Nelle sale solo dal 3 al 5 novembre con Nexo Studios La Grande Paura di Hitler. Processo all’Arte Degenerata.
Arriverà nelle sale come evento speciale solo il 3, 4, 5 novembre LA GRANDE PAURA DI HITLER – PROCESSO ALL’ARTE DEGENERATA, il film diretto da Simona Risi, su soggetto di Didi Gnocchi che firma la sceneggiatura con Sabina Fedeli e Arianna Marelli e con la voce narrante di Claudia Catani, prodotto da 3D Produzioni e distribuito in esclusiva da Nexo Studios. Le prevendite apriranno a partire dall’8 ottobre e l’elenco delle sale sarà a breve disponibile su nexostudios.it.
A partire dalla mostra Arte degenerata organizzata nel 2025 dal Musée Picasso di Parigi, il documentario ripercorre l’esposizione voluta dal regime nazista a Monaco nel 1937 per screditare l’arte moderna, definita “degenerata”. Obiettivo: cancellare artisti come Matisse, Beckmann, Van Gogh, Dix, Chagall, Picasso, Modigliani.
Le loro opere furono rimosse dai musei tedeschi, distrutte, vendute o esposte in mostre denigratorie. Il documentario ricostruisce anche l’asta del 30 giugno 1939 alla Galleria Fischer di Lucerna, dove molti capolavori furono venduti e il ricavato incamerato dal regime nazista.
LA GRANDE PAURA DI HITLER – PROCESSO ALL’ARTE DEGENERATA Il documentario ricostruisce, a partire dall’esposizione parigina, le origini della campagna nazista contro le avanguardie artistiche. Il regime hitleriano non si limitò ad attaccare la pittura moderna, ma colpì anche musica (jazz, atonalità), architettura (Bauhaus, funzionalismo) e letteratura modernista, ritenute minacce all’ideologia nazista.
Attraverso materiali d’archivio, interviste a curatori, studiosi e storici, il film indaga le ragioni politiche e culturali alla base della repressione dell’arte “degenerata” e racconta il destino, spesso tragico, degli artisti perseguitati. Le avanguardie rappresentavano la complessità e le contraddizioni dell’uomo moderno, in netto contrasto con l’estetica nazista di purezza, ordine e bellezza classica.
Il documentario evidenzia come la censura artistica fosse parte di una visione più ampia: dal 1933 il regime attuò leggi razziali, sterilizzazioni forzate e roghi di opere d’arte, libri e spartiti. L’arte moderna veniva vista come veicolo di “contaminazione”, associata al diverso: ebrei, omosessuali, malati mentali, bolscevichi.
Un’opera che invita a riflettere su come l’arte e il pensiero critico restino, ancora oggi, strumenti fondamentali di libertà e resistenza. Il film include interventi di esperti internazionali tra cui Cécile Bargues, Johann Chapoutot, Norman Foster, Giovanni Dall’Orto, Luigi Zoja e molti altri.