La recensione del film Freaks Out: nel circo di Gabriele Mainetti l’immaginazione diventa realtà e nulla è come sembra.
Il circo Mezza Piotta di Gabriele Mainetti ha finalmente fatto il suo trionfale ingresso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia, portando con sé il tanto atteso secondo lungometraggio del regista. Dopo il successo clamoroso di Lo chiamavano Jeeg Robot (2015), Mainetti torna al grande schermo con Freaks Out, scritto insieme a Nicola Guaglianone, autore anche del precedente titolo che ha segnato una nuova era nel cinema italiano.
La trama, con il suo mix di fantastico e storico, presenta un progetto ambizioso che ha richiesto anni di lavorazione e molta dedizione, culminando in un film che si distingue per originalità e innovazione. Freaks Out non è solo una storia sui “freaks”, ma una riflessione sulla diversità e sull’accettazione in un mondo segnato dalla guerra e dalla crudeltà. Ambientato nel 1943, a Roma durante la Seconda Guerra Mondiale, il film racconta le vicende di quattro “fenomeni da circo”, ognuno dotato di poteri straordinari ma allo stesso tempo fragili, e la loro lotta per trovare un posto nel mondo che li rifiuta. Questi personaggi – Matilde (Aurora Giovinazzo), Cencio (Pietro Castellitto), Fulvio (Claudio Santamaria) e Mario (Giancarlo Martini) – vengono catapultati in una realtà di violenza e oppressione, dove la loro diversità si trasforma in un punto di forza inaspettato.
“Benvenuti, signori e signore. Il mio nome è Israel, e sono qui per portarvi in un mondo fantastico…” è l’introduzione che accoglie il pubblico, aprendo le porte a un racconto che mescola dramma, comicità e fantasia in modo unico e coinvolgente. La regia di Mainetti, che si ispira ai classici ma al contempo crea un linguaggio visivo innovativo, cattura immediatamente l’attenzione con una scenografia ricca e un impatto visivo straordinario. La fotografia e il design delle scene, arricchite dalle musiche di Michele Braga, contribuiscono a costruire un’atmosfera immersiva che alterna la crudezza della guerra alla magia di un mondo surreale.
Il cuore pulsante del film sono, senza dubbio, i quattro protagonisti, che offrono performance intense e credibili. Aurora Giovinazzo (Matilde) dà vita a una figura tormentata ma potente, incapace di toccare gli altri senza rischiare di infliggere loro danno. La sua interpretazione è delicata e piena di emozioni, mostrando la vulnerabilità della sua figura senza mai farle perdere la forza. Pietro Castellitto (Cencio), che interpreta un ragazzo in grado di controllare gli insetti, trasmette la fragilità e la solitudine del suo personaggio con grande sensibilità, mentre Claudio Santamaria (Fulvio) aggiunge una componente di forza sovrumana al suo ruolo, regalando al personaggio di Fulvio una profonda umanità che lo rende più di un semplice mostro. Giancarlo Martini (Mario), con il suo magnetismo, non è da meno, costruendo una figura che si evolve nel corso della storia in un eroe che cerca di capire il proprio posto nel mondo.
Dall’altro lato della barricata, Franz Rogowski interpreta Franz, il nazista villain del film, con una performance inquietante che lascia il segno. La sua interpretazione è complessa e sfaccettata, capace di evocare una rabbia e una follia interne che si manifestano nel suo comportamento sadico, ma allo stesso tempo privo di speranza. La sua lotta con la follia e la sua discesa nel delirio sono essenziali per comprendere il titolo del film: Freaks Out non riguarda solo i protagonisti, ma anche l’intero universo in cui la follia invade le menti degli esseri umani.
Nonostante alcune lungaggini e scene che possono apparire caotiche, la sceneggiatura riesce a tenere alta l’attenzione, mescolando generi e stili narrativi in un racconto che oscilla tra il drammatico e il fantastico, tra la riflessione sulla guerra e l’esplorazione della diversità. Mainetti e Guaglianone, con il loro lavoro, riescono a toccare temi universali come l’emarginazione, la ricerca dell’identità e la lotta per la libertà, rendendo Freaks Out un film che non solo intrattiene, ma fa anche riflettere.
Claudio Santamaria, uno degli interpreti principali, ha dichiarato: “Freaks è il passo vero e proprio di un cinema che può divertire, essere fantastico e spettacolare, e nello stesso tempo credibile.” Un’affermazione che sintetizza perfettamente l’essenza del film: una pellicola che, pur essendo spettacolare, riesce a emozionare e a far riflettere, a rendere tangibile il mondo di Freaks Out senza mai cadere nel ridicolo.
In conclusione, Freaks Out è un’opera audace, che non teme di sfidare le convenzioni del cinema italiano. Il coraggio di Mainetti nel mescolare fantasia e storia, il suo impegno nell’esplorare temi umani universali, rendono il film un’esperienza cinematografica indimenticabile. Nonostante qualche difetto nella gestione dei tempi narrativi, Freaks Out resta un lavoro da vedere, capace di trasportare il pubblico in un mondo in cui la realtà e la fantasia si intrecciano in un abbraccio inaspettato. Freaks Out arriverà nelle sale italiane il 28 ottobre, pronto a conquistare il pubblico con la sua magia e la sua profonda umanità.
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Emanuela Giuliani
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