La Storia Fantastica, cult del 1987 diretto da Rob Reiner, è una fiaba indimenticabile che incanta spettatori di tutte le età.
Immagina un film capace di far ridere, sognare e trattenere il fiato allo stesso tempo: La storia fantastica (The Princess Bride), diretto da Rob Reiner nel 1987 e tratto dall’omonimo romanzo di William Goldman, è proprio questo. Difficile da definire con un solo genere, il film mescola abilmente fiaba fantasy, avventura, commedia romantica e parodia dei classici racconti cavallereschi, creando un mondo che conquista sia bambini sia adulti, offrendo a ciascuno il suo livello di magia e ironia.
Uno degli aspetti più originali è la struttura a cornice: la fiaba prende vita mentre un nonno legge il libro al nipote malato, permettendo agli spettatori di entrare e uscire dal racconto con la consapevolezza di trovarsi in un mondo sospeso tra fantasia e realtà. Al centro della storia, l’amore tra Westley e Buttercup affronta prove ardue tra separazioni, inganni e rapimenti, culminando nel matrimonio forzato con il Principe Humperdinck. Tra duelli, incontri straordinari e colpi di scena, il film mantiene sempre un tono leggero e ironico, giocando con i cliché delle storie cavalleresche senza mai smontarli completamente.
L’amore, l’identità e il potere della fiaba
Al cuore de La storia fantastica c’è l’amore vero, quello ideale e fiabesco, lontano dai sentimenti quotidiani. Westley e Buttercup incarnano questa purezza: lui rappresenta la fedeltà assoluta, lei la fiducia totale. La celebre frase “Come desideri” diventa il simbolo di un amore che si manifesta attraverso i gesti e il sacrificio, più che con le parole. Il film ci ricorda che l’amore autentico si costruisce nel tempo, con azioni sincere e piccoli gesti di dedizione.
Il viaggio dell’eroe assume un significato più emotivo che epico: le prove affrontate da Westley — dalla morte apparente al ritorno, fino agli ostacoli più inaspettati — riflettono le sfide che ogni relazione reale deve superare. La sua resurrezione diventa così simbolo della forza dell’amore, capace di superare anche la morte, e in questo modo, la fiaba classica viene reinterpretata con ironia, senza perdere mai la sua magia.
Il tema dell’identità emerge potentemente attraverso Inigo Montoya, il cui intero mondo è dominato dal desiderio di vendicare la morte del padre, e la sua celebre frase rituale mostra come il passato possa imprigionare una persona. Solo compiendo la vendetta Inigo riesce a immaginare un futuro diverso, insegnando che dolore e giustizia non possono essere l’unico fondamento di una vita piena.
Anche gli ambienti riflettono simbolicamente i temi della storia: il Pantano del Fuoco rappresenta le paure interiori e gli ostacoli inevitabili del percorso di crescita, mentre il castello di Humperdinck simboleggia un potere vuoto e privo di legittimità. Il principe, meschino e codardo, incarna un’autorità basata sulla menzogna e non sul valore.
La cornice narrativa, con il nonno che legge al nipote, sottolinea invece il potere delle storie: esse offrono conforto, insegnano valori e permettono di affrontare paura e scetticismo, anche chi inizialmente è disinteressato finisce per lasciarsi coinvolgere, dimostrando che le fiabe, se sincere, parlano a tutti. Così La storia fantastica diventa molto più di un intrattenimento: riflette su amore, identità, memoria e potere dell’immaginazione, dimostrando che la semplicità narrativa può essere straordinariamente efficace.
La regia di Rob Reiner: equilibrio e semplicità
Il successo del film passa anche per la regia di Rob Reiner, che conferisce al racconto un’identità chiara e riconoscibile. Reiner mantiene un equilibrio perfetto tra generi diversi: commedia, avventura, romanticismo e azione si fondono senza strappi, creando un’esperienza leggera ma emotivamente coinvolgente.
Uno degli aspetti più incisivi della sua regia è la semplicità visiva. Reiner evita effetti spettacolari e scenografie eccessive, privilegiando movimenti essenziali e ambientazioni che richiamano le fiabe classiche, così lo spettatore può concentrarsi su personaggi, relazioni e significato della storia, senza distrazioni, con i dialoghi rapidi, ironici e memorabili, e mai mai forzati. La regia accompagna la parola senza sovrastarla, rendendo naturali anche le frasi più note, dando spessore ai personaggi, e gli attori completa il quadro con interpretazioni non caricaturali non scadendo nell’eccesso. Il risultato è un tono coerente, che permette al pubblico di immedesimarsi pur riconoscendo l’ironia.
Grazie a queste scelte, Reiner trasforma una fiaba letteraria in un film dinamico e vivo, capace di resistere al tempo. La sua regia dimostra che la semplicità, guidata da una visione chiara, può raccontare storie destinate a rimanere nell’immaginario collettivo.
Curiosità dal set
Il dietro le quinte de La storia fantastica è quasi magico quanto la storia stessa. Il ruolo di Westley fu affidato a Cary Elwes dopo una lunga selezione, mentre Robin Wright aveva solo vent’anni quando interpretò la perfetta Buttercup. Mandy Patinkin, che vestì i panni di Inigo Montoya, rese ogni sua battuta memorabile e si impegnò tantissimo nelle scene di duello, diventando subito un personaggio iconico.
I duelli più celebri del film furono girati senza trucchi digitali: gli attori si allenarono per settimane con maestri di scherma per rendere ogni movimento credibile e spettacolare. La famosa frase “Come desideri”, simbolo dell’amore tra Westley e Buttercup, nacque quasi per caso sul set e diventò un tormentone che gli attori ripetevano anche fuori dalle riprese.
Un altro elemento speciale del film è la cornice narrativa: raccontare la fiaba attraverso la lettura del nonno al nipote malato permise alla storia di parlare a più generazioni: i bambini si appassionano all’avventura, mentre gli adulti apprezzano l’ironia e il gioco con la narrazione. Curiosamente, quando uscì nel 1987, il film non ebbe un grande successo al botteghino, ma col tempo è diventato un classico amato da generazioni di spettatori, crescendo insieme al suo pubblico.
Le battute, come “Mi chiamano Inigo Montoya, tu hai ucciso mio padre, preparati a morire”, sono entrate nell’immaginario collettivo, così come le scenografie. Nonostante l’atmosfera medievale, molte scene furono girate in California, combinando paesaggi naturali e set costruiti con cura per creare un mondo fiabesco credibile, senza effetti digitali. Tutto questo mostra come La storia fantastica non sia solo un film divertente, ma un’opera realizzata con attenzione e intelligenza, capace di emozionare a ogni età e diventare un vero cult senza tempo.
Il segreto di un cult senza tempo
La storia fantasticaè un film unico che bilancia sincerità emotiva e ironia. Reiner non prende in giro il genere fantasy, lo osserva con affetto, giocando con le sue regole senza smontarle, e l’umorismo nasce dal contrasto tra situazioni epiche e dialoghi brillanti, mentre le emozioni rimangono sincere e i pericoli concreti all’interno della fiaba.
Il film è diventato un cult perché cresce insieme al suo pubblico: da bambini è un’avventura romantica, da adulti si apprezzano ironia, struttura narrativa e gioco intelligente con i generi. La storia fantastica invita a credere nel potere delle storie con leggerezza e intelligenza, dimostrando che semplicità e profondità possono convivere, e che le fiabe, quando sono ben raccontate, diventano immortali.
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Emanuela Giuliani






