Le pistolere reinventa il western europeo con Brigitte Bardot e Claudia Cardinale, tra ironia, mito e protagoniste femminili forti.
Nel panorama del western europeo, Le pistolere (Les Pétroleuses, 1971) di Christian-Jaque si distingue per la sua originalità. Unendo avventura, commedia e parodia, il film offre una lettura insolita di un genere tradizionalmente dominato da protagonisti maschili, mettendo al centro della storia, ambientata nel Texas di fine Ottocento, due figure femminili carismatiche: Brigitte Bardot e Claudia Cardinale, la cui presenza definisce l’intero sviluppo narrativo.
Su questo sfondo prende forma una vicenda costruita attorno al confronto tra due mondi opposti: da un lato una comunità agricola stabile e organizzata, dall’altro una banda di fuorilegge nomadi e ribelli. Il conflitto, inizialmente legato a questioni economiche e territoriali, evolve gradualmente verso una collaborazione forzata, evidenziando come le differenze tra le due leader costituiscano il vero motore del racconto, il cui tono leggero e ironico prepara il terreno per un’analisi dei personaggi che privilegia il contrasto più che il realismo.
Maria e Louise: due visioni del West
All’interno della narrazione, Maria Sarrazin rappresenta il primo dei due poli fondamentali del racconto. Interpretata da Claudia Cardinale, è una figura profondamente radicata nel territorio e nella comunità che guida, non solo per il ruolo formale che ricopre, ma anche per l’atteggiamento con cui lo esercita. Capofamiglia dei Sarrazin, Maria incarna stabilità e continuità, diventando un punto di riferimento saldo, capace di coniugare autorità, pragmatismo e senso di responsabilità.
Solidità che si manifesta soprattutto nel modo in cui affronta i conflitti: Maria non cerca lo scontro come affermazione di forza personale, ma come strumento necessario per tutelare i propri interessi e garantire il futuro della comunità. L’interpretazione di Cardinale rafforza questa caratterizzazione, attraverso uno stile misurato e concreto che restituisce un’autorità credibile e mai ostentata, che rende Maria un termine di paragone essenziale, quando poco dopo entra in scena il suo opposto complementare: Louise detta “Frnchie King”.
In netto contrasto con la dimensione ordinata di Maria, Luoise, figlia di un celebre bandito, guida una banda di fuorilegge composta dalle sorelle e vive ai margini della legge, seguendo un’esistenza nomade e anticonvenzionale. Il suo ingresso segna un cambio di registro evidente, introducendo un’energia più istintiva, irregolare e provocatoria, che rompe l’equilibrio precedentemente instaurato.
Brigitte Bardot imprime a Louise il suo fascino inconfondibile, trasformandola in una figura più simbolica che realistica, e a differenza di Maria, agisce d’impulso, sfida apertamente le regole e fa della ribellione un tratto identitario. Tuttavia, questa forza comporta anche un limite: nelle sequenze di azione tipiche del western, il personaggio risulta meno ancorato alla concretezza del contesto.
Ma è proprio questo contrasto l’elemento centrale del film, con il passaggio dallo scontro all’alleanza tra Maria e Louise che permette così di leggere Le pistolere come il confronto tra due modelli femminili distinti: una leadership razionale e responsabile, orientata alla costruzione e alla continuità, e una concezione della libertà individuale spinta fino all’anticonformismo.
Dialettica che non si limita ai personaggi, ma si riflette anche nelle scelte interpretative delle attrici: la Cardinale adotta uno stile sobrio e coerente con l’ambientazione western, mentre la Bardot punta su una presenza scenica più istintiva e spettacolare. In tal senso però il film non invita lo spettatore a scegliere tra le due, bensì le mette in costante relazione, trasformando le loro differenze in una risorsa narrativa che abbraccia temi più ampi.
Femminismo e dinamiche di genere
In relazione alle tematiche, il confronto tra Maria e Luoise apre una riflessione più profonda sulle dinamiche di genere, ribaltando alcuni stereotipi del western classico mostrando donne capaci di combattere e prendere decisioni strategiche, mentre gli uomini vengono relegati a ruoli marginali o caricaturali. Questo ribaltamento sorprende e diverte lo spettatore, introducendo un’ironia sottile che diventa uno dei marchi distintivi del film che però non assume mai una forma apertamente polemica.
Le pistolere non decostruisce radicalmente il genere né propone una denuncia esplicita della sottomissione femminile, al contrario, affida la riflessione sull’emancipazione femminile al gioco e alla comicità, proponendo un femminismo “alleggerito”, presente simbolicamente, ma privo di intenti militanti. Maria e Louise, di fatto, pur autonome e capaci di guidare gruppi, affermano la loro forza attraverso situazioni spesso comiche o paradossali, smorzando il potenziale conflittuale del messaggio e rendendo il film più accessibile a un pubblico variegato.
Il ricorso alla parodia consente di mantenere un equilibrio sottile tra innovazione e tradizione: le protagoniste dominano la scena senza rinnegare del tutto le convenzioni del genere. In questo contesto, l’indipendenza femminile viene inserita in un ambiente in cui il conflitto di genere si scioglie tra cooperazione, ironia e lieto fine.
Curiosità dal set
La lavorazione de Le Pistolere fu segnata da episodi curiosi e aneddoti che riflettono sia la personalità delle protagoniste sia lo spirito leggero del film. Brigitte Bardot e Claudia Cardinale, pur condividendo il ruolo di protagoniste femminili forti, avevano approcci molto diversi alla recitazione: la Bardot prediligeva l’improvvisazione e la spontaneità, spesso reinterpretando le battute sul momento, mentre la Cardinale lavorava con maggiore precisione e attenzione alla coerenza del personaggio, creando un interessante contrasto sul set che si riflette chiaramente sullo schermo.
Il regista Christian-Jaque, consapevole di queste differenze, incoraggiava le attrici a dialogare attraverso le loro contrapposizioni, sfruttando la tensione creativa come elemento narrativo. Alcune scene d’azione furono girate più volte per adattarsi allo stile istintivo della Bardot, con effetti spesso comici non previsti in sceneggiatura, che contribuirono all’ironia generale del film.
Tra le curiosità più note c’è il modo in cui furono girate le sequenze con la banda di Louise: molte delle attrici secondarie erano realmente esperte di equitazione e addestramento con le armi, mentre altre impararono direttamente sul set, creando situazioni spontanee e talvolta imprevedibili. Questo mix di abilità reali e improvvisazione aumentò il realismo scenico, pur mantenendo la leggerezza del tono parodico.
Infine, il film rappresenta un piccolo laboratorio di moda e costume western: Bardot e Cardinale indossarono abiti concepiti per combinare autenticità storica e glamour cinematografico. I costumi, insieme alle scenografie vivaci, contribuirono a rendere le protagoniste figure memorabili, simboli di forza femminile e stile, e ancora oggi oggetto di ammirazione tra gli appassionati di cinema europeo.
Un western al femminile tra equilibrio e contrasto
Alla sua uscita, Le Pistolere suscitò opinioni contrastanti: la presenza di Bardot e Cardinale attirò il pubblico, ma la critica evidenziò le difficoltà della sceneggiatura nel bilanciare elementi western e comici.
Con il tempo, però, il film ha conquistato un posto nella memoria cinefila come esempio curioso e rappresentativo di un periodo particolare del cinema europeo. Il suo valore non risiede tanto nella perfezione narrativa, quanto nella capacità di proporre un western al femminile, sperimentando con leggerezza e ironia figure centrali forti e diverse tra loro, che conservano ancora oggi tutto il fascino dell’opera.
Senza ambire a rivoluzionare il genere, Le Pistolere offre uno spaccato originale del western europeo, dimostrando come l’interesse di un film possa derivare tanto dalle sue innovazioni quanto dalla capacità di far convivere differenze e contrasti in modo creativo.
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Emanuela Giuliani





