Una madre, un figlio, e la condanna dell’emarginazione nella Roma del dopoguerra nel capolavoro di Pier Paolo Pasolini: Mamma Roma.
Mamma Roma, scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini nel 1962, è considerato uno dei capolavori del cinema italiano del dopoguerra. Secondo lungometraggio del regista, dopo Accattone, il film torna a raccontare la periferia romana, trasformandola in un potente simbolo della miseria, dell’emarginazione e della dura realtà economica di chi vive ai margini della società. Tuttavia, la periferia non è soltanto un’ambientazione: diventa il centro nevralgico di una riflessione più ampia e profonda sulla condizione umana, attraversata da contraddizioni sociali e psicologiche.
La protagonista, Mamma Roma, interpretata con intensità magistrale da Anna Magnani, è un’ex prostituta che sogna una nuova vita per sé e soprattutto per suo figlio Ettore. Decisa a lasciarsi alle spalle il passato, si reinventa come venditrice ambulante e si trasferisce in un quartiere popolare di recente costruzione, sperando di offrire al figlio un’esistenza più dignitosa. Ma il passato riaffiora con forza, e quando Ettore scopre la verità sulla madre, sprofonda in una spirale autodistruttiva che conduce alla tragedia. Il sogno di riscatto, perseguito con tenacia, si infrange contro una realtà crudele e ineluttabile.
Il film si configura come una lucida e impietosa analisi delle difficoltà sociali e psicologiche che affliggono i protagonisti. Pasolini parte da una vicenda individuale per parlare di un destino collettivo: quello delle classi marginali, condannate a una vita da cui è quasi impossibile affrancarsi. La figura di Mamma Roma è esemplare in tal senso: madre forte e determinata, ma anche fragile e segnata da una profonda solitudine. Vittima della stigmatizzazione sociale, è inseguita dal suo passato come da un’ombra, che le impedisce ogni reale possibilità di rinascita, il suo desiderio di cambiare è costantemente ostacolato da un sistema che non offre alcuna vera occasione di riscatto.
Dal punto di vista stilistico, Mamma Roma si muove tra realismo e simbolismo: Pasolini eredita l’estetica del neorealismo, utilizzando attori non professionisti, ambientazioni autentiche e uno stile registico asciutto ed essenziale. Ma al di là della denuncia sociale, il film si arricchisce di una dimensione poetica e allegorica e Roma non è solo lo sfondo della vicenda, ma un personaggio vivo e pulsante: le sue periferie, le strade sterrate, i palazzi anonimi diventano lo specchio di un’umanità smarrita, prigioniera di un’esistenza senza scampo.
Particolarmente forte è anche la componente religiosa e sacrale, con alcune scene, come quella in cui Ettore giace sul lettino con le braccia aperte, che evocano chiaramente l’iconografia della crocifissione. Pasolini attribuisce così una valenza tragica e universale alla sofferenza dei suoi personaggi, trasformando la storia di Mamma Roma in un moderno calvario: una passione laica, priva di redenzione, in cui non esiste salvezza ma solo la crudezza della condizione umana.
Anna Magnani offre un’interpretazione indimenticabile, restituendo tutta la complessità e l’ambivalenza del personaggio. Mamma Roma è una donna combattiva, animata da un amore materno viscerale, ma anche lacerata da un profondo senso di impotenza. La sua maternità è un sacrificio continuo, che però non basta a proteggere Ettore dalla brutalità del mondo, ed è proprio questa tensione tra la speranza di redenzione e la consapevolezza dell’impossibilità di cambiare il proprio destino a costituire il nucleo emotivo più intenso del film.
Mamma Roma è anche una riflessione sul rapporto tra identità e classe sociale. Pasolini mostra come l’appartenenza a una determinata condizione economica e culturale si trasformi in una condanna, non solo esteriore ma anche interiore e la marginalità è vissuta dai personaggi come una prigione dell’anima, dalla quale non si può fuggire. Il film ci parla così non solo delle ingiustizie sociali, ma anche del profondo impatto psicologico che queste esercitano sull’identità e sulle possibilità di cambiamento degli individui.
Con Mamma Roma, Pasolini realizza un’opera di straordinaria intensità, capace di fondere il linguaggio cinematografico con una profonda analisi sociale e umana. La tragedia che si consuma sullo schermo non riguarda soltanto la protagonista, ma si fa metafora universale della condizione umana, del conflitto tra speranza e destino, tra volontà di riscatto e l’opprimente forza delle strutture sociali. Sebbene ambientato nella Roma degli anni Sessanta, il film conserva una forza poetica e morale che lo rende ancora oggi attuale e necessario.
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Emanuela Giuliani