La recensione di: Halloween, l’atteso sequel del cult di John Carpenter diretto da David Gordon Green alla Festa del Cinema di Roma.
Dal 19 ottobre 2025, “Halloween”, il tanto atteso sequel diretto da David Gordon Green, è finalmente arrivato nelle sale cinematografiche italiane, proiettato anche in occasione della Tredicesima Edizione della Festa del Cinema di Roma. Questa nuova pellicola segna il ritorno di una delle saghe più iconiche del genere horror, un sequel che si lega direttamente al capostipite del 1978, un film che ha scritto le regole dell’horror moderno, portando la firma dell’indiscusso maestro John Carpenter, che, oltre a essere produttore esecutivo, ricopre il ruolo di consulente creativo.
Il film rielabora la storia con un approccio deciso e consapevole dei rischi e delle sfide che inevitabilmente comportava. Green ha scelto infatti di ignorare gli episodi successivi al 1978, creando una continuità narrativa che riprende in modo diretto e innovativo gli eventi originali, e lo fa con una regia sapiente che bilancia perfettamente la nostalgia con una visione fresca e coinvolgente. In questo contesto, la tensione e la suggestione sono elementi chiave, utilizzati in maniera magistrale per ricreare l’atmosfera che ha reso celebre il film di Carpenter.
Jamie Lee Curtis ritorna nel ruolo di Laurie Strode, un personaggio che ormai rappresenta una delle figure più emblematiche dell’horror. La sua interpretazione è impeccabile, riuscendo a trasmettere non solo la forza di una donna che ha vissuto un trauma profondo, ma anche la determinazione di chi sa che il confronto con il male assoluto è ormai inevitabile. Laurie è ormai adulta, madre e nonna, ma non ha mai dimenticato la terribile notte del 1978. Il suo incontro con Michael Myers, interpretato da Nick Castle, è il culmine di una vendetta tanto attesa quanto dolorosa, uno scontro finale che non è solo fisico, ma anche psicologico.
Myers, con la sua inquietante maschera bianca e il coltello affilato, incarna il male puro, un’entità che non conosce emozioni, mosso solo dalla sua rabbia e dal desiderio di completare ciò che aveva interrotto. La sua freddezza imperturbabile e il suo comportamento metodico fanno di lui uno degli antagonisti più terribili della storia del cinema, un mostro che continua a terrorizzare con la sua presenza minacciosa. La pellicola riesce a mantenere viva questa aura di mistero, rendendo la figura di Myers ancora più inquietante, sfruttando il contrasto tra la sua immobilità e la violenza che scatena.
La sfida di Green era quella di creare un sequel che rispettasse la legacy del film originale senza cadere nel rischio di stravolgere la formula che ha reso “Halloween” un classico. In questo senso, il regista ha lavorato con intelligenza, mantenendo la struttura e i temi centrali: il confronto tra il bene e il male, la lotta della protagonista per superare il suo passato e la paura che, nonostante gli anni, rimane sempre viva. La tensione narrativa è costruita con maestria, senza ricorrere a effetti gratuiti o a scene troppo spaventose, ma giocando piuttosto su una crescente inquietudine, che affonda le radici nel ritmo serrato della storia.
Un altro aspetto che non può passare inosservato è la colonna sonora, che porta la firma di John Carpenter, un ritorno alle origini che arricchisce ulteriormente l’esperienza emotiva del film. Le note iconiche di Carpenter, tanto minimaliste quanto inquietanti, accompagnano perfettamente la tensione crescente, facendo riaffiorare nell’immaginario collettivo l’angoscia e la paura provata dai personaggi.
In definitiva, “Halloween” di David Gordon Green riesce a non deludere le aspettative, offrendo un sequel che rispetta la tradizione del film originale ma che al tempo stesso sa rinnovarsi. La sfida di rimanere fedele a un capolavoro del genere senza rimanere intrappolati nella sua ombra è stata vinta, e il film si conferma un capitolo importante nella saga. Non solo un ritorno al passato, ma una ripartenza che promette ancora molte sorprese per gli amanti del genere horror.
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Emanuela Giuliani
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