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Ogni maledetta domenica: la sceneggiatura del film di Oliver Stone

La sceneggiatura di Ogni maledetta domenica, il film diretto da Oliver Stone tra football, potere e sopravvivenza.

Diretto da Oliver Stone nel 1999, Ogni maledetta domenica è uno dei film sportivi più incisivi e ambiziosi del cinema moderno. Al di là dell’adrenalina delle partite e della spettacolarità delle azioni in campo, trova il suo punto di forza in una narrazione stratificata e potente, capace di raccontare molto più di uno sport.

Scritta da John Logan, Daniel Pyne e dallo stesso Stone, la sceneggiatura — che potete leggere qui: OGNI MALEDETTA DOMENICA — si ispira in parte al libro You’re Okay, It’s Just a Bruise dell’ex giocatore Pat Toomay, offrendo così uno sguardo spietato e autentico sul dietro le quinte della National Football League.

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Allenatori, atleti, dirigenti e medici si muovono all’interno di un sistema che riflette le contraddizioni dell’America contemporanea, con al centro Tony D’Amato (Al Pacino), coach veterano alle prese con una generazione che non riconosce più il valore dell’esperienza. Accanto a lui, la giovane e determinata Christina Pagniacci (Cameron Diaz), erede di una storica franchigia, incarna un nuovo modello di leadership: aggressiva, spregiudicata, orientata al profitto. A completare il quadro c’è Willie Beamen (Jamie Foxx), giovane quarterback ribelle, che rappresenta sia il talento puro sia l’individualismo esasperato.

Ogni personaggio è delineato con precisione e complessità, attraverso l’esplorazione delle ambizioni personali, degli scontri generazionali e dei dilemmi etici in un mondo in cui la gloria è effimera e il fallimento sempre in agguato.

Uno degli elementi più memorabili è la qualità dei dialoghi, asciutti e incisivi. Il celebre monologo motivazionale di Tony nello spogliatoio – “La vita è un gioco di centimetri” – è un esempio perfetto di come il testo riesca a toccare corde universali, parlando tanto dello sport quanto della vita. Questo momento, diventato virale e ancora oggi citatissimo, racchiude l’anima del film: la battaglia quotidiana per non arrendersi.

Lontano dalla retorica del trionfo, il film mette in scena un football duro, fisico, caotico. Gli scontri in campo sono raccontati con un taglio quasi documentaristico, alternando immagini frenetiche e dialoghi nervosi che trasmettono la costante pressione cui sono sottoposti gli atleti. La sceneggiatura, in questo senso, non idealizza: mostra gli effetti degli infortuni, le manipolazioni mediche, il cinismo delle scelte dirigenziali, facendo emergere una realtà cruda e spietata.

Dietro la spettacolarità visiva, Ogni maledetta domenica è una riflessione profonda sul rapporto tra sport, potere e identità, denunciando come la cultura del profitto abbia contaminato anche l’agonismo, trasformando i giocatori in pedine sacrificabili.


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