Corro da te: l’ironia e l’autoironia del film di Riccardo Milani con Pierfrancesco Favino e Miriam Leone – Incontro Stampa

“Corro da te”: l’ironia e l’autoironia del film di Riccardo Milani con Pierfrancesco Favino e Miriam Leone – Incontro Stampa

Basato sul film di Franck Dubosc “Tout le Monde Debout”, “Corro da te”, il nuovo film diretto da Riccardo Milani e scritto da quest’ultimo assieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda, arriva al cinema il 17 marzo distribuito da Vision Distribution in 500 copie.

Una versione quella del regista de “La guerra degli Antò” e “Come un Gatto in Tangenziale”, in cui a tener banco sono gli inganni. Equivoci il cui pungente e schietto sarcasmo rende la visione di questa commedia, nonostante i luoghi comuni, piacevole e divertente, affrontando il delicato tema della disabilità in modo alquanto graffiante attraverso l’ironia e l’autoironia.

“Ciò che cerco di fare da sempre, è di raccontare i lati peggiori del paese” – afferma Riccardo Milani presente all’Incontro Stampa con gli sceneggiatori e i protagonisti – “Lati in questo caso incarnati da un uomo che potrebbe essere il peggiore italiano possibile, con la sopita speranza che in qualche parte della sua testa e del suo corpo, così come in tutti coloro che rappresenta, ci sia una sacca di positività e in questo caso, c’è una persona che riesce a tirargliela fuori, ovvero il personaggio di Chiara, che lo porta a fare un bel giro e lo rende leggermene diverso” – prosegue parlando della tematica trattata – “Non mi sono posto alcun parametro, poi il buonismo e il pietismo sono due termini con i quali non faccio mai pace, secondo me da qualche anno si usano entrambi con disprezzo con il risultato di essere tutti molto più cattivi. Questo film cerca semplicemente di raccontare qualcosa che c’è nel nostro paese, un’umanità che fa finta che non ce ne sia un’altra, e come dicevo prima, nonostante io cerchi di metterne in luce gli aspetti peggiori e abbia ricevuto e continui a ricevere tante delusioni, spero sempre che ci sia una possibilità, una sacca per l’appunto dove andare a pescare. Ho cercato di dare vita ad una messa in scena credibile, e l’aiuto dei ragazzi disabili è stato enorme ed importantissimo. Fin dai primi giorni di preparazione sul set, hanno sempre avuto una feroce ironia nei confronti di loro stessi, si sono sempre descritti per come sono, cosa che ci è servito a perdere qualsiasi freno o muro, permettendoci di stare sereni ed onesti.”

“Il lavoro più grande è stato quello dell’adattamento” – svela lo sceneggiatore Furio Andreotti“E’ stato molto divertente e interessante, e in particolare ci siamo basati sulla comicità, dal momento che noi abbiamo un altro modo di ridere, focalizzandoci sul cinismo del personaggio” – spiega “Pierfrancesco non si è spaventato di questo, anzi ne voleva di più. E’ stato un privilegio, così come lo è stata l’intuizione di Riccardo di aggiungere la figura interpretata da Piera degli Esposti. Un obiettivo importante oltre che molto divertente, su cui lavoriamo da anni insieme a Giulia e Riccardo.”

“Noi scriviamo da tanto tempo insieme a Riccardo, siamo una famiglia, e sapere l’attore per cui stai scrivendo è un grande privilegio” – aggiunge la sceneggiatrice Giulia Calenda“Sapevamo di avere Pierfrancesco e Miriam, e l’adattamento lo abbiamo scritto per loro. La nostra regola quando scriviamo per la commedia, genere che io amo più di tutti, è sempre la stessa, ovvero di allontanarsi dal pietismo e della retorica, e penso che funzioni. La nostra commedia affronta dei temi gravissimi ma con le dovute distanze dalla lacrima, se così si può dire.”

 

Bello, sportivo, single incallito e seduttore seriale, Gianni (Pierfrancesco Favino) è un quasi cinquantenne in carriera a capo di un importante brand di scarpe da running che vanta tra i suoi testimonial i più grandi atleti del momento. Disposto a tutto pur di conquistare la giovane donna di turno, per una serie di circostanze arriva a fingere di essere costretto su una sedia a rotelle – questa volta puntando tutto sulla pietà, per lui l’unico sentimento che è possibile provare nei confronti di un disabile. Ma quando incontra Chiara, (Miriam Leone), una donna solare e dinamica, musicista per lavoro e tennista per passione nonostante l’incidente che l’ha resa paraplegica, inizia a provare per lei tutt’altro tipo di sentimenti.  Attraverso lei e i suoi amici, sportivi e vitali almeno quanto lei, Gianni non potrà far altro che cambiare prospettiva su molte cose: la vita, l’amore, la disabilità in sé. Imparerà che l’unico vero handicap è l’assenza di forza d’animo, per ritrovarsi infine totalmente cambiato sia come uomo che come businessman.

