The Shape of Water – La Forma dell’Acqua, la recensione dell’affascinante favola diretta da Guillermo del Toro.
“L’acqua prende la forma di tutto ciò che la contiene in quel momento e, anche se l’acqua può essere così delicata, resta anche la forza più potente e malleabile dell’universo. Vale anche per l’amore, non è vero? Non importa verso cosa lo rivolgiamo, l’amore resta sé stesso sia verso un uomo, una donna o una creature.”
The Shape of Water – La Forma dell’Acqua diretto dal visionario Guillermo del Toro e scritto insieme a Vanessa Taylor, è molto più di una semplice favola cinematografica: è un inno all’amore che sboccia laddove il mondo si rifiuta di guardare, è una gemma cinematografica sospesa tra sogno e denuncia sociale capace di fondere il fantastico con il reale in un equilibrio poetico di straordinaria forza visiva ed emotiva.
Siamo nell’America della Guerra Fredda, epoca di paure invisibili e conflitti latenti, dove ogni deviazione dallo standard è motivo di sospetto. In questo contesto plumbeo e soffocante si muove Elisa Esposito (interpretata da una memorabile Sally Hawkins), una donna muta la cui voce è stata spenta dalla vita, ma non la sua capacità di percepire, sentire e amare, lavora come inserviente in un centro di ricerca governativo, conducendo una vita fatta di silenzi abitati da gesti teneri, routine solitarie e piccoli rituali quotidiani che testimoniano un’anima ricca, delicata, nascosta agli occhi del mondo.
L’equilibrio precario della sua esistenza viene spezzato dall’arrivo di una enigmatica creatura anfibia, catturata in Amazzonia e trattata come un oggetto da studiare, sezionare, controllare. Intrappolata in una vasca, minacciata dalla crudeltà fredda dell’uomo, incarnata dallo spietato colonnello Strickland di Michael Shannon, la creatura rappresenta tutto ciò che il potere teme: il diverso, l’incomprensibile, l’indomabile, ma dove gli altri vedono un mostro, Elisa vede un riflesso: una creatura sola, ferita e incompresa come lei.
Nasce così una relazione che sfida ogni logica e trascende le barriere del linguaggio, del corpo, della specie. Un amore puro, silenzioso, essenziale, un incontro di anime che si riconoscono nell’imperfezione, che si completano nei rispettivi vuoti. Insieme, si muovono in una danza silenziosa che sovverte le leggi della biologia e della morale convenzionale. Insieme, creano uno spazio sospeso dove finalmente è possibile essere, semplicemente.
Con The Shape of Water, del Toro costruisce una narrazione stratificata, intessuta di simbolismi, riferimenti cinematografici classici e atmosfere rétro, ogni inquadratura è una composizione pittorica, ogni nota della colonna sonora, firmata da Alexandre Desplat, è un sussurro che accompagna l’inesprimibile. Il film si muove tra generi con grazia: è al contempo una fiaba romantica, una critica sociale, un thriller, un tributo al cinema del passato e una riflessione sul presente.
Il vero cuore pulsante del film, però, è la sua capacità di trasformare l’atto di amare in un gesto rivoluzionario. L’amore che unisce Elisa e la creatura è un atto di ribellione contro l’indifferenza, un’affermazione di bellezza in un mondo che premia la conformità e punisce la vulnerabilità. Il loro legame è un’utopia che diventa possibile, uno spiraglio di luce in un universo che pare votato all’oscurità.
“Lui non sa cosa mi manca né che sono incompleta. Lui mi vede per ciò che sono, come sono, ed è felice di vedermi ogni volta…”
In questa frase, sussurrata con l’intensità di una confessione sacra, si condensa tutta la potenza poetica del film: la sete universale di essere visti e amati senza riserve, di essere accolti non nonostante ciò che siamo, ma proprio per ciò che siamo.
The Shape of Water – La Forma dell’Acqua è stato acclamato dalla critica e insignito del Leone d’Oro alla 74ª Mostra del Cinema di Venezia, oltre a ricevere 13 candidature agli Oscar, aggiudicandosi quattro premi, tra cui quello per Miglior Film e Miglior Regia, arriverà nelle sale italiane il 14 febbraio, una data simbolicamente perfetta per una storia che celebra l’amore nella sua forma più pura, indomita, irriducibile. A completare l’opera, anche l’uscita del l’omonimo romanzo, scritto da Guillermo del Toro in collaborazione con Daniel Kraus, che ne espande l’universo narrativo e ne approfondisce le sfumature, offrendo un’esperienza ancora più immersiva e viscerale.
In un mondo che spesso alza muri, The Shape of Water ci invita a costruire ponti. Ci ricorda che la diversità non è una minaccia, ma una promessa, e che a volte, è proprio nei margini della realtà che sboccia la verità più luminosa.
“Incapace di percepire la forma di Te, ti ritrovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore, umilia il mio cuore, perché tu sei ovunque.”
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Emanuela Giuliani
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