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Maleficent: oltre la maledizione, il viaggio di una cattiva

La saga di Maleficent reinventa la fiaba classica, raccontando dal punto di vista della ‘cattiva’ un viaggio tra dolore, redenzione e potere.

E se il “cattivo” fosse davvero il protagonista della storia? I film Maleficent (2014 e 2019), a tal proposito ribaltano la classica fiaba de La Bella Addormentata nel Bosco, raccontandola dal punto di vista della potente Malefica, interpretata da Angelina Jolie, la cui presenza magnetica e la mimica intensa danno vita a un personaggio di rara profondità nel cinema per famiglie. Tra magia, effetti speciali spettacolari e scenografie da sogno, i film affrontano temi come trauma, resilienza, identità e perdono, trasformando la fiaba in un’avventura emotiva e moderna.

Pur ispirandosi alla fiaba originale, la saga infatti la reinventa completamente concentrandosi sul punto di vista della “cattiva”. Malefica, simbolo del male assoluto nella versione tradizionale, diventa così un personaggio complesso le cui azioni nascono da ferite profonde e ingiustizie subite. L’universo delle creature fatate si arricchisce di corvi parlanti, fate guerriere e draghi, ciascuno con un ruolo simbolico che riflette le emozioni e i dilemmi dei protagonisti. La magia stessa diventa espressione della psiche: maledizioni, poteri e incantesimi non sono semplici elementi fantastici, ma strumenti per esplorare rabbia, paura e protezione.

In questo modo, la saga offre una lettura più adulta e psicologicamente ricca, in cui l’antagonista diventa protagonista della propria storia, ridefinendo il concetto di eroismo e cattiveria.

Dal dolore alla redenzione

L’arco narrativo di Malefica attraversa un percorso di evoluzione morale e affettiva che va ben oltre la semplice vendetta. Nel primo film, il tradimento subito da Stefan diventa non solo un trauma personale, ma anche il motore di riflessioni più profonde su fiducia, inganno e resilienza. La maledizione contro Aurora, inizialmente percepita come un atto di pura vendetta, si trasforma gradualmente in un gesto di cura, segno della capacità di Malefica di aprirsi alla compassione e all’empatia. In questa trasformazione, il film mostra come il dolore possa diventare uno strumento di crescita interiore: la sofferenza di Malefica non la annienta, ma la rende capace di comprendere e proteggere un’altra vita, ribaltando il concetto di “cattiveria” assoluta tipico della fiaba classica.

Il secondo film amplia lo scenario, intrecciando drammi personali e tensioni geopolitiche: il conflitto tra regno umano e mondo fatato richiede a Malefica saggezza strategica, diplomazia e lungimiranza. La maternità scelta viene elevata a simbolo di leadership e responsabilità morale, dimostrando che la forza non risiede solo nei poteri magici, ma anche nella capacità di mediare, negoziare e guidare.

Tematiche, a cui si aggiungono quelle legate alla memoria e al perdono: le cicatrici del passato continuano a pesare, ma la capacità di rielaborarle consente a Malefica di costruire legami nuovi e di superare rancori antichi. L’evoluzione del suo personaggio suggerisce che la vera redenzione passa attraverso la comprensione reciproca, l’unità e la collaborazione, piuttosto che la vendetta o l’isolamento, e mostra come il potere morale possa essere più trasformativo della magia stessa. La storia mette in luce come il processo di guarigione emotiva richieda tempo, coraggio e volontà di apertura verso gli altri, rendendo Malefica non solo una figura di potenza, ma anche di empatia e resilienza.

La complessità dei personaggi di Maleficent

I personaggi della saga non sono figure statiche: evolvono attraverso esperienze, conflitti e relazioni, mostrando motivazioni complesse e spesso contraddittorie. Malefica, magistralmente interpretata da Angelina Jolie, unisce una forza fisica straordinaria a una vulnerabilità emotiva profonda. La recitazione di Jolie utilizza non solo il dialogo, ma anche gesti, sguardi, posture e il movimento delle ali per raccontare la tensione interna e l’evoluzione del personaggio. Dal primo film, in cui è dominata dal dolore e dalla vendetta, al secondo, in cui assume un ruolo di guida e mediatrice tra mondi diversi, Malefica diventa una figura di equilibrio tra potere, empatia e responsabilità, dimostrando come la leadership possa nascere dalla saggezza e dall’esperienza emotiva.

Aurora, interpretata da Elle Fanning, attraversa un percorso parallelo di maturazione: da simbolo di innocenza e purezza, capace di catalizzare la redenzione di Malefica, diventa una donna autonoma, politicamente consapevole e pronta a fare scelte complesse per il bene del regno. La sua crescita non è solo personale, ma anche simbolica, rappresentando l’evoluzione della leadership femminile in un contesto fiabesco modernizzato.

Stefan incarna le conseguenze delle azioni passate e il peso dei conflitti generazionali, passando da figura antagonista puramente negativa a uomo segnato dalle proprie scelte, mentre i nuovi personaggi introdotti nel secondo film, dai sovrani alle creature magiche, arricchiscono l’universo narrativo con alleanze, tensioni e compromessi. Queste dinamiche mostrano come le scelte individuali siano interconnesse con l’equilibrio collettivo, trasformando la saga in un racconto di responsabilità, collaborazione e interdipendenza.

Inoltre, la saga analizza le relazioni affettive e sociali, con l’amicizia, l’amore, la lealtà e il conflitto che si intrecciano, influenzando la crescita morale e psicologica dei personaggi. Questa stratificazione rende l’universo di Maleficent più realistico e coinvolgente, andando oltre il semplice schema della fiaba classica e proponendo figure tridimensionali, capaci di suscitare empatia, riflessione e ammirazione anche in un pubblico adulto.

Maleficent: dal mito alla rinascita

Dimenticate la fiaba che credevate di conoscere: Maleficent ribalta ogni aspettativa, mostrando che la “cattiveria” non è innata, ma spesso il frutto di traumi, incomprensioni e pressioni esterne. Malefica non è solo una villain: è coraggio, protezione e perdono. Tra magia mozzafiato, introspezione psicologica e dettagli curatissimi, la saga trasforma una storia fantastica in un viaggio emozionale intenso, ridefinendo i confini tra bene e male e consacrando Malefica come una delle figure più indimenticabili del cinema moderno per famiglie.

Ciò che rende la saga davvero unica è la capacità di fondere spettacolo visivo e profondità emotiva: ogni scena, ogni scelta narrativa, riflette le sfumature del carattere di Malefica e dei personaggi che la circondano. Non si tratta semplicemente di “eroi” e “cattivi”, ma di individui complessi alle prese con desideri, paure e perdono. Questo approccio rende la storia accessibile e significativa sia per i bambini sia per gli adulti, offrendo spunti di riflessione sulla morale, sull’empatia e sulla resilienza. L’incanto diventa così uno strumento per esplorare sentimenti autentici, creando un’esperienza cinematografica completa e coinvolgente.

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Emanuela Giuliani


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