Jumanji, dal libro al film cult, racconta un gioco magico che trasforma la realtà, affrontando paure e percorsi di crescita personale.
Immagina un gioco da tavolo capace di trasformare la realtà in un’avventura pericolosa e imprevedibile: questo è l’universo di Jumanji, il film tratto dall’omonimo albo illustrato di Chris Van Allsburg (1981), che trasforma il racconto breve e simbolico in un’epica avventura cinematografica, perfetta per un pubblico familiare ma con un’intensità capace di sorprendere anche gli spettatori più grandi.
La trama si sviluppa attorno a un gioco misterioso che, a ogni lancio di dado, scatena nel mondo reale i pericoli della giungla. Nel 1969 il giovane Alan Parrish rimane intrappolato all’interno del gioco, e solo ventisei anni dopo i fratelli Judy e Peter Shepherd riescono a liberarlo accidentalmente. Da quel momento inizia una serie di eventi sempre più caotici e spaventosi e, per ristabilire l’ordine, i protagonisti devono completare la partita, affrontando le proprie paure e vivendo un percorso di crescita personale che li cambierà per sempre.
Volti e paure: chi è chi in Jumanji
In Jumanji i personaggi principali svolgono un ruolo fondamentale nel trasmettere i temi della crescita, della paura e della responsabilità. Alan Parrish, interpretato da Robin Williams, è il fulcro della narrazione: da bambino timido e insicuro viene improvvisamente catapultato in un mondo ostile che lo costringe a crescere senza il tempo necessario per farlo gradualmente. Il suo ritorno alla realtà, dopo anni trascorsi nel gioco, rappresenta un vero e proprio confronto con il passato e con i traumi irrisolti dell’infanzia. Attraverso Alan, il film mostra come solo affrontando le proprie paure sia possibile maturare e andare avanti.
Accanto a lui c’è Sarah Whittle, amica d’infanzia profondamente segnata dall’esperienza di Jumanji. La sua vita è rimasta sospesa nel tempo a causa del senso di colpa e del trauma psicologico provocati dalla scomparsa di Alan. Sarah incarna le conseguenze emotive del gioco e dimostra come la paura, se non affrontata, possa bloccare una persona e impedirle di vivere pienamente.
I fratelli Judy e Peter Shepherd rappresentano invece il punto di vista dell’infanzia, la loro curiosità e iniziale incoscienza, riattivano il gioco, e proprio grazie a loro si sviluppa un percorso di crescita e responsabilizzazione. Nel corso della storia, entrambi imparano infatti a collaborare, a prendere decisioni difficili e ad assumersi le conseguenze delle proprie azioni, maturando rapidamente.
Infine, Van Pelt, il cacciatore che perseguita Alan, non è solo un antagonista fisico, ma una personificazione delle paure interiori del protagonista. Sempre presente e minaccioso, rappresenta l’angoscia che Alan cerca di evitare, ma che è costretto ad affrontare per poter concludere il gioco. In questo senso, Van Pelt diventa il simbolo dell’ostacolo finale da superare per raggiungere la maturità e la liberazione dal passato.
Paura, tempo e seconde possibilità
Uno dei temi centrali in Jumanji è quello della paura legata al processo di crescita, che non viene presentata come qualcosa da evitare, bensì come un passaggio inevitabile per maturare. Tutti i personaggi sono costretti a confrontarsi con le proprie insicurezze: Alan deve affrontare il senso di colpa per la scomparsa e il dolore legato all’abbandono dei genitori, mentre Judy e Peter imparano a gestire la responsabilità delle proprie azioni, superando l’istintiva voglia di giocare senza pensare alle conseguenze. In questo modo, la paura diventa uno strumento di cambiamento e crescita personale.
Un altro tema fondamentale è quello del tempo e delle seconde possibilità. In Jumanji il passato e presente si intrecciano continuamente, e il finale suggerisce che, affrontando finalmente le proprie paure e completando il gioco, i protagonisti possano riscrivere il proprio destino. Questa visione offre un messaggio positivo, secondo cui coraggio e consapevolezza possono portare a una seconda occasione per rimediare agli errori e ai traumi del passato.
Il gioco da tavolo assume infine un forte valore simbolico, diventando una metafora della vita stessa. Come nella vita, non è possibile interrompere la partita o sottrarsi alle difficoltà: per andare avanti è necessario portare il gioco fino alla fine, accettando le conseguenze delle proprie scelte. Ogni lancio di dadi rappresenta una decisione che genera effetti imprevedibili, proprio come accade nella realtà.
