immagine e sceneggiatura biopic jackie

Jackie, l’eleganza del dolore della sceneggiatura del film di Pablo Larrain

La sceneggiatura completa di Jackie, il biopic diretto da Pablo Larrain e con protagonista Natalie Portman.

Diretto dal regista cileno Pablo Larraín, Jackie è stato presentato in concorso alla 73ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura e ricevuto tre nomination agli Oscar: Miglior colonna sonora, Migliori costumi e Miglior attrice protagonista a Natalie Portman.

Uscito nei cinema nel 2016, intimo e complesso, Jackie restituisce con straordinaria delicatezza uno dei momenti più drammatici della storia americana contemporanea. Concentrandosi infatti su un arco temporale molto ristretto, racconta i giorni immediatamente successivi all’assassinio del presidente John F. Kennedy, attraverso lo sguardo di sua moglie, Jacqueline Kennedy. Lontano dal classico racconto celebrativo, il film esplora l’interiorità della protagonista, offrendo un ritratto sfaccettato di una donna travolta dal dolore e dal peso della memoria, ma determinata a controllare e dirigere la narrazione pubblica del suo lutto.

La sceneggiatura, che potete leggere qui JACKIE, scritta da Noah Oppenheim, si distingue per la sua struttura non lineare, che intreccia passato e presente in un mosaico di ricordi, frammenti di conversazioni, interviste e immagini iconiche. L’intervista che Jackie concede al giornalista della rivista Life, Theodore H. White, costituisce l’ossatura narrativa del film, da cui si diramano flashback e confessioni che offrono al pubblico una visione profonda e ambigua del personaggio. Oppenheim riesce, non senza difficoltà, a umanizzare una figura storica senza rinunciare alla sua aura simbolica: Jackie è madre, vedova, figura pubblica, custode della memoria presidenziale e architetta di un mito.

immagine sceneggiatura jackie

A supporto di questa scrittura raffinata, la regia sobria e controllata di Pablo Larraín adotta uno stile quasi documentaristico, alternando primi piani strettissimi a sequenze oniriche, in cui la macchina da presa sembra fluttuare insieme ai pensieri della protagonista. La ricostruzione visiva è maniacale, dai costumi all’arredamento, fino alla fotografia fredda e desaturata, che trasmette il senso di smarrimento e solitudine che pervade l’intero film.

L’interpretazione di Natalie Portman è centrale, e rappresenta una delle performance più intense della sua carriera. Non si limita a imitare Jacqueline Kennedy, ma ne cattura l’essenza, la voce, i movimenti, le esitazioni e l’autocontrollo dietro cui si cela un dolore immenso. La Portman incarna una donna che lotta per non essere travolta dalla tragedia, per restare padrona della narrazione e lasciare al mondo un’immagine di dignità e compostezza, anche nel momento del crollo.

Jackie è un’opera che riflette sul ruolo della memoria, sul potere della narrazione e sull’identità femminile nel cuore della storia americana. Distante dal melodramma e dalla retorica, il film è elegante e malinconico, trattando il dolore con pudore e intelligenza.


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