Il viaggio nel tempo tra risate, nostalgia e criminalità di Non ci resta che il crimine diretto da Massimiliano Bruno.
“Non ci resta che il crimine” è una commedia che riesce a mescolare ironia, azione, elementi fantastici e una buona dose di nostalgia per gli anni ’80. Diretto da Massimiliano Bruno, il film racconta la storia di tre amici di lunga data — Moreno, Giuseppe e Sebastiano — che nel 2018 decidono di lanciarsi in un’idea bizzarra quanto affascinante: organizzare un tour criminale nei luoghi storici della Banda della Magliana a Roma. Vestiti con abiti d’epoca e armati di entusiasmo, i tre iniziano questa nuova attività con più speranze che certezze, ma qualcosa di imprevisto sconvolge i loro piani: si ritrovano improvvisamente catapultati nel 1982, proprio durante i Mondiali di calcio in Spagna.
Il film parte da un’idea semplice ma efficace: il viaggio nel tempo diventa un pretesto per giocare con epoche diverse, per mettere a confronto due generazioni e per calare i protagonisti in un’epoca che avevano conosciuto solo da giovani, ma mai da adulti e in piena consapevolezza. Il grande colpo di scena, però, è l’incontro con Renatino, il boss della famigerata banda, interpretato da un sorprendente Edoardo Leo. I tre amici, divisi tra la voglia di tornare al presente e la tentazione di sfruttare le loro conoscenze future per fare soldi con le scommesse clandestine, si ritrovano intrappolati in una realtà pericolosa, in cui il confine tra gioco e crimine si fa sempre più sottile.
Massimiliano Bruno ha voluto sperimentare con questo film, mescolando stili e generi in modo volutamente irriverente. L’omaggio a film cult come “Non ci resta che piangere” di Benigni e Troisi è evidente fin dal titolo, ma il regista ha anche voluto richiamare l’atmosfera dei polizieschi anni ’70 e l’estetica di “Romanzo Criminale”. L’uso di tecniche cinematografiche come lo split-screen, lo zoom sui primi piani e le riprese dal basso contribuisce a restituire l’atmosfera vintage del periodo, mentre il montaggio e la colonna sonora tengono alto il ritmo e accompagnano il pubblico in un viaggio pieno di colpi di scena.
La sceneggiatura, scritta dallo stesso Bruno insieme a Nicola Guaglianone, Andrea Bassi e Menotti, riesce a bilanciare bene i momenti comici con quelli più tesi. C’è un’ironia che nasce dalla differenza tra il presente e il passato, tra ciò che i protagonisti sanno e ciò che i personaggi del 1982 ignorano. Questo gioco temporale crea situazioni esilaranti, ma anche momenti di riflessione su quanto le cose siano cambiate, o forse, su quanto certe dinamiche siano rimaste immutate.
Il cast è uno dei punti forti del film. Marco Giallini interpreta Moreno, un uomo cinico e scafato, perfettamente a suo agio nei panni del “cialtrone” convinto di avere sempre tutto sotto controllo. Alessandro Gassmann è Sebastiano, il più ingenuo dei tre, un personaggio che diverte per la sua spontaneità e goffaggine. Gianmarco Tognazzi nei panni di Giuseppe è il timido che trova il coraggio di emergere. Edoardo Leo è la vera sorpresa: il suo Renatino è un personaggio duro e minaccioso, ma anche grottescamente divertente, capace di incutere timore e suscitare risate allo stesso tempo. Ilenia Pastorelli, nel ruolo di Sabrina, la compagna del boss, è magnetica e sensuale, ma anche furba e manipolatrice, una figura che sfrutta la sua bellezza per ottenere potere in un mondo dominato dagli uomini.
Il film ha anche una componente tecnica curata con attenzione. La fotografia di Federico Schlatter restituisce colori e luci tipici degli anni ’80, ma senza perdere la freschezza visiva del cinema contemporaneo. Il montaggio di Luciana Pandolfelli, rapido e dinamico, evita tempi morti e mantiene viva la tensione narrativa. La colonna sonora di Maurizio Filardo è il tocco finale che dà personalità al film, con brani che richiamano sonorità dell’epoca e accompagnano con coerenza emotiva lo sviluppo della storia.
“Non ci resta che il crimine” è una commedia intelligente che non si limita a far ridere, ma porta lo spettatore a riflettere sul tempo, sulle scelte, e su quanto spesso il passato venga mitizzato. È un film che diverte, sorprende e coinvolge grazie a un mix ben calibrato di umorismo, azione e nostalgia. Una pellicola che non ha paura di osare, giocando con i generi e con le epoche, e che riesce a rendere omaggio a un certo cinema italiano senza risultare mai banale. Una prova coraggiosa per Massimiliano Bruno e un’esperienza godibile per il pubblico, che troverà in questo film una ventata di originalità nel panorama della commedia italiana.
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Emanuela Giuliani
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