FESTA DEL CINEMA DI ROMA: FAHRENHEIT 11/9, la recensione dell’opera del documentarista MICHAEL MOORE

FESTA DEL CINEMA DI ROMA: FAHRENHEIT 11/9, la recensione dell’opera del documentarista MICHAEL MOORE.

FAHRENHEIT 11/9, è lo sguardo provocatorio e sarcastico sull’epoca in cui viviamo, ed in particolare sulla significativa data del 9 novembre 2016, giorno della proclamazione di Donald Trump a 45esimo Presidente degli Stati Uniti, del documentarista, ex giornalista, MICHAEL MOORE, Premio Oscar per il Miglior Documentario nel 2002 con “Bowling for Columbine”, attraverso quest’ultimo si è aggiudicato la Palma D’oro ed il Premio Fripresci al Festival di Cannes del 2004.

Nelle sale cinematografiche italiane solo il 22, 23 e 24 ottobre, come evento speciale, FAHRENHEIT 11/9 è pungente e duro affresco liberale e anticonformista, che prende di mira, senza paura ed esitazione, non solo le strategie dell’amministrazione a stelle e strisce, bensì anche le tecniche politiche dei Democratici e Repubblicani che hanno portato e creato l’attuale situazione.

Un’analisi accurata, assolutamente priva di filtri, sulla conquista, se così si può dire, della poltrona d’onore della Casa Bianca, da parte del potente industriale Donald Trump, e sui suoi, più che discutibili, oltraggiosi modi di ragionare ed agire, attraverso una rappresentazione, costruzione e sviluppo scenico narrativa che vede lo stesso Moore in prima linea, colpendo con la forza di un pugno in pieno stomaco le coscienze di uno spettatore stupito e profondamente turbato, nel constatare ulteriormente l’aberrante, inaccettabile, triste scenario da cui nessuno è escluso, catturando e focalizzando completamente l’attenzione.

Moore si concentra, nello specifico su due casi di cronaca, ed alle relative conseguenti ed inchieste che queste hanno scaturito e sollevato con forza assordante, considerati i simboli della definitiva disfatta dell’attuale sistema democratico americano, e morte, nel senso più macabro della parola, del tanto decantato “sogno americano”, ossia l’avvelenamento delle acque e della popolazione di Flint, città natale dello stesso regista, e la tragica sparatoria avvenuta a Parkland, con l’imponente e trascinante ribellione della parte giovane della città, non tralasciando di redarguire, con determinata veemenza, la sfera alta della politica di sinistra, centrando in pieno il suo obiettivo con un lavoro ancora una volta potente da non perdere.

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