La recensione di: Il Professore e il Pazzo, un viaggio tra genio, follia e conoscenza con Mel Gibson e Sean Penn.
Il regista P.B. Shemran, è lo pseudonimo con il quale lo sceneggiatore e produttore cinematografico iraniano Farhad Safinia, autore dello script di “Apocalypto” e della serie televisiva “Boss”, firma “Il Professore e il Pazzo”, un racconto che non solo porta sul grande schermo la vera storia della creazione dell’ambizioso progetto di compilazione dell’Oxford English Dictionary, bensì, scavando negli animi dei due protagonisti, mostra il labile e sottile confine tra genio e follia, con il confronto tra i due uomini, in cui la pazzia, l’omicidio, l’ignoranza e il caos rappresentano l’oscurità, e la sanità mentale, la conoscenza e l’ordine incarnano la luce.
Due figure animate da una straordinaria passione, provenienti da esperienze ed esistenze opposte, ma accomunate dal medesimo ardore che ha cambiato per sempre il corso e la visione della letteratura, che trovano nei rispettivi interpreti un’affascinante e intensa trasposizione cinematografica.
Mel Gibson e Sean Penn, per la prima volta insieme sul grande schermo, danno vita a due personaggi complessi e carismatici. Gibson interpreta il Professor James Murray, l’uomo che nel 1857 ha dato vita al monumentale dizionario, nonostante non avesse mai conseguito un titolo di studio elevato, un autodidatta geniale, la cui passione per la lingua e la conoscenza lo spinge a imbarcarsi in un’impresa apparentemente impossibile. Sean Penn, invece, veste i panni dell’ex ufficiale dell’esercito statunitense Dr. W.C. Minor, un uomo profondamente tormentato dai fantasmi della guerra, tanto da uccidere erroneamente un innocente padre di famiglia. La sua mente, afflitta da paranoie e deliri, lo condanna a una vita di sofferenza interiore, mentre il suo brillante intelletto lo rende un elemento essenziale per il completamento del dizionario.
Dichiarato incapace di intendere e di volere, Minor viene condannato a scontare la pena in un ospedale psichiatrico. Questo elemento della trama consente al film di offrire uno sguardo all’interno delle strutture psichiatriche di fine XIX secolo e, sebbene non in modo approfondito, sugli orrori delle tecniche utilizzate all’epoca per curare i disturbi mentali, mettendo in evidenza la limitata conoscenza scientifica dell’epoca in materia. Le condizioni disumane, le pratiche brutali e la totale mancanza di empatia nei confronti dei pazienti fanno da sfondo alla vicenda, aggiungendo ulteriore profondità al dramma personale di Minor.
“Quando Mel Gibson mi ha chiesto di adattare il libro di Winchester, data la complessità e l’entusiasmo che caratterizzano la storia, mi sono sentito euforico e scoraggiato” – afferma Shemran/Safinia – “Mentre scrivevo la sceneggiatura, ai notiziari si parlava del lancio da parte di Google del suo progetto ‘moon shot’, ossia scansionare su Internet ogni libro esistente, e contemporaneamente, Apple rilasciava il suo ultimo iPhone. Facebook permette di connetterci con chiunque vogliamo, e Wikipedia chiede a noi utenti comuni di contribuire a creare l’enciclopedia più completa mai concepita prima” – prosegue – “Ciò che avevo di fronte era una storia intensa e contemporanea, con speranze, ambizioni e lotte non solo simili a quelle di Zuckerberg, Jobs e Gates, ma che sembrano quasi anticiparne le azioni. Per questo è un film attuale e non un semplice dramma d’epoca.”
La narrazione si snoda tra momenti di forte impatto visivo ed emotivo: dall’inseguimento iniziale di Minor che anticipa il tragico delitto nei bassifondi londinesi, alla frenesia della squadra di redattori guidata da Murray, fino al toccante e inatteso legame di amicizia tra i due protagonisti. Il loro rapporto si evolve in modo complesso, oscillando tra rispetto, ammirazione e dipendenza reciproca. A completare il quadro, vi è la struggente e impossibile storia d’amore tra Minor e la vedova dell’uomo che ha ucciso, un elemento che aggiunge ulteriore drammaticità alla vicenda. Il dolore della donna, la sua iniziale rabbia e il lento processo di accettazione creano un arco narrativo intenso e coinvolgente, arricchendo ulteriormente la pellicola.
“Il Professore e il Pazzo” convince e coinvolge, emozionando e commuovendo grazie a una sceneggiatura solida e alla straordinaria interpretazione di due pesi massimi del cinema, Mel Gibson e Sean Penn. Il film non è solo una rappresentazione storica, ma anche una profonda riflessione sull’importanza della conoscenza e sul legame tra cultura e umanità. Un’opera che, attraverso la ricostruzione di una delle più grandi imprese linguistiche della storia, riflette sul valore della conoscenza, sulla redenzione e sulla fragilità della mente umana.
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Emanuela Giuliani
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