Lady Bird – Recensione

Lady Bird – Recensione

Christine McPherson (Saoirse Ronan), originaria di Sacramento, California, è la protagonista, attorno cui ruota e si sviluppa l’irriverente pellicola diretta da Greta Gerwig: Lady Bird, eccentrico, e provocatorio soprannome scelto dalla liceale, decisamente sopra le righe, preda del vortice dei turbamenti tipici adolescenziali, alla ricerca del giusto percorso in grado di placare l’impazienza di sperimentare nuove emozioni, ed esaudire, o appagare, il desiderio di emergere distinguendosi.

La regista, ispirandosi alla propria esperienza di vita, racconta la complicata, obbligata fase di transizione, il cui compito è quello di traghettare ogni ragazza nella dimensione adulta della donna, mostrandone non solo il tipico passaggio del legame conflittuale materno, dalla medesima forte personalità, necessario affinché complicità, fiducia e confidenza possano instaurarsi raggiungendo un saldo equilibrio, ed accuratamente rappresentato con decisa incisività, ma anche il tentativo di essere notata, ed accolta, da coloro ritenuti “popolari”, confrontandosi con le difficoltà di un ambiente scolastico non conforme alla sua visione di essere.

La convinzione che la ristretta immagine della realtà  circostante, soffochi pensieri e sogni del suo animo ribelle, spinge Lady Bird a riporre le speranze di raggiungere il suo obbiettivo, a una ferma presa di posizione, conducendola ad infrangere, e voltare le spalle,  all’amicizia sincera, ed alla delusione per aver confuso il primo approccio affettivo fisico per l’amore della vita, ignorando ogni consiglio ed insegnamento familiare, fino a giungere al termine della travagliata evoluzione, riconoscendo, ed attribuendo, a quest’ultimi la dovuta e giusta importanza, percependone finalmente il calore, il conforto, la sicurezza e la fiducia, che essi racchiudono, acquisendo di conseguenza, una matura responsabilità.

Lady Bird, attira e coinvolge, focalizzando l’attenzione sulla storia, miscelando bene rispetto e sfrontatezza, non eccedendo nell’estremizzare la rappresentazione del comune passaggio di crescita, già vincitrice di due Golden Globe e candidata a ben sei Premi Oscar, è senza dubbio un opera perfettamente riuscita.

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