Innovazione cinematografica tra reale e fantastico
Jumanji rappresentò un importante passo avanti per il cinema degli anni Novanta. Al momento della sua uscita, il film si distinse per l’uso innovativo degli effetti speciali digitali, che permisero di integrare in modo credibile elementi fantastici all’interno di ambientazioni reali. Gli animali della giungla, le piante invasive e i fenomeni naturali generati dal gioco furono realizzati combinando computer grafica ed effetti pratici, creando un forte impatto visivo e contribuendo a rendere tangibile la minaccia che invade la quotidianità dei personaggi. Questa fusione tra reale e fantastico è uno degli elementi stilistici più caratteristici del film.
Un ruolo fondamentale è svolto anche dalla regia di Rob Reiner, che utilizza un ritmo incalzante e una messa in scena dinamica per mantenere alta la tensione narrativa. Le inquadrature e il montaggio accompagnano lo spettatore in un crescendo di pericolo e meraviglia, alternando momenti di avventura a scene più intime e riflessive.
La colonna sonora composta da James Horner contribuisce in modo decisivo all’atmosfera del film. Le musiche oscillano tra toni epici, misteriosi e inquietanti, sottolineando sia il fascino magico del gioco sia la costante sensazione di pericolo. Il commento musicale amplifica le emozioni dello spettatore, creando una tensione continua che accompagna l’evoluzione della storia e ne rafforza il carattere fantastico.
Curiosità dal set
La lavorazione di Jumanji è stata segnata da diversi aneddoti interessanti che mostrano quanto il film fosse ambizioso e complesso da realizzare. Innanzitutto, Robin Williams, noto per la sua energia travolgente, si immerse completamente nel personaggio di Alan Parrish, improvvisando spesso battute e comportamenti che venivano poi inseriti nelle scene finali. La sua capacità di bilanciare comicità e drammaticità fu determinante per il tono unico del film.
Gli effetti speciali, innovativi per l’epoca, furono una vera sfida. Le scene in cui animali e piante della giungla invadono la casa furono realizzate con una combinazione di animatronics, CGI e stunt, e richiesero ore di preparazione per garantire sicurezza e realismo. Ad esempio, gli alligatori e i coccodrilli animatronici dovevano muoversi in modo credibile e interagire con gli attori senza creare rischi, una vera impresa tecnica.
Un’altra curiosità riguarda la scena in cui Alan cade nella giungla e rimane intrappolato nel gioco per ventisei anni: per rendere credibile il suo isolamento e la trasformazione fisica, Robin Williams seguì una dieta controllata e fu truccato quotidianamente per simulare l’invecchiamento e la trascuratezza del personaggio.
Infine, molte delle scene più complesse furono girate in set interni costruiti appositamente per ospitare gli effetti della giungla in espansione, con pannelli mobili e meccanismi idraulici per simulare il movimento degli alberi e delle piante. Questo mix di creatività scenografica e tecnologia contribuì a rendere Jumanji un film memorabile, capace di fondere reale e fantastico in modo spettacolare.
Jumanji tra cultura pop e valori universali
Jumanji ha lasciato un’impronta duratura nella cultura popolare, diventando un vero e proprio cult generazionale, in gran parte grazie all’interpretazione intensa e versatile di Robin Williams, capace di trasmettere sia il senso di meraviglia sia le emozioni più profonde del suo personaggio.
Il successo del film ha aperto la strada a nuove produzioni legate al suo universo: un sequel spirituale, Zathura, che trasferisce la stessa dinamica fantastica in un contesto spaziale, e un reboot moderno, Jumanji: Welcome to the Jungle (2017), seguito poi da The Next Level (2019), che aggiornano la storia alle esigenze di un pubblico contemporaneo, mantenendo però i temi fondamentali del gioco come metafora della vita.
Oltre a essere un’avventura spettacolare, Jumanji si distingue per la sua profondità emotiva, offrendo una riflessione sul coraggio, sull’infanzia perduta e sulla necessità di affrontare le proprie paure per crescere. Questa combinazione di intrattenimento e significato simbolico ha permesso al film di rimanere rilevante nel tempo, continuando a parlare tanto ai bambini quanto agli adulti, trasmettendo valori universali attraverso un racconto fantastico e coinvolgente.
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Emanuela Giuliani






