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I Fantastici 4, la recensione: il cuore, la scienza e il sacrificio della prima famiglia Marvel

Il cuore, la scienza e il sacrificio della prima famiglia dell’Universo Cinematografico Marvel raccontati ne I Fantastici 4: Gli Inizi.

Creati nel 1961 da Stan Lee e Jack Kirby, I Fantastici Quattro rappresentano, fin dal loro esordio in Fantastic Four #1, le fondamenta dell’Universo Marvel così come lo conosciamo oggi. Questo gruppo imperfetto ma profondamente unito segnò, in un’epoca dominata da eroi solitari e invincibili, una svolta radicale nel genere supereroistico, ponendo al centro delle loro avventure cosmiche, ancora prima dell’arrivo degli Avengers e degli X-Men, il concetto di “famiglia”.

I Fantastici Quattro erano quindi molto più che semplici supereroi e, ispirati – a quanto pare – ai Challengers of the Unknown, un vecchio fumetto creato dallo stesso Kirby, richiamavano simbolicamente gli elementi della filosofia classica greca: l’acqua, con Reed Richards, il fluido e brillante Mr. Fantastic; l’aria, con Sue Storm, la determinata Donna Invisibile; il fuoco, con Johnny Storm, l’impulsivo Torcia Umana; e la terra, con Ben Grimm, il tormentato e possente La Cosa.

Le loro storie diedero il via all’universo narrativo ricco e interconnesso del Marvel Age of Comics, capace di trasportare i lettori dallo spazio alle dimensioni parallele, facendoli incontrare figure come Doctor Doom, Sub-Mariner, Black Panther, gli Inumani, Galactus e il suo araldo, Silver Surfer.

E ora i Marvel Studios riavvolgono il nastro del tempo e tornano tra i laboratori di New York e le profondità inesplorate del multiverso — là dove tutto ebbe inizio — per raccontarci la nascita di quella che fu la Prima Famiglia di supereroi: quando, prima di diventare leggende, erano solo scienziati, esploratori…e sognatori.

Sullo sfondo di un mondo rétro-futuristico che omaggia l’estetica visionaria degli anni ’60, il regista Matt Shakman — noto per il suo lavoro sulla serie WandaVision — ci invita, così nelle sale italiane il 23 luglio per (ri)scoprire chi erano davvero Reed Richards, Sue e Johnny Storm e Ben Grimm.

Reed, Sue, Ben e Johnny: una sola anima, quattro volti

I Fantastici 4: Gli Inizi, senza alcun dubbio, è il ritorno coraggioso, sensibile e profondamente umano del celebre team Marvel. Allontanandosi dalla patina artificiosa di alcuni precedenti e poco riusciti adattamenti, questo reboot infatti sceglie di esplorare la dimensione emotiva dei personaggi, costruendo una narrazione che intreccia rapporti di sangue, amicizia, affetto, fragilità, sacrificio e il peso dei doveri che accompagnano la trasformazione in qualcosa di più grande di sé.

Guidati da un cast d’eccezione — Pedro Pascal, Vanessa Kirby, Joseph Quinn ed Ebon Moss-Bachrach — i protagonisti fronteggiano la minaccia cosmica di Galactus (Ralph Ineson), affiancato dal suo enigmatico araldo, Silver Surfer (Julia Garner). Tuttavia, il cuore autentico del film non è lo scontro con l’infinito, bensì il vincolo che unisce i quattro personaggi e la consapevolezza che i loro poteri non sono un trofeo da esibire, ma una missione da onorare con dedizione e maturità.

Reed, Sue, Johnny e Ben, di fatto, non sono semplicemente una squadra: sono una famiglia, e come tale gestiscono fratture, silenzi e incomprensioni, trovando forza nel legame che li unisce anche nei momenti più difficili. Ciò che li rende davvero “fantastici” non è la natura straordinaria delle loro abilità, ma la scelta quotidiana di restare uniti nelle incertezze, paure e sofferenze, proteggendosi l’un l’altro. Una connessione dalle dinamiche sincere che incarna l’essenza della loro identità: il nucleo come rifugio, punto di partenza e approdo sicuro in un mondo che li definisce diversi, e che li salva quando rischiano di smarrirsi.

I Fantastici 4 non combattono per ottenere riconoscimenti, ma perché si vogliono bene, e questo emerge in una narrazione capace di mostrare come la forza di un team nasca dalla volontà di superare le sfide collettivamente, e non dall’illusione di un’armonia perfetta. A ciò si aggiunge una riflessione profonda su cosa significhi davvero essere eroi:, poiché non basta possedere delle abilità fuori dal comune, servono coraggio, presa di coscienza del proprio ruolo e la piena accettazione che ogni azioni ha delle conseguenze sulla vita altrui.

Una visione che implica rinunciare a una parte di sé per il bene comune, con l’impegno personale che diventa la misura morale che ciascuno dei quattro è pronto a sostenere. Ecco così che Sue si trova spesso a mediare tra le necessità del collettivo e la propria vulnerabilità; Reed porta sulle spalle il peso di scelte scientifiche che hanno trasformato per sempre le loro esistenze; Ben affronta l’isolamento causato dal mutamento del proprio corpo; e Johnny, dietro la facciata della spavalderia, impara a usare la propria energia per proteggere, e non per mettersi in mostra.

Ciascuno di loro, dunque, cresce attraverso un percorso che lo porta a comprendere quanto un dono, senza responsabilità, sia vuoto, e che il vero valore emerge nel far fronte all’imprevisto con empatia e coerenza, restando fedeli al sostegno reciproco e al senso di appartenenza che solo un legame autentico può offrire.

I Fantastici 4: Gli Inizi è dunque un ritratto che sottolinea come la condivisione di ideali distingua questi personaggi da altri supereroi: non la lotta solitaria contro il male, ma la forza di combattere insieme, come un’unica anima divisa in quattro corpi.

Riscoprendo il valore delle relazioni umane e la complessità delle scelte etiche, il film restituisce spessore ai suoi protagonisti andando oltre l’azione e gli effetti speciali, e mettendo al centro la squadra invece dell’individuo, la responsabilità al posto della potenza e la fiducia negli altri anziché la ricerca della gloria. I Fantastici 4: Gli Inizi ci ricorda che i veri eroi non si definiscono per ciò che sono capaci di fare, ma per ciò che sono disposti a mettere in gioco per coloro che amano.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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