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Elio, la recensione: un viaggio tra le stelle senza una vera profondità

Elio, la recensione, la nuova avventura tra le stelle targata Disney e Pixar ma senza una vera profondità.

L’universo ha sempre affascinato l’uomo, ma questa volta è lo spazio stesso a rispondere. Dal 18 giugno 2025 arriva nelle sale italiane: Elio, il 29esimo film d’animazione firmato Disney e Pixar le cui premesse sono quelle di un avventura galattica ricca di emozione e immaginazione.

Diretto da un trio creativo d’eccezione – Madeline Sharafian (La Tana), Domee Shi (Bao, Red) e Adrian Molina (Coco) – il film racconta la storia di Elio (doppiato in originale da Yonas Kibreab), un bambino di undici anni con una fervida immaginazione, una spiccata sensibilità e un sogno fuori dal comune: essere rapito dagli alieni. Cresciuto in compagnia della zia Olga, Elio è introverso e solitario, ma la sua vita cambia radicalmente quando un’improvvisa serie di eventi lo catapulta nel Comuniverso, un’enigmatica organizzazione interplanetaria che riunisce rappresentanti di civiltà provenienti da ogni angolo della galassia.

Scambiato per errore come il portavoce ufficiale della Terra, Elio si trova costretto a fronteggiare creature bizzarre, situazioni assurde e crisi diplomatiche spaziali, in un’avventura che lo porterà a stringere inaspettati legami – come quello con Glordon, un alieno tanto spaventoso quanto tenero – e a confrontarsi con le grandi domande dell’infanzia: Chi sono? Dove appartengo? Cosa significa davvero essere se stessi?

Un viaggio tra le stelle alla ricerca di sé

Partendo da una semplice domanda, quasi infantile – Cosa accadrebbe se un bambino venisse rapito dagli alieni? – non per paura, ma per trovare finalmente un luogo in cui sentirsi compreso, accolto, meno solo, la nuova avventura Disney e Pixar, Elio, si presenta come una “disavventura cosmica” colorata e poetica, in cui la fantascienza è al servizio di una storia di crescita personale, accettazione ed elaborazione.

Costruendo un racconto che si sviluppa come una toccante metafora esistenziale sul sentirsi fuori posto, sul bisogno di appartenenza e sul valore delle connessioni autentiche – anche quando arrivano da galassie lontanissime – il film sottolinea l’importanza di ristabilire il contatto con quella parte di sé e, di conseguenza, con tutto ciò che ci circonda.

Elio è un bambino che, dopo aver perso entrambi i genitori – impiegati in una base militare spaziale – vive con la zia, anche lei impegnata nello stesso ambiente, ma con un ruolo diverso, e il suo dolore profondo, lo accompagna ogni giorno, rendendolo estraneo e incapace di sentirsi davvero parte di qualcosa. Ma sarà proprio quel senso di sofferente inadeguatezza a guidarlo nel suo viaggio interstellare, dove, tra creature bizzarre e culture sconosciute, scoprirà qualcosa che sulla Terra sembrava mancare: la connessione, e con delicatezza il film lancia un messaggio universale: nessuno è davvero solo.

Parlando al bambino che è in ognuno di noi, Elio si rivolge a quella solitudine che tutti, in qualche modo, abbiamo conosciuto. Una solitudine che spesso ci scollega dal mondo, al punto da farci dimenticare cosa significhi davvero “casa”. Ma ci ricorda anche che casa non è un luogo fisico, bensì un legame: è l’amicizia, la famiglia, l’amore incondizionato; è quel “non ti capisco, ma ti voglio bene” che chi ci ama sa dirci nei momenti più bui.

Creare un legame richiede un ascolto profondo, empatia e un’apertura sincera verso l’altro. E anche quando ci sentiamo alieni – a noi stessi o al mondo – c’è sempre qualcuno disposto a vederci per ciò che siamo davvero, al di là delle apparenze. In questo senso, il film abbraccia una riflessione ben più ampia: nessun conflitto genera veri vincitori; solo l’amore e la comprensione possono costruire la pace.

In un mondo sempre più frammentato e attraversato da tensioni, Elio si propone dunque come portatore di un messaggio di speranza. Non bisogna rinunciare alla Terra, perché c’è ancora molto da salvare. Non serve trasformarci in macchine da guerra, ma coltivare la capacità di costruire connessioni. E se è vero che siamo tutti, in fondo, un po’ soli, è altrettanto vero che questa solitudine, se condivisa, può diventare un ponte, un universo da esplorare insieme.

Tuttavia, nonostante le tematiche profonde e l’evidente intento poetico, Elio fatica a raggiungere quella spinta emotiva che ha reso grandi le opere più celebrate di Disney e Pixar. Manca infatti di quell’impatto autentico, di quell’intensità capace di commuovere lo spettatore nel profondo, lasciando un segno duraturo nel cuore e nella memoria. Un impatto spesso alimentato da una molteplicità di chiavi di lettura e da una narrazione stratificata, che qui risulta attenuata, quasi trattenuta. Una componente che, se fosse stata sviluppata con maggiore sensibilità, avrebbe permesso a Elio di oltrepassare i suoi limiti narrativi e visivi, trasformando il suo viaggio tra le stelle in un’esperienza davvero universale e senza tempo.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

6


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