paola cortellesi in c'è ancora domani

C’è ancora domani, la recensione: un debutto che illumina il passato e interroga il presente

C’è Ancora Domani è un’intensa storia di resilienza femminile nel dopoguerra, tra oppressione, risveglio e speranza di Paola Cortellesi.

Con C’è Ancora Domani, Paola Cortellesi esordisce alla regia con un film capace di sorprendere per sensibilità, intensità e precisione. Non è solo la storia di una donna o di un’epoca: è un ritratto vivido di un’Italia ferita dalla guerra e allo stesso tempo desiderosa di rinascita, raccontato con uno sguardo attento e mai banale.

La protagonista, Delia, è il fulcro emotivo del film: una donna costretta in ruoli che non ha scelto, intrappolata in un matrimonio segnato dalla violenza e da imposizioni familiari, eppure capace di trovare nella quotidianità spazi di forza e resistenza. Il film non si limita a mostrare la sofferenza: sa far sentire lo spettatore dentro le emozioni dei personaggi, grazie a un bianco e nero che amplifica contrasti, tensioni e poesia, e a inquadrature studiate che raccontano tutto ciò che resta non detto.

Quello che sorprende è come la Cortellesi intrecci la dimensione personale e quella collettiva: un gesto piccolo, una lettera inattesa, diventano il simbolo di un risveglio che parla di emancipazione, coraggio e solidarietà femminile. La regia, la sceneggiatura e le interpretazioni degli attori rendono ogni scena intensa, credibile e toccante, trasformando una storia d’epoca in un racconto universale, ancora capace di parlare al presente.

Tra silenzi e coraggio: la lotta quotidiana delle donne

C’è Ancora Domani immerge lo spettatore in un’Italia appena uscita dalla guerra, con città ancora segnate dalla distruzione e famiglie impegnate a ricostruire vite fragili. La vicenda si colloca in un periodo in cui le donne cominciano a essere al centro della storia, pronte a esercitare per la prima volta il diritto di voto. Tuttavia, il film mostra come questa conquista civile non basti a dissolvere le radici profonde del patriarcato, né a liberare desideri e autonomie soffocati dai ruoli tradizionali.

Delia rappresenta il punto di vista intimo e dolorosamente reale di questa epoca. Moglie devota e madre instancabile, la sua presenza silenziosa in una casa che sembra inghiottirla incarna la fatica invisibile di molte donne del tempo. Sotto questa apparente immobilità, però, emergono pensieri, desideri e piccole ribellioni che cercano uno spazio per affermarsi, come luce tra le crepe di un muro. Il film mette in luce come la forza femminile si manifesti spesso nei gesti quotidiani: nelle chiacchiere tra vicine, nella complicità silenziosa, negli spazi domestici apparentemente insignificanti in cui le donne riescono a trovare respiro e una propria voce.

La svolta narrativa arriva con una lettera, semplice eppure detonante. Per Delia, questo messaggio segna l’inizio di un percorso di consapevolezza che va oltre la sua storia personale, diventando simbolo di risveglio collettivo e di coraggio quotidiano. C’è Ancora Domani affronta senza retorica le dinamiche di potere: violenza domestica, sensi di colpa interiorizzati, paure tramandate di generazione in generazione mostrano quanto emancipazione e cambiamento richiedano tempo, determinazione e un coraggio spesso invisibile ma concreto.

La resa visiva del film amplifica ulteriormente questi temi. La Roma del dopoguerra diventa un luogo sospeso tra durezza e poesia, dove ogni strada e ogni cortile raccontano una storia interiore. Il bianco e nero non è solo un richiamo al neorealismo o un omaggio a icone come Anna Magnani: diventa un linguaggio capace di restituire contrasti, tensioni e fragilità dei personaggi. Ogni ombra è ferita, ogni luce uno spiraglio di speranza, e lo spettatore percepisce di muoversi nel cuore stesso delle vite rappresentate.

I personaggi completano un ritratto intenso e complesso: Delia (Paola Cortellesi), trattenuta eppure potente, ne costituisce il cuore emotivo; Ivano (Valerio Mastandrea), fragile e lontano dai cliché, incarna la violenza del controllo maschile alimentata dalla paura; Marisa (Emanuela Fanelli), con leggerezza e calore, riesce a interrompere la tensione, mentre Nino (Vinicio Marchioni) porta sulle spalle il peso delle occasioni perdute. Attraverso di loro, si percepisce con chiarezza la complessità dei rapporti sociali e familiari, ma anche l’universalità delle emozioni e dei conflitti, mostrando come certe dinamiche restino riconoscibili ancora oggi.

C’è Ancora Domani non si limita a raccontare una storia: si configura come una testimonianza di resistenza quotidiana, un racconto di desideri che non si arrendono e di coraggio costruito passo dopo passo. Il film mostra come la libertà possa nascere dai piccoli gesti silenziosi che, sommati, diventano una vera e propria rivoluzione.

Un domani che si costruisce nel silenzio e nella luce

C’è Ancora Domani lascia lo spettatore con la sensazione che il cambiamento nasca nei gesti più piccoli, nella resistenza quotidiana e nel coraggio personale. Racconta le rivoluzioni intime delle donne, quelle che, anche silenziose, diventano universali.

Pur ambientato nel passato, il film parla al presente con limpida intensità: le vicende delle donne non sono marginali, ma fondamentali per capire chi siamo e chi scegliamo di diventare. Con questo esordio, Paola Cortellesi si afferma come regista sensibile e visionaria, capace di trasformare una storia intima in un atto politico e poetico.

C’è Ancora Domani è una carezza e un pugno allo stesso tempo: un invito a riconoscere la violenza, a rompere i silenzi e a credere che il cambiamento esista. Tra ombre persistenti e squarci di luce, il film lascia un messaggio chiaro: il futuro non arriva da sé, ma si costruisce ogni giorno, un passo dopo l’altro, con piccoli gesti di coraggio che possono davvero fare la differenza.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

8


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