Don’t Look Up: la sceneggiatura completa del film di Adam McKay con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence.
Dal 24 dicembre su Netflix “Don’t Look Up”, il nuovo film scritto e diretto da Adam McKay, la cui sceneggiatura, che grazie a Deadline potete leggere qui: DON’T LOOK UP, rappresenta un esempio brillante di satira politica e sociale, capace di fondere ironia, dramma e critica feroce in un’unica narrazione dal ritmo incalzante. Il film, uscito nel 2021, racconta la storia di due scienziati — la dottoranda Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) e il professor Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) — che scoprono una cometa destinata a colpire la Terra e causare l’estinzione dell’umanità. Il loro tentativo disperato di avvertire il mondo si scontra però con l’indifferenza, l’ignoranza e il cinismo di una società dominata da media superficiali, interessi economici e populismo politico.
QUI LA RECENSIONE: “Don’t look up”: i re magi dell’era moderna in un mondo senza luce

Uno degli elementi centrali della sceneggiatura è il tono volutamente grottesco e iperbolico. McKay non cerca realismo puro: preferisce esagerare, rendere caricaturali i personaggi per smascherare la banalità del potere e la spettacolarizzazione delle crisi. La Presidente degli Stati Uniti, interpretata da Meryl Streep, è una figura cinica e narcisista, più attenta ai sondaggi e alla sua immagine che alla sopravvivenza del pianeta. Allo stesso modo, il magnate tecnologico Peter Isherwell (Mark Rylance) incarna il volto disumanizzante della Silicon Valley: un mix inquietante tra guru spirituale e predatore capitalista.
Il merito della sceneggiatura sta anche nel suo uso sapiente del dialogo. Le battute sono spesso pungenti, costruite per generare sia il riso che il disagio. McKay gioca con i toni: alterna momenti di assurda comicità a sequenze tragiche, come il crollo emotivo di Mindy in diretta TV o l’ultimo pasto condiviso dai protagonisti, consapevoli della fine imminente. Questa oscillazione costante tra generi rende la narrazione imprevedibile, mantenendo alta la tensione fino all’epilogo.
Un altro punto forte è la struttura narrativa è l’andamento progressivo che simula l’escalation di una crisi globale, dalla scoperta iniziale al collasso totale della fiducia nel sistema. Ogni nuovo tentativo dei protagonisti di sensibilizzare l’opinione pubblica viene sabotato da interessi politici, intrattenimento vuoto e disinformazione. Il climax non è solo la caduta della cometa, ma la caduta del senso stesso della realtà, dove la scienza viene equiparata all’opinione e la verità è ridotta a uno slogan da campagna elettorale.
Infine, Don’t Look Up si distingue per il modo in cui integra la critica sociale prendendo di mira la negazione della crisi climatica, ma anche la spettacolarizzazione delle notizie, la polarizzazione politica e l’incapacità collettiva di affrontare i problemi a lungo termine. La cometa diventa una metafora potente e terribilmente attuale: un disastro annunciato di fronte al quale il mondo reagisce con apatia o isteria, ma mai con razionalità.