Cocaine – La vera storia di White Boy Rick, la recensione: una storia di speranza, corruzione e tragica disillusione

La recensione: COCAINE – LA VERA STORIA DI WHITE BOY RICK, una storia di speranza, corruzione e tragica disillusione.

Basato su eventi realmente accaduti, “COCAINE – LA VERA STORIA DI WHITE BOY RICK” è un film che cattura e trascina lo spettatore nelle viscere di una Detroit degli anni ’80, una città dominata dalla corruzione e dalla diffusione del crack. Il regista Yann Demange, coadiuvato dagli sceneggiatori Andy Weiss, Logan e Noah Miller, dipinge un quadro cupo e inquietante, dove il confine tra bene e male diventa sempre più sottile e sfumato. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Telluride e ha partecipato a numerosi festival internazionali, tra cui il prestigioso Festival Internazionale del Film di Toronto.

Al centro della vicenda c’è Richard Wershe Jr., noto come White Boy Rick, un quattordicenne che, in un contesto di povertà e disperazione, si trova coinvolto in una spirale di eventi che lo porta a diventare prima il più giovane informatore della polizia federale, e successivamente uno dei principali spacciatori di droga di Detroit. La sua parabola tragica culminerà con l’arresto e la condanna all’ergastolo nel 1987, quando viene trovato in possesso di ben 8 kg di cocaina.

A dare vita al padre di Rick, Richard Wershe Sr., è Matthew McConaughey, vincitore del premio Oscar® nel 2014 per la sua straordinaria interpretazione in Dallas Buyers Club. McConaughey, noto per la sua capacità di immergersi nei ruoli più complessi, si dimostra ancora una volta perfetto nel rappresentare il padre di un giovane coinvolto in una lotta per la sopravvivenza. Nel cast troviamo anche Bel Powley, Jennifer Jason Leigh e Bruce Dern, che arricchiscono ulteriormente la narrazione con le loro performance intensamente emotive.

Nel ruolo di White Boy Rick, troviamo Richie Merritt, un giovane attore di Baltimora che debutta nel mondo del cinema con questo film. La sua scelta è avvenuta dopo un casting nazionale lanciato dal regista Demange, e Merritt riesce a portare sullo schermo una performance straordinariamente convincente, nonostante fosse alla sua prima esperienza cinematografica.

Dal punto di vista stilistico, COCAINE: LA VERA STORIA DI WHITE BOY RICK si distingue per una rappresentazione dinamica e coinvolgente della Detroit degli anni ’80. Il film, scandito dalle musiche e dai colori tipici dell’epoca, porta in scena il degrado di una città e dei suoi abitanti, ma anche i luoghi di svago e di spaccio che caratterizzano la realtà di quel periodo. La narrazione è rapida e concisa, non indulgendo mai nel superfluo, ma piuttosto concentrandosi sugli eventi chiave della vita di Rick. La trama si sviluppa con un ritmo serrato, che non lascia mai spazio alla noia e riesce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore fino alla fine.

Il film non scivola mai nel melodramma, ma mostra in modo chiaro e lineare il percorso di Rick, la sua precaria situazione e i fragili equilibri familiari che lo accompagnano. Il rapporto con il padre, la sorella tossicodipendente e il conflitto con la figura paterna sono temi esplorati con grande sensibilità, senza mai risultare eccessivamente drammatici. La bellezza della pellicola risiede nella sua capacità di far riflettere, anche dopo la visione, sulle scelte dei protagonisti e sulle circostanze che li hanno spinti a intraprendere percorsi autodistruttivi.

COCAINE – LA VERA STORIA DI WHITE BOY RICK, nelle sale cinematografiche a partire dal 7 marzo, distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia, è un film che, pur raccontando una storia estremamente tragica, riesce a colpire per la sua sincerità e l’autenticità dei suoi personaggi. Una riflessione sul sogno americano, sulle sue contraddizioni e sulla fragilità dell’essere umano, che trova nella storia di White Boy Rick una delle sue espressioni più potenti.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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