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Marty Supreme: come lo scenografo Jack Fisk ha ricreato la New York degli anni ’50 con Josh Safdie

Jack Fisk e Josh Safdie ricreano la New York anni ’50 in Marty Supreme, tra set storici e dettagli autentici fino al ping pong.

Jack Fisk, lo scenografo dietro alcuni dei film più iconici degli ultimi trent’anni, da Mulholland Drive di David Lynch a Il petroliere di Paul Thomas Anderson, porta la sua esperienza in Marty Supreme di Josh Safdie, ambientato nella New York degli anni ’50. Timothée Chalamet interpreta Marty Mauser, astuto campione di ping pong, in un’epoca che Fisk conosce bene: lui, infatti, visse in città nei primi anni ’60.

Lo scenografo, tre volte candidato all’Oscar e appena compiuti gli 80 anni, ha collaborato strettamente con Safdie per ricreare con rigore e precisione il mondo del film. Come riportato da Variety, anche i dettagli più minuti, come le palline da ping pong leggermente più piccole rispetto a quelle moderne, hanno richiesto attenzione. “Josh ha un’energia incredibile ed è un grande amante di New York. Io cercavo sempre di sorprenderlo, ma lui era sempre un passo avanti,” afferma Fisk.

Fisk, che ha lavorato con registi del calibro di Terrence Malick, Brian De Palma e Martin Scorsese, definisce entusiasmante questa nuova generazione di registi. Marty Supreme si muove tra il Lower East Side della New York anni ’50, con i suoi piccoli negozi e venditori ambulanti, e il Giappone, dove la troupe ha girato per due settimane. Le location del film includono il Plaza Hotel, l’Ambasciata Indonesiana di New York e la villa Woolworth sulla East 80th Street, sede dei personaggi interpretati da Gwyneth Paltrow e Kevin O’Leary. I tornei internazionali di ping pong sono stati ricreati alla Meadowlands Arena, nel New Jersey.

Fisk ha curato con Safdie scenografie chiave, come la sala da ping pong frequentata da Marty, ispirata al Broadway Table Tennis Club di Lawrence, che purtroppo non esiste più. Grazie a foto d’epoca e articoli di riviste come Look, il team ha potuto ricostruire fedelmente l’ambiente, fino ai murales dipinti a mano che decoravano il vecchio campo da minigolf al coperto. “Partiamo sempre dalla massima autenticità e poi adattiamo il set alle esigenze del film,” dice Fisk.

Anche Chalamet ha partecipato attivamente alla realizzazione delle scenografie, visitando set e location e osservando modelli e disegni. “Il suo entusiasmo era contagioso. Costruisco sempre set pensando agli attori, e lui ha sfruttato ogni dettaglio della nostra ricerca,” spiega Fisk.

Per ricreare il Lower East Side, lo scenografo ha dovuto affrontare sfide notevoli: molti edifici moderni avevano vetrate alte e graffiti, e i cartelli stradali erano diversi. La soluzione è stata costruire facciate modulari e sovrapporre strati di dettagli, dalle tende da sole alle vetrine dei negozi, fino a ottenere un risultato realistico e immersivo.

Gli interni sono stati girati in studio, mentre il negozio di scarpe è stato ricostruito perché l’edificio originale era pericolante. Fisk ha curato anche i colori, scegliendo tonalità vivaci tipiche degli anni ’50, evitando il bianco che “sembra contemporaneo e brucia la pellicola”.

Il torneo giapponese, uno dei momenti clou del film, è stato preparato con disegni e fotografie scambiati tra le troupe americana e giapponese. Dopo aver scelto una struttura per concerti fuori Tokyo, il team ha realizzato torri di bambù e riprodotto grafiche giapponesi. “Tutto si è sviluppato in modo naturale: il tavolo da ping pong, ispirato a un modello d’epoca, è arrivato in un lampo,” racconta Fisk.

Marty Supreme si conferma così un esempio di cura maniacale dei dettagli, grazie all’esperienza di Jack Fisk e alla passione di Safdie e del cast, che restituiscono una New York degli anni ’50 vivida e autentica sul grande schermo.


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