La recensione di: Last Night in Soho, il nuovo film diretto da Edward Wright in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia.
Atteso nelle sale statunitensi il 22 ottobre 2021, il thriller psicologico diretto da Edgar Wright, Last Night in Soho, ha subito un ritardo, slittando al 29 ottobre, ma prima di arrivare al pubblico ha fatto il suo debutto mondiale alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e al Toronto Film Festival, dove ha suscitato un grande interesse. Distribuito da Focus Features e scritto da Wright insieme a Krysty Wilson-Cairns, il film è ambientato nell’iconico quartiere londinese di Soho, un luogo che lo stesso Wright ha dichiarato di aver scelto per raccontare una Londra mai esplorata prima nei suoi lavori.
La protagonista, Eloise (interpretata da Thomason McKenzie), è una giovane sognatrice che aspira a diventare una fashion designer. La sua vita subisce una svolta quando, misteriosamente, si ritrova catapultata negli anni Sessanta, dove incontra Sandie (Ana Taylor-Joy), una seducente aspirante cantante. Le due donne, legate da una connessione profonda, iniziano un gioco di specchi che le porta ad affrontare un crescente disvelarsi di misteri, sogni infranti e oscuri segreti. Il glamour iniziale degli anni ’60 si scontra presto con un lato più sinistro, trascinando Eloise in un incubo che si fa sempre più oscuro e inquietante.
Edgar Wright, celebre per la sua capacità di mescolare generi e stili, ha dichiarato di voler esplorare un thriller psicologico che si distaccasse dai suoi lavori precedenti, e in particolare di voler omaggiare il cinema di grandi maestri come Dario Argento, Mario Bava e Alfred Hitchcock. In Last Night in Soho, Wright immerge lo spettatore in una Londra vibrante, ma anche inquietante, capace di esprimere tanto fascino quanto paura. La scelta della musica degli anni ’60 gioca un ruolo cruciale, non solo per la sua potenza emotiva, ma anche per il suo legame personale con il regista, che ha vissuto la sua adolescenza immerso nelle canzoni di quel periodo.
Le performance degli attori sono una delle chiavi di lettura del film. Anya Taylor-Joy, nei panni di Sandie, regala una performance magnetica e affascinante, incarnando perfettamente la sensualità e la vulnerabilità della sua figura. L’attrice ha sottolineato come il personaggio di Sandie rappresenti un viaggio verso la ricerca di un posto nel mondo, un tema che risuona con la sua esperienza personale nel mondo del cinema, dove ha dovuto trovare la sua strada. Anche Matt Smith e Michael Ajao contribuiscono con interpretazioni solide, sebbene i loro ruoli siano leggermente più marginali.
La regia di Wright è caratterizzata da un uso sapiente della musica e delle luci, elementi che accentuano l’atmosfera claustrofobica e misteriosa del film. Tuttavia, nonostante l’iniziale promessa di un thriller psicologico intrigante e avvincente, la trama si trasforma progressivamente in un horror psicologico che perde parte della sua forza narrativa. La suspense che aveva catturato l’attenzione del pubblico, infatti, si dissolve in una sequenza di eventi che diventano via via più prevedibili, togliendo una certa originalità e portando il film a un finale che, pur mantenendo una certa tensione, non riesce più a sorprendere completamente.
In conclusione, Last Night in Soho si conferma un’opera interessante, che affascina per la sua estetica anni ’60, per l’uso della musica e per la cura nei dettagli visivi. Tuttavia, la sua evoluzione in un horror meno misterioso e più convenzionale ne indebolisce l’impatto complessivo. La voglia di riscatto della protagonista e il suo desiderio di trovare la propria strada sono il cuore del film, ma il mistero e la suspense, purtroppo, si perdono nel corso della narrazione. Nonostante questo, resta un’esperienza cinematografica visivamente potente e con alcune interpretazioni di grande valore.
Nei cinema italiani dal 4 novembre, Last Night in Soho è un viaggio intrigante nel passato che, purtroppo, perde un po’ della sua magia a causa di una trama che non riesce a mantenere la stessa forza per tutta la durata del film.
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Emanuela Giuliani
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