Morto Stalin se ne fa un altro

Morto Stalin, se ne fa un altro – Recensione

MORTO STALIN, SE NE FA UN ALTRO – Recensione

Joseph Stalin, tiranno e leader supremo, dell’oramai ex Unione Sovietica, colpito da emorragia cerebrale il 28 febbraio 1953, cade a terra privo di vita, la squadra di ministri, al suo fianco fino a quel momento, priva di scrupoli e umanità, dichiarò la scomparsa, ufficializzandola, il 2 marzo 1953, tempo in cui ognuno di loro mise in atto il personale piano per ottenere, e conquistare, la prestigiosa posizione di comando.

Morto Stalin, se ne fa un altro, liberamente ispirato al romanzo grafico: La morte di Stalin di Fabien Nury e Thierry Robin, attraverso un originale rappresentazione ironico grottesca, della veritiera cruda realtà dei fatti, diretta, dallo scozzese di origine italiane, Armando Iannucci, è un’opera assolutamente vincente e magnetica.

La costruzione narrativa, veloce e brillante, della sceneggiatura scritta da David Schneider, Ian Martin, Peter Fellows e il medesimo regista, estremizzando, con un tagliente, e perspicace, tratto caricaturale, le caratteristiche individuali delle figure protagoniste, permette loro di imporsi incisivamente con decisione, raccontando lo sviluppo dei concitati eventi successivi al decesso, non scivolando nel ridicolo, dosando bene sarcasmo e dramma, senza ometterne la brutalità, trasmettendo, facendone percepire a pieno, la frenesia suscitata dalla corsa verso l’ambita vetta, da parte dei maggiori pretendenti, ossia l’astuto Nikita Khrushchev (Steve Bushemi), Vyacheslav Molotov (Micheal Palin), il vice di Stalin Georgy Malenkov (Jeffrey Tambor), e il capo dei servizi segreti Lavrentiy Berija (Simon Russel Beale).

Ulteriori note positive sono la fotografia di Zac Nicholson, la quale esprime e sottolinea la tensione della cupa atmosfera, a cui si contrappone piacevolmente il ritmo, a tratti allegro andante, delle musiche della colonna di sonora di Christopher Willis, che ne attenua la ruvidità degli ovvi colori freddi del periodo si terrore, il tutto completato dall’accurata scenografia di Cristina Casali ed i costumi di Suzie Harman.

Il lungometraggio di Iannucci, conferma di essere una perfetta commedia comico noir, centrando pienamente l’obiettivo facendo emergere, chiaramente, il diabolico, perverso, sottile fascino esercitato dal potere, valorizzando, e focalizzando, l’insensato volere di affermare la propria supremazia, le cui azioni cruente vengono, ignobilmente, giustificate dalla maschera del falso ideale di libertà, e promessa di un sicuro e proficuo cambiamento e miglioramento generale, visione quest’ultima, tutto sommato, che rispecchia la situazione dell’attuale società, in cui dilagano sentimenti di intolleranza, avidità e arroganza.

Morto Stalin, se ne fa un altro, presentato al Toronto International Film Festival come film di apertura della sezione Platform, e al Torino Film Festival, distribuito da I Wonder, del cui cast fanno parte anche: Jason Isaac, nelle vesti del Generale, dal pugno di ferro, Zhkov, Paddy Considine nel Compagno Andryev di Radio Mosca, Andrea Riseborough e Rupert Friend rispettivamente nelle ruoli di Svetlana e Vasily Stalin, figli del despota, e Olga Kurylenko pianista con il cuore colmo di odio causa lo sterminio della propria famiglia, Maria Yudina, supera ampiamente le aspettative, stupendo e coinvolgendo fino all’ultimo minuto, arriverà nelle sale cinematografiche a partire dal 4 gennaio 2018.

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