“Il cinismo portato all’esterno di questo personaggio in realtà rappresenta molto bene l’attuale cinismo diffuso” – dice Piefrancesco Favino – “Non ho mai avuto problemi a interpretare personaggi così negativi, e credo che il cinismo nei confronti della disabilità sia spesso mascherato dall’ipercorrettismo e dal pietismo. Questo film però non è mai così e credo che sia la cosa migliore per rappresentare la realtà dei fatti. Viviamo in un momento in cui le cose non possono essere chiamate con il loro nome e per come sono, se io invece ho imparato a farlo, è proprio grazie alla mia esperienza da disabile con loro. Quest’uomo è un narcisista, e noi viviamo un’epoca narcisista, ossessionato dal successo e dalla paura di invecchiare, e non credo che la società sia così diversa, basta guardarsi intorno per capire quanto la disabilità voglia essere non vista. Quello che ho imparato è che la disabilità è uno specchio, poiché ognuno di noi non guardia mai la persona ma solo ciò che rappresenta per noi con le paure, di conseguenza noi guardiamo noi stessi nel momento siamo di fronte ad una disabile” – continua – “Per questioni personali ho avuto la fortuna di frequentare disabili per tanto tempo, e ho imparato che il vero disabile su tanti temi ero io, e mi sono sempre sentito trattato in questo modo. Il film con grande garbo parla di questo, della capacità di guardare al di là di quello che siamo. Mi sono divertito tantissimo a fare questo personaggio, e nel momento in cui ci siamo trovati vicino a queste associazioni ci siamo resi conto di avere la licenza di poter parlare in maniera molto aperta di questo argomento. Ho amato molto tutti i difetti di Gianni, perché secondo me è la concentrazione di una serie di aspetti che riguardano tutti. Mi sono divertito a farlo insieme a Riccardo, Miriam e gli altri, e penso che si senta il fatto che ci siamo sentiti liberi di poter chiamare ogni cosa con il suo nome.”

“Questo mestiere e il luogo del cinema, ti dà la possibilità di metterti nei panni degli altri, di indagare l’altro e scoprire che in realtà l’altro siamo noi, perché essendo tutti umani c’è sempre qualcosa di noi nell’altro, che sia un vicino di casa o un familiare” – dice Miriam Leone – “Bebe Onlus, mi è stata vicino fin dall’inizio aiutandomi a sviluppare le mie diverse abilità. Io non sapevo giocare a tennis in carrozzina, e con credevo di riuscire a farlo, inizialmente è stato un grande limite, ma grazie agli insegnamenti della campionessa Giulia Capozzi, che si è messa al servizio del film, ho imparato a farlo. C’è un grande equivoco da secoli nella nostra società, ed è quello che la forza sia rappresentata attraverso la prepotenza, l’aggressività, la prestanza e il valore fisico, e un personaggio come quello di Chiara è positivo dal momento che la sua forza sembra più una resa, un sorriso, e in alcuni momenti addirittura la fa sembrare meno intelligenti di quello che in realtà è, e la sua intelligenza sta proprio nel capire l’altro senza giudicarlo. L’amore è quello che abbraccia il difetto dell’altro senza farglielo pesare e notare. E’ quello che supera il confine e abbraccia il diverso da noi, perché io sono sempre l’altro” – dice proseguendo – “Il nostro dovere e mestiere è quello di trasmettere emozioni, facendo trascorrere agli spettatori qualche ora distesa lontano dalle tragedie della vita. Io cerco sempre di costruire persone con l’obiettivo di raccontare con la finzione la verità, e per farlo ci deve mettere nei panni dell’altro, arrivando a comprendere che spesso la società ci spinge a negare la dolcezza. La figura di Chiara è una grande forza luminosa perché è stata in grado di illuminare le sue tenebre guardando in faccia il proprio dolore senza diventarne vittima” – conclude – “Il pietismo, buonismo e vittimismo sono gli ‘ismi’ che fanno il giro opposto di parole meravigliose, quali bontà e pietà, di cui abbiamo disperatamente bisogno ma che sappiamo più come gestire nel giusto modo, perché spesso siamo noi che vogliamo vedere il sangue, che ci mettiamo nelle condizioni di essere gli uni contro gli altri. La violenza enorme che stiamo vedendo oggi, è una violenza che dobbiamo controllare dal piccolo al grande. Noi facciamo solo cinema e speriamo di regale un momento di distensione senza che la gente si senta in colpa per questo.”

“Il pensiero e ill giudizio sulle persone disabili, ha delle conseguenze sui familiari che sono attorno” – aggiunge Pilar Fogliati, volto della sorella del personaggio di Chiara/Miriam Leone – “La scena in cui Chiara/Miriam dice che aveva già capito mi ha emozionato molto mentre recitavano quelle battute, perché fa capire che anche una persona che ha una sorella disabile non potrà mai veramente comprendere cosa significa. E’ un rapporto di amore, in cui io sono una sorella impicciona che vuole organizzargli un appuntamento al buio con tutte le migliori intenzioni. C’è molto da imparare.”

“Nel film si capisce perfettamente che faccio l’infame” – dice Carlo De Ruggeri nel ruolo del fratello del personaggio di Favino “Dico la verità, ma paradossalmente, tornando al discorso sul giudizio, il mio è un personaggio che fatica a vedere qualcosa di buono nel fratello, e quindi in un certo senso anche lui ha questo aspetto negativo. Ho cercato di inserire un sentimento d’amore fraterno, in modo che resisti anche quando hai il fratello peggiore del mondo.”

“Corro da te” è una produzione WILDSIDE e VISION DISTRIBUTION in collaborazione con SKY, in collaborazione con PRIME VIDEO. Nel cast anche: Pietro Sermonti, Vanessa Scalera, Andrea Pennacchi, Carlo De Ruggeri, Giulio Base, Piera Degli Esposti, nella sua ultima interpretazione, e Michele Placido.

Emanuela Giuliani

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