raggiungere gli obiettivi prefissateci, bensì ci scherma in parte dalle critiche, o meglio offese, che la società rivolge in virtù di una perfezione inesistente.  Un canone estetico e interiore che convince ognuno di noi di non essere ‘giusto’, con la conseguente rassegnazione del nostro essere, il divieto di espressione e la condanna della nostra identità.

Una prigione invisibile in cui la nostra anima viene chiusa e creata da una società che, come la Gerwig rappresenta e spiega intelligentemente senza inutili e ambigue metafore, relega la donna in un angolo. Una società patriarcale convinta di ingannare la figura femminile adulandola con false lusinghe e con posizioni di lavoro che la umiliano facendola sentire inferiore. Una società patriarcale che sbandiera il rispetto per le donne ma che in realtà le esclude rivelando tutta la propria fragilità e, per alcuni aspetti, incompetenza che implode a causa di un illusorio e smisurato ego.

Una sicurezza che trabocca di debolezza nel credersi più astuti e la cui unione, solidarietà e forza fa acqua da tutte le parti che finisce per sgretolarsi come un castello di sabbia alla prima incertezza.

Barbie, nessuno perfetto

Margot Robbie in Barbie

Ciò che Barbie ribadisce, oltre al non rassegnarsi e piegarsi alle sciocche e insensate richieste della società, è per l’appunto che nessuno è perfetto, e questo perché come detto, la perfezione non esiste e non sono di certo gli altri a stabilirlo. Barbie e Ken toccando con mano il mondo reale, le emozioni, la rabbia, la gioia, la tristezza, la delusione, la felicità, capiscono che ognuno di loro è giusto così come è, non c’è bisogno di forzare la natura. Se ci sentiamo bene con noi stessi, ci vediamo e vogliamo bene così come siamo, allora anche chi ci è attorno ci vedrà in quel modo. La scelta è solo nostra e di nessun altro.

Chi, come e dove vogliamo essere, dipende solo da noi. Nessuno dipende da qualcun altro. Ken, uomo nella norma e non maschio alfa (cosa che probabilmente a molti uomini non piacerà) in ogni caso non dipende ed esiste in funzione di Barbie, viceversa Barbie non dipende ed esiste in funzione di Ken ed è questa l’indipendenza che ci rende unici e influenza positivamente il resto della nostra esistenza e i nostri rapporti familiari e non solo. Un arco evolutivo il cui punto di arrivo in realtà è una partenza in cui si cresce vivendo a pieno con il sorriso e quel pizzico di spensieratezza di Barbie e Ken, poiché questo riguarda uomini e donne, accettando ogni sfumatura e amando ogni unica imperfezione.

La domanda non è cosa vogliono gli altri, ma cosa vuoi tu da te stessa/o.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

8


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