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John Wick: l’evoluzione di un mito dell’action moderno

John Wick, l’evoluzione di un mito dell’action moderno che ha ridisegnato il genere con protagonista Keanu Reeves.

Nato da un’idea di Derek Kolstad e introdotto al pubblico nel 2014 con l’omonimo film diretto da Chad Stahelski, John Wick si è rapidamente affermato come uno dei franchise cinematografici d’azione più influenti e innovativi del XXI secolo. Con il carismatico Keanu Reeves nei panni dell’ex sicario dal passato tormentato, la saga ha ridefinito i canoni del genere, coniugando spettacolarità, estetica ricercata e un universo narrativo sorprendentemente ricco e coerente, diventato un mito moderno, capace di fondere western, noir e cinema orientale in una visione unitaria, personale e stilisticamente inconfondibile.

Dalla vendetta personale alla costruzione di un universo narrativo

Il primo film (John Wick, 2014) si apre con una premessa semplice quanto potente: un uomo distrutto dalla perdita della moglie riceve in dono un cucciolo, ultimo simbolo d’amore e umanità. Quando quel legame viene spezzato da un atto gratuito di violenza, John Wick torna alla sua vecchia vita, svelando gradualmente la portata di un mondo criminale nascosto ma rigorosamente regolato.

Quello che inizialmente sembra un classico revenge movie evolve in qualcosa di molto più ambizioso: una mitologia urbana con regole proprie, simbolismi e un’etica interna che richiama le società segrete dei romanzi d’avventura. I successivi capitoli – John Wick: Capitolo 2 (2017), Parabellum (2019) e John Wick 4 (2023), espandono questa struttura, trasformando l’universo del protagonista in una rete globale di luoghi, codici e gerarchie.

La Gran Tavola (High Table), ad esempio, assume una valenza quasi mistica, mentre il Continental Hotel diventa un microcosmo della neutralità armata, un luogo sospeso tra sacro e profano dove il sangue non può essere versato. Ogni film aggiunge livelli alla narrazione, portando lo spettatore sempre più dentro a una realtà parallela, affascinante e coerente, dove l’azione è solo la punta dell’iceberg.

Estetica, tecnica e innovazione: una nuova grammatica dell’action

La saga di John Wick ha imposto una nuova grammatica visiva e coreografica per il cinema d’azione contemporaneo. Lontano dal caos visivo del quick cutting, Chad Stahelski, ex stuntman e coreografo, opta per inquadrature ampie, coreografie fluide e lunghe sequenze senza interruzioni, che permettono al pubblico di “sentire” ogni colpo, ogni movimento, ogni rischio corso dal protagonista.

L’estetica è raffinata: le luci al neon, l’architettura monumentale, la composizione simmetrica delle inquadrature e i riferimenti all’arte contemporanea e alla cultura orientale rendono ogni scena riconoscibile. C’è una forte componente barocca nell’uso dello spazio e del colore, con combattimenti che si svolgono in sale museali, sale degli specchi, discoteche industriali o gallerie d’arte, trasformando ogni location in un set teatrale.

Il franchise ha anche reso iconico il cosiddetto “gun-fu”, uno stile di combattimento che fonde armi da fuoco e arti marziali con una fluidità quasi coreografica. Ispirato da registi asiatici come John Woo e dalle tradizioni del kung fu e del jiu-jitsu, il gun-fu di John Wick ha fissato nuovi standard tecnici e artistici, imponendo un modello imitato in molti altri film successivi, da Extraction a Nobody.

John Wick come archetipo moderno dell’anti-eroe

John Wick non è un semplice giustiziere, ma un anti-eroe tragico, immerso in un mondo che ha contribuito a costruire e che ora cerca invano di abbandonare. La sua è una continua tensione tra fuga e ritorno, tra il desiderio di pace e la violenza inevitabile. Wick è un personaggio archetipico: ha il silenzio del samurai, l’onore del cavaliere errante e l’efficacia spietata del killer addestrato.

Il suo abbigliamento, il completo nero impeccabile, la cravatta stretta, la barba incolta, è diventato un’icona di stile, ma è anche una sorta di armatura moderna, dietro cui nasconde un dolore irrisolto, e la sua espressione impassibile e malinconica lo rende un personaggio di poche parole, ma di grande impatto emotivo, capace di comunicare molto anche nel silenzio.

Questa figura ha colpito l’immaginario collettivo, diventando soggetto di cosplay, meme, fan art e analisi psicologiche. John Wick è oggi uno dei pochi personaggi contemporanei capaci di unire pubblico generalista e nicchie più esigenti, diventando un vero simbolo transgenerazionale.

Impatto culturale e transmedialità

Il successo di John Wick non si limita al cinema: il franchise ha generato una rete di contenuti transmediali che lo rendono uno dei mondi narrativi più attivi dell’industria dell’intrattenimento. Oltre ai fumetti, videogiochi (John Wick Hex), spin-off e la miniserie The Continental, è in arrivo Ballerina – un film che esplorerà nuove prospettive femminili all’interno dello stesso universo.

L’impegno di Keanu Reeves ha avuto un ruolo centrale in questa affermazione, e la sua dedizione negli allenamenti (jiu-jitsu brasiliano, tiro tattico, acrobazie) ha alzato l’asticella per gli attori action, ispirando una nuova generazione di performer a integrare preparazione atletica, credibilità scenica e rigore interpretativo. L’attore ha saputo incarnare non solo il personaggio, ma anche un’idea di disciplina e integrità rara nel panorama hollywoodiano.

Culturalmente, il franchise ha anche alimentato riflessioni su temi come la solitudine, il codice d’onore, il destino e la redenzione, spesso trascurati nel cinema d’azione mainstream. La saga ha spinto in avanti i limiti del genere, mostrando come anche un film d’azione possa essere autoriale e filosofico.

La nuova frontiera dell’action

John Wick ha dimostrato come una trama essenziale possa trasformarsi in un’opera ricca e affascinante, capace di ridefinire i canoni del cinema d’azione contemporaneo. Quello che inizia come una semplice storia di vendetta si sviluppa in una mitologia urbana articolata, fatta di codici, rituali e simboli, dove convergono suggestioni noir, epiche e orientali.

In un panorama spesso dominato da effetti digitali e produzioni seriali, la saga si distingue per aver riportato al centro la fisicità dell’attore e la precisione coreografica. Le scene d’azione, costruite con rigore tecnico e visivo, rinunciano al montaggio convulso in favore di lunghe inquadrature che permettono di seguire ogni movimento, restituendo allo spettatore un’esperienza intensa e immersiva.

Ma John Wick colpisce anche per la sua profondità narrativa. Il protagonista incarna una figura tragica, silenziosa e determinata, guidata da un codice d’onore che lo pone a metà tra il samurai e il cavaliere errante. I suoi scontri non sono solo fisici: sono il riflesso di un conflitto interiore, di una lotta contro un passato che non smette di perseguitarlo. La violenza, in questo contesto, assume un significato quasi rituale: è un linguaggio con cui esprimere una necessità morale e identitaria.

A livello produttivo, John Wick rappresenta un caso raro: un franchise originale, non tratto da romanzi o fumetti, che ha conquistato il pubblico grazie a una visione coerente e ben definita. La sua forza risiede nell’equilibrio tra spettacolarità e stile, tra intrattenimento e costruzione di un universo narrativo credibile e magnetico capace di fondere estetica e contenuto in modo armonico. John Wick non è semplicemente un sicario in cerca di vendetta: è il simbolo di una nuova idea di eroe, sospeso tra dolore, lealtà e desiderio di redenzione.

In un’epoca segnata da saghe inflazionate e formule ripetitive, la serie si distingue per originalità, rigore e coerenza, guadagnandosi un posto duraturo nell’immaginario collettivo. John Wick è, a tutti gli effetti, la nuova frontiera del cinema d’azione.

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Emanuela Giuliani


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