Blue Moon di Richard Linklater racconta Lorenz Hart, la rottura con Rodgers e una notte immaginata di rimpianti, lettere e musica.
Con Blue Moon, Robert Kaplow immagina le ferite lasciate dalla fine della storica collaborazione tra Lorenz Hart e Richard Rodgers, raccontando l’impatto umano e creativo di quella separazione sul celebre paroliere.
Il film è il secondo titolo di un doppio programma nostalgico diretto quest’anno da Richard Linklater, che ha presentato anche Nouvelle Vague, la sua istantanea sulla realizzazione del classico della Nouvelle Vague francese di Jean-Luc Godard Fino all’ultimo respiro.
In Blue Moon, Ethan Hawke interpreta Hart, alle prese con problemi di salute mentale e un crescente alcolismo, mentre si prepara a trascorrere la serata inaugurale del 1943 di Oklahoma! al bar del Sardi’s. Lo spettacolo segna la prima collaborazione del suo ex socio Richard Rodgers con il nuovo partner Oscar Hammerstein. La vicenda si svolge dunque sullo sfondo del grande successo che Hart osserva da lontano, escluso dal trionfo di ciò che aveva contribuito a creare.
L’idea del film era in lavorazione da oltre dieci anni, da quando Kaplow aveva inviato a Linklater una prima bozza della sceneggiatura. I due avevano già collaborato in precedenza in Io e Orson Welles (2008), altro film in costume ambientato a Broadway. Per Blue Moon, Kaplow ha costruito il cuore del racconto a partire da una serie di lettere scambiate tra Hart e una studentessa di Yale mai identificata, di nome Elizabeth.
Da quelle lettere prende forma l’ossatura stessa della sceneggiatura, che grazie a Deadline potete leggere qui: BLUE MOON, e che Kaplow utilizza non come ricostruzione biografica, ma come punto di partenza per un esercizio di immaginazione emotiva. Le domande: “E se si fossero incontrati?” “E se Hart l’avesse amata?”, diventano il motore drammaturgico del film, aprendo uno spazio di possibilità in cui la realtà storica si intreccia con l’ipotesi narrativa.
La scrittura esplora così un incontro mai avvenuto come se fosse l’ultima occasione di Hart per riscrivere il proprio destino sentimentale, trasformando una corrispondenza frammentaria in un dialogo vivo, carico di desiderio, rimpianto e ironia. In questo modo la sceneggiatura costruisce un ritratto intimo del paroliere, sospeso tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere, e fa della finzione un mezzo per indagare le ferite lasciate dall’abbandono artistico e umano di Rodgers.

L’azione è ambientata in un unico luogo — il bar del Sardi’s, celebre ristorante del quartiere dei teatri di New York — rafforzando il ritratto di un uomo che sente la cultura che ha contribuito a creare scivolargli via, mentre cerca un ultimo barlume di felicità in una giovane donna che forse ha amato.
Margaret Qualley interpreta Elizabeth, Andrew Scott veste i panni di Richard Rodgers (ruolo che gli è valso l’Orso d’Argento come miglior attore non protagonista al Festival di Berlino, dove il film è stato presentato in anteprima), mentre Bobby Cannavale interpreta Eddie, il fedele barista del Sardi’s. Hawke e Scott hanno entrambi ricevuto nomination ai Gotham Awards; Hawke è stato inoltre candidato come miglior attore e il film come miglior film ai Golden Globes.
“È uno storico, è un romantico, ama davvero immergersi in questi momenti del passato”, dice Linklater parlando di Kaplow. Ha definito il film risultante “un’idea folle e perversa: raccontare il trionfo di un musical di enorme successo (Oklahoma!) ma visto attraverso gli occhi del vecchio paroliere”.
La sceneggiatura è stata riconosciuta come la migliore dell’anno dai gruppi di critici cinematografici di Chicago e St. Louis. Linklater ha dichiarato che lui e Kaplow — e successivamente Hawke, che all’epoca era troppo giovane per interpretare Hart — si sono trovati affini perché sono “uomini di un altro decennio”.






