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Okayu con umeboshi e erbe selvatiche, la ricetta ispirata al film Il ragazzo e l’airone

Okayu con umeboshi e erbe selvatiche, la ricetta ispirata al film Il ragazzo e l’airone, il capolavoro di Hayao Miyazki.

In Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron), Hayao Miyazaki ci conduce in un racconto intimo e poetico, che parla di perdita, crescita e trasformazione. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il giovane Mahito si trasferisce in campagna dopo la morte della madre in un incendio a Tokyo. Quel luogo tranquillo si rivela presto pieno di misteri: un mondo nascosto fatto di illusioni, creature enigmatiche e simboli che confondono i confini tra vita e morte.

Guidato da un airone grigio parlante, Mahito intraprende un viaggio onirico attraverso un regno sospeso tra sogno e realtà. È un percorso iniziatico, dove il dolore si trasforma in consapevolezza e la natura diventa presenza viva, accogliente e trasformativa. Come sempre nei film di Miyazaki, anche il cibo — semplice e radicato — diventa simbolo di connessione profonda con se stessi e con il mondo.

Ed è proprio da questa atmosfera — sospesa tra malinconia e guarigione — che nasce la ricetta ispirata al film: Okayu con umeