Il Grinch, la recensione dell’animazione al cinema dal 29 novembre

La recensione dell’animazione di Il Grinch, diretta da Peter Candeland, Yarrow Cheney e Matthew O’Callaghan-

Ottavo film prodotto da Illumination in collaborazione con Universal Pictures, Il Grinch, diretto da Yarrow Cheney, Peter Candeland e Matthew O’Callaghan, è l’ennesima reinterpretazione del celebre racconto natalizio di Dr. Seuss, alias Theodore Geisel. Questa versione animata, pur senza rivoluzionare la storia né brillare per originalità, riesce comunque a proporre una visione piacevole, adatta a tutte le età, sostenuta da un buon ritmo narrativo, una grafica curata e una sottile vena emotiva.

Il personaggio del Grinch, il famigerato scorbutico verde che odia il Natale, viene qui presentato con un taglio meno aggressivo e più “ammorbidito” rispetto ad altre versioni precedenti. Se nella celebre trasposizione live-action diretta da Ron Howard (2000), interpretata da Jim Carrey, il Grinch era carismatico, disturbante e a tratti grottesco, in questa versione animata il protagonista perde un po’ di quella carica sovversiva, risultando più tenero che realmente cattivo. È un cambiamento comprensibile, vista la forte impronta family-friendly del progetto, ma che finisce anche per ridurre l’intensità del conflitto centrale della storia.

Il film si apre nel villaggio di Chissarà (Who-ville), dove gli abitanti si preparano a festeggiare un Natale ancora più esagerato dell’anno precedente. Questo è il punto di rottura per il Grinch, che vive isolato in una caverna con il suo fedele cane Max, circondato da malinconia e ricordi dolorosi. Spinto dall’irritazione per l’esuberanza festiva dei suoi vicini, il Grinch elabora un piano: rubare il Natale. Travestito da Babbo Natale, a bordo di una slitta trainata da una renna piuttosto svogliata, inizierà a sottrarre regali e decorazioni, sperando così di mettere fine alla gioia collettiva.

Parallelamente, si sviluppa la storia della piccola Cindy Lou, una bambina determinata e sensibile che ha un solo desiderio: chiedere a Babbo Natale di aiutare sua madre, donna single che lavora instancabilmente per mantenere la famiglia. La sua innocente missione finirà per intrecciarsi con quella del Grinch, dando vita a un incontro capace di cambiare le sorti di entrambi.

Il cuore del film risiede proprio nella lenta trasformazione del Grinch. Sebbene la sceneggiatura eviti picchi di tensione o momenti particolarmente drammatici, riesce comunque a costruire un arco narrativo coerente, spiegando in modo accessibile le ragioni dietro il suo carattere misantropo. Una solitudine imposta più che scelta, una tristezza mai risolta e il rifiuto di sentirsi parte di una comunità: motivazioni che, pur nella loro semplicità, risultano comprensibili e toccanti.

Sul piano tecnico, l’animazione è di altissimo livello, come da tradizione Illumination. I colori brillanti, le espressioni facciali dettagliate e il design dei personaggi rendono l’esperienza visiva coinvolgente e gradevole. La regia si mantiene funzionale, senza particolari guizzi artistici, ma con una chiara attenzione a rendere il tutto facilmente fruibile dal pubblico più giovane.

Da segnalare il buon doppiaggio italiano, in particolare la performance di Alessandro Gassmann, voce del Grinch. Presente anche alla conferenza stampa romana per la presentazione del film, Gassmann ha sottolineato l’importanza dei temi affrontati: accettazione della diversità, empatia e cambiamento. “Il Grinch è diverso, è verde, è solo, ma è attraverso la gentilezza di una bambina che riesce a ritrovare l’amore e l’appartenenza”, ha dichiarato l’attore, spiegando anche quanto si sia emozionato durante il doppiaggio. La sua interpretazione risulta convincente e aggiunge sfumature al personaggio, rendendolo più umano e accessibile.

La versione originale vanta invece la voce di Benedict Cumberbatch, che offre una performance raffinata e ben calibrata, riuscendo a trasmettere l’ironia e la malinconia del personaggio in modo efficace.

Dal punto di vista tematico, Il Grinch non si limita a essere una semplice storia natalizia. Affronta con leggerezza ma consapevolezza il tema dell’emarginazione, della solitudine e del potere trasformativo della gentilezza. Tuttavia, lo fa in modo molto misurato, quasi timido, evitando scelte narrative più coraggiose. Ne risulta un film godibile, ma che lascia poco spazio alla sorpresa o alla riflessione profonda.

In conclusione, Il Grinch versione Illumination è una pellicola che centra il proprio obiettivo principale: intrattenere il pubblico, grandi e piccoli, con una favola visivamente accattivante, ironica e dal messaggio positivo. Non è un capolavoro né una reinterpretazione rivoluzionaria, ma funziona. È un film che si lascia guardare con piacere, specialmente nel periodo natalizio, grazie anche alla sua atmosfera calda e al lieto fine rassicurante. Forse manca di mordente rispetto a trasposizioni precedenti, ma guadagna punti per la sua leggerezza e per l’attenzione all’aspetto emotivo. Un prodotto ben confezionato, perfetto per una serata in famiglia durante le festività.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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