Michelangelo – Infinito, la recensione, quando l’arte cerca l’eterno

La recensione di Michelangelo – Infinito, il nuovo progetto targato Sky Arte evento speciale al cinema dal 27 settembre.

“Tutte le opere che Michelangelo fece sono così angosciosamente oppresse che paiono volersi spezzare da sole. Quando divenne vecchio giunse a spezzarle davvero. L’arte non l’appagava più. Voleva l’infinito.” Auguste Rodin

Queste parole di Rodin, potenti e struggenti, racchiudono il senso più profondo di Michelangelo – Infinito, il docufilm che porta sul grande schermo la figura titanica di Michelangelo Buonarroti, esplorandone non solo la grandezza artistica ma, soprattutto, la complessità interiore. Dopo i riusciti Caravaggio – L’anima e il sangue e Raffaello – Il principe delle arti, i medesimi autori e produttori – con Sky e Lucky Red – tornano al cinema con un’opera ambiziosa, pensata come evento speciale nelle sale, che cerca di fondere divulgazione storica ed emozione visiva.

Il regista Emanuele Imbucci sceglie di superare la forma classica del documentario per costruire un ibrido narrativo in cui finzione e realtà si contaminano, generando un linguaggio nuovo per raccontare l’arte. Il film mette in scena Michelangelo in due spazi simbolici: quello concettuale e quasi metafisico delle cave di marmo, dove il protagonista – interpretato con rigore e intensità da Enrico Lo Verso – riflette sul proprio vissuto, e quello storico in cui Giorgio Vasari (Ivano Marescotti), con tono affascinato e reverente, ne ricostruisce il percorso umano e artistico.

Questa struttura narrativa a doppio binario funziona bene, permettendo di alternare momenti più intimi e riflessivi ad altri più didascalici ma non meno coinvolgenti, con il supporto di una sceneggiatura che cerca sempre di restituire profondità, non solo cronologia.

Il vero protagonista resta, inevitabilmente, il patrimonio artistico lasciato da Michelangelo. Grazie a una straordinaria fotografia in 8K, il film cattura la forza plastica delle sculture – la Pietà, il David, le tombe medicee, la cupola di San Pietro – e la drammaticità della Cappella Sistina con uno sguardo che va oltre il dettaglio tecnico, cercando di restituirne l’anima. Le immagini sono accompagnate da una colonna sonora coinvolgente, firmata da Marco Frisina, che sottolinea e amplifica i momenti emotivamente più densi.

Ogni inquadratura è pensata per esaltare l’incredibile tensione tra materia e spirito che caratterizza l’arte di Michelangelo, quella lotta continua tra la perfezione formale e il bisogno inappagato di trascendere il mondo terreno per raggiungere l’assoluto.

Enrico Lo Verso riesce nell’impresa difficile di dare voce e corpo a un’icona apparentemente irraggiungibile. Il suo Michelangelo non è mai retorico: è tormentato, fiero, stanco, idealista, ma soprattutto profondamente umano. Ivano Marescotti, nei panni del Vasari, bilancia con ironia e meraviglia il tono del film, offrendo un punto di vista storico ma empatico, capace di accompagnare lo spettatore in un viaggio che non è solo culturale, ma anche esistenziale.

Determinante il lavoro di Cosetta Lagani, autrice del soggetto e direttore artistico del progetto, che sottolinea come questo docufilm nasca dalla volontà di creare un nuovo genere cinematografico dedicato all’arte, accessibile ma non banale, emozionante e accurato. Il coinvolgimento di storici dell’arte ha permesso di mantenere il rigore scientifico, senza sacrificare il ritmo narrativo e la costruzione empatica del racconto.

Michelangelo – Infinito non è un film perfetto: a tratti risente di un’eccessiva idealizzazione del protagonista, e il tumulto interiore che accompagna Michelangelo per tutta la vita avrebbe meritato uno sviluppo più approfondito. Tuttavia, la potenza visiva, la cura nella ricostruzione e l’originalità della messa in scena fanno di questo lavoro un’opera affascinante e coraggiosa. Un film che riesce a trasmettere la sensazione di essere di fronte a qualcosa di eterno, proprio come le opere del suo protagonista.

Come lo stesso Michelangelo afferma nel film: “Ho avuto una vita per capire che la pietra non va piegata al volere dell’uomo. Avevo vinto la mia sfida: con le mie sole mani ed un trapano ad arco avevo estratto dal marmo la vita eterna.”

In definitiva, Michelangelo – Infinito è un tributo sincero e coinvolgente al genio di un uomo che ha cercato, per tutta la vita, di scolpire l’infinito nella materia, e che, forse, ci è riuscito.

© Riproduzione Riservata

Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

6


Pubblicato

in

da

Tag: