Concerto al Teatro Costanzi_ph Fabrizio Sansoni-Opera di Roma 2024_3140

Diego Ceretta debutta all’Opera di Roma

Diego Ceretti debutta all’Opera di Roma venerdì 26 settembre alle ore 20.00 con il repertorio di Brahmas e Dvořák.

Per un italiano è più facile avere proposte operistiche che sinfoniche, sia in Italia che all’estero, ma di fatto nelle mie stagioni non dirigo tantissima opera, non perché non mi piaccia, ma per mantenere un equilibrio tra i due versantiSono le parole di Diego Ceretta, che venerdì 26 settembre (ore 20) dirige l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma in un concerto dedicato a due giganti del repertorio ottocentesco: Brahms Dvořák. Il concerto, che chiude la proposta sinfonica della stagione 2024/25, segna il debutto del direttore milanese sul podio capitolino in veste di direttore, dopo essere stato assistente di Daniele Gatti nella prima mondiale di Julius Caesar di Giorgio Battistelli (inaugurazione 2021/22).

Ceretta affronta per la prima volta il Concerto per violino in re maggiore op. 77 di Johannes Brahms e la Sinfonia n. 7 in re minore op. 70 di Antonín Dvořák. “Mi piaceva l’idea di completare il mio percorso nelle ultime sinfonie di Dvořák – spiega il direttore – e questa in particolare mi sembrava adatta per via dei molteplici rapporti con la musica di Brahms”.

Protagonista del ‘Concerto in re maggiore’ il violinista belga di origine russo-ucraina Marc Bouchkov, interprete dalla forte impronta poetica, tra i più apprezzati della sua generazione, anche lui al debutto con l’Opera di Roma. “Ci sono delle stranezze in questo programma – prosegue Ceretta. Penso allo stupefacente inizio dell’ultimo movimento della Settima di Dvořák, un lampo che nasce dal niente ed esplode all’improvviso per poi placarsi di nuovo, sembra di stare sulle montagne russe…Anche il monumentale inizio del Concerto è decisamente anomalo, ma la cosa che mi colpisce maggiormente in questo lavoro è l’atmosfera, il clima che Brahms riesce a creare, e questo, secondo me, mitiga anche l’anomalia di un concerto che parla la lingua della sinfonia”.

Diego Ceretta è considerato una delle bacchette emergenti più interessanti del panorama europeo. Classe 1996, nominato Direttore principale dell’Orchestra della Toscana nel 2023, non ancora trentenne, ha diretto orchestre prestigiose come quelle del Teatro Regio di Torino e del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra dell’Arena di Verona, l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, l’Orchestre National de Montpellier (con Alexandre Tharaud) e la Filarmonica di Cracovia, collaborando con solisti e istituzioni di rilievo internazionale. Fra le opere da lui dirette La sonnambula al Teatro Lirico di CagliariIl barbiere di Siviglia al Teatro Regio di ParmaDon Chisciotte, allestimento del Teatro San Carlo di Napoli presso il Museo del Louvre di Parigi.

Formazione cosmopolita e carriera in ascesa caratterizzano Marc Bouchkov, vincitore di concorsi internazionali e ospite di realtà musicali come la Philharmonie di Berlino e il Concertgebouw di Amsterdam. Le sue apparizioni orchestrali includono esibizioni con L’Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala, la München Philharmonic Orchestra e Philippe Jordan, la Verbier Festival Orchestra diretta da Gábor Takács-Nagy e la Brussels Philharmonic Orchestra diretta da Nikolaj Szeps-Znaider. Bouchkov si è esibito inoltre in molte delle sale da concerto più prestigiose del mondo, fra cui la Wigmore Hall e la Carnegie Hall. È attualmente professore presso la facoltà del Conservatorio Reale di Liegi, in Belgio e professore presso la Folkwang University of Arts di Essen, Germania.

Dedicato all’amico e grande virtuoso ungherese Joseph Joachim, il Concerto per violino in re maggiore op. 77 di Brahms, al suo debutto nel 1879 a Lipsia, fu definito da alcuni “un concerto contro il violino”, è tuttavia considerato uno dei pilastri del repertorio violinistico. Vista da molti come la sinfonia più “brahmsiana”, ma al tempo stesso anche inconfondibilmente dvořákiana, in parte ispirata ai ritmi della furiant, la Sinfonia n. 7 in re minore op. 70 di Antonín Dvořák esprime anche una certa tensione drammatica. Nate a pochi anni di distanza, le due composizioni si muovono nello stesso tracciato del grande sinfonismo ottocentesco, percorrendolo tuttavia con intenti diversi, diversità che le pongono oggi in un dialogo aperto e ancora ricco di sfumature anche per il pubblico contemporaneo.

Il concerto verrà registrato da Radio3 Rai che lo trasmetterà in data da definirsi.


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