immagine e sceneggiatura film civil war

Civil War, la sceneggiatura del film di Alex Garland

La sceneggiatura completa di Civil War, il film scritto e diretto da Alex Garland che immagina l’implosione degli Stat Uniti.

Uscito nelle sale italiane il 18 aprile 2024 con 01 Distribution, Civil War, scritto e diretto da Alex Garland, è una riflessione cupa, disturbante e quanto mai attuale sulla fragilità strutturale della democrazia americana. Dopo aver affrontato temi come l’intelligenza artificiale in Ex Machina, la mutazione dell’identità in Annientamento, e le distorsioni della mascolinità tossica in Men, Garland firma qui il suo progetto più ambizioso e politicamente esplicito.

Ambientato in un futuro prossimo e verosimile, Civil War ritrae un’America sull’orlo del collasso, sventrata da un conflitto interno che ha trasformato il Paese in un mosaico di rovine e territori contesi. Il governo federale, ridotto a un’entità assediata, è arroccato a Washington, mentre le alleanze tra Stati sono crollate e il potere viene spartito tra fazioni armate in lotta. In questo panorama desolato, la narrazione si concentra su un gruppo di giornalisti: la veterana e disillusa reporter Lee, la giovane e idealista fotografa Jessie, e altri membri della squadra che li accompagna in un viaggio disperato attraverso il cuore fratturato del paese. Il loro obiettivo: documentare gli orrori del conflitto e raggiungere il Presidente per una potenziale, ultima intervista.

La sceneggiatura di Garland, che potete leggere qui: CIVIL WAR, si articola in una struttura ibrida, che fonde il linguaggio del road movie con la tensione del thriller politico e l’urgenza emotiva del film bellico. Il loro percorso si trasforma in una traversata attraverso territori devastati, segnati da improvvisi focolai di violenza, checkpoint minacciosi, campi profughi improvvisati e città fantasma. Ogni tappa del viaggio è uno specchio delle conseguenze della guerra civile: lacerazioni sociali, paura endemica, assenza di regole e perdita totale della fiducia.

sceneggiatura civil war

Uno degli elementi più notevoli della sceneggiatura è l’assoluta assenza di una morale univoca, Garland evita con precisione di indicare “buoni” e “cattivi”: ogni fazione è ambigua, ogni alleanza temporanea. L’indecifrabilità morale che permea il racconto diventa una scelta narrativa potente, e i dialoghi sono ridotti all’essenziale, tesi come corde pronte a spezzarsi, e spesso cedono il passo a silenzi densi, nei quali la vera narrazione è affidata alle immagini: i volti stanchi dei personaggi, le strade devastate, l’obiettivo della macchina fotografica di Jessie che inquadra, incornicia e fissa l’orrore.

Garland concentra la narrazione sul punto di vista dei giornalisti, rendendoli testimoni silenziosi ma partecipi, specchi dell’incertezza e della confusione etica che circonda il conflitto. Il tema della testimonianza attraversa tutto il film: cosa significa documentare senza intervenire? Dove si colloca il confine tra cronaca e complicità? La sceneggiatura si muove sul filo teso del trauma, dell’esposizione continua all’atrocità, interrogando il ruolo dell’informazione nei momenti di massima crisi.

In Civil War, Garland dimostra ancora una volta una straordinaria capacità di fondere il cinema di genere con la riflessione sociale e politica in cui ne emerge un film teso, spoglio di retorica, in cui ogni scena è intessuta di urgenza e disincanto. Non è soltanto un film di guerra, ma un grido d’allarme: un atto d’accusa contro l’indifferenza, e un lucido monito sul prezzo della disgregazione politica e dell’estremismo dilagante. Una parabola disturbante, che ci osserva dallo specchio del futuro prossimo e ci costringe a guardare in faccia le crepe già presenti nel nostro presente.


Pubblicato

in

da

Tag: