Cruella: la nascita di una villain iconica tra moda e ribellione punk

Cruella, la nascita di una villain iconica tra moda e ribellione punk nel live-action con protagonista il premio Oscar Emma Stone.

Il 28 maggio 2021 ha segnato il debutto di Cruella, l’attesissimo live-action targato Disney che si propone come una origin story audace e visivamente travolgente, che reinterpreta in chiave punk e moderna l’iconica figura di Crudelia De Mon, la celebre antagonista nata dalla penna di Dodie Smith nel romanzo The Hundred and One Dalmatians del 1956. Il film esplora il passato di Estella, giovane ribelle destinata a trasformarsi in una delle villain più affascinanti dell’universo Disney, con un’estetica di forte impatto e una narrazione ricca di sfumature.

La sceneggiatura, firmata da Tony McNamara (già autore di La Favorita), e la regia di Craig Gillespie (Tonya) danno vita a un racconto vivace e stilisticamente ricercato, sorretto dall’eccezionale interpretazione di Emma Stone, premio Oscar per La La Land. L’attrice incarna con carisma e intensità una protagonista complessa e magnetica, capace di catturare l’attenzione sin dai primi minuti.

Accanto a lei, un cast brillante e ben assortito: Joel Fry e Paul Walter Hauser offrono una lettura divertente e umana dei maldestri complici Gaspare e Orazio, mentre Emily Beecham e Kirby Howell-Baptiste contribuiscono con personaggi incisivi e ben costruiti. A completare il duello al femminile al centro della trama, spicca la presenza scenica di Emma Thompson – due volte premio Oscar – nel ruolo della Baronessa von Hellman, un’elegante e temibile icona di stile e potere, perfetta antagonista della futura Crudelia.

Emma Stone in Cruella

Crudelia: l’evoluzione di un’icona tra moda, follia e ribellione

Crudelia De Mon è uno dei personaggi più affascinanti e contraddittori mai usciti dall’universo Disney. Apparsa per la prima volta nel 1956, tra le pagine del romanzo The Hundred and One Dalmatians di Dodie Smith, si è imposta fin da subito come una figura eccessiva, disturbante, indimenticabile. Una donna dall’eleganza tagliente e dall’animo spietato, pronta a tutto – persino a sacrificare decine di cuccioli – pur di ottenere il cappotto di pelliccia perfetto. Quando nel 1961 Disney la trasforma in un personaggio animato, Crudelia diventa un’icona: capelli bicolore, risata isterica, sigaretta sempre accesa e una presenza scenica tanto teatrale quanto minacciosa. Era nata una cattiva leggendaria.

Sessant’anni dopo, Cruella  riscrive radicalmente il personaggio, non più solo la villain ossessionata dai dalmata, ma una giovane donna in lotta per trovare il suo posto nel mondo. Il film, ambientato nella Londra degli anni ’70, ci presenta Estella, un’orfana brillante e ribelle, dotata di uno straordinario talento per la moda. Il suo percorso è segnato dalla perdita, dalla solitudine e dalla rabbia, ma è proprio attraverso queste ferite che Estella trova la forza di reinventarsi. Emma Stone le dà corpo e voce, trasformando quella che un tempo era una caricatura del male in una figura complessa, sfaccettata, affascinante nella sua contraddizione. Non è solo la storia di come nasce una cattiva, ma di come una ragazza decida di non essere più ignorata.

A rendere tutto visivamente straordinario è il lavoro di Jenny Beavan, costumista pluripremiata con tre Oscar. I suoi abiti non sono semplici vestiti, ma espressioni emotive, dichiarazioni di guerra e rinascita. Sono ben 77 i costumi realizzati per il film, 47 dei quali solo per Cruella. Ispirati al mondo provocatorio di stilisti come Vivienne Westwood, Alexander McQueen e John Galliano, ogni outfit racconta una fase della metamorfosi di Estella. Beavan ha scelto di rinunciare alle pellicce vere, optando per alternative etiche e sostenibili. Una scelta significativa, che trasforma l’ossessione storica di Crudelia in una rivendicazione moderna: la moda può essere ribelle senza essere crudele.

Ma la trasformazione di Estella in Crudelia è anche uno scontro generazionale, di fronte a lei c’è la Baronessa von Hellman, interpretata con eleganza glaciale da Emma Thompson, maestra indiscussa della moda, spietata e narcisista, la Baronessa incarna tutto ciò che Estella detesta: l’arroganza del potere, la chiusura, il culto della forma a discapito della sostanza. Il loro conflitto è estetico, personale, ideologico, e ogni sfilata, ogni sabotaggio, ogni colpo di scena diventa un capitolo di questa lotta per la supremazia, e la scelta della Thompson, inizialmente non scontata (si era pensato anche a Nicole Kidman), si rivela perfetta: la sua interpretazione è magnetica, sofisticata, diabolica.

Nel costruire questa nuova identità, il film non dimentica le sue radici. Glenn Close, che negli anni ’90 aveva reso Crudelia leggendaria nei live-action La carica dei 101 e La carica dei 102, è qui coinvolta come produttrice esecutiva. Il suo tocco è riconoscibile, quasi a suggellare un passaggio di testimone tra due epoche della stessa icona. E per chi ama i collegamenti nascosti, Cruella ne offre diversi: ad esempio, il cagnolino Buddy – inseparabile compagno di Estella – è interpretato dallo stesso cane che aveva già recitato in La Bella e la Bestia del 2017. Nella scena post-credit, si scopre che i famosi cuccioli Pongo e Peggy sono nati proprio dai cani della Baronessa, creando un ponte narrativo con il film animato del 1961.

Anche il nome “Cruella De Vil” nasconde giochi di parole carichi di significato. “Cruella” fonde “cruel” con la desinenza femminile “-ella”, mentre “De Vil” richiama evidentemente “devil”, il diavolo. La sua residenza, Hell Hall – letteralmente “la sala dell’inferno” – completa questo immaginario gotico e decadente. Tuttavia, nel nuovo film, questi elementi vengono riletti in chiave moderna, diventando più simbolici che didascalici, Crudelia non è più solo una figura demoniaca, ma una donna che ha imparato a usare la sua oscurità come forza creativa.

Significativo anche l’abbandono della sigaretta, un tempo accessorio irrinunciabile del personaggio, nel film originale, il fumo era parte integrante della sua estetica decadente. Ma oggi la Disney, coerente con le sue linee guida, ha scelto di non mostrare comportamenti dannosi nei film rivolti a un pubblico giovane. Una scelta consapevole, che riflette l’evoluzione culturale e la maggiore attenzione verso la responsabilità sociale.

A dare ulteriore energia alla storia è la colonna sonora, che esplora le sonorità della Londra punk degli anni ’70. Curata da Nicholas Britell, la soundtrack è un viaggio tra ribellione e identità, con brani storici di Queen, David Bowie, The Doors, Ike & Tina Turner e altri ancora. Il pezzo originale Call Me Cruella dei Florence + The Machine diventa un inno d’indipendenza e trasformazione, perfettamente in sintonia con la protagonista.

A sintetizzare lo spirito del film è una frase pronunciata da Artie, stilista eccentrico e alleato di Estella: “If you can dream it, I can dress it.” È spesso erroneamente attribuita a Walt Disney, ma in realtà nasce da Sheralyn Silverstein, ed è stata poi adottata dagli Imagineers Disney come motto creativo. In Cruella, questa frase diventa una dichiarazione di intenti: la moda non è solo estetica, ma rivoluzione, è il linguaggio attraverso cui Estella si racconta, si difende e si impone.

In definitiva, Cruella non è solo un prequel, è un ritratto affascinante e potente di una donna che ha deciso di non farsi definire dagli altri. Una figura che nasce ai margini, e che attraverso il dolore, la bellezza e l’ambizione trova la sua voce. Una protagonista fuori dagli schemi, complessa, imperfetta, ma straordinariamente vera. Crudelia non è più soltanto una cattiva, è un simbolo di libertà, di stile, e di ribellione e quando pronuncia, con uno sguardo fiero, “Io sono Crudelia”, non è più una minaccia. È una dichiarazione di identità.

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Emanuela Giuliani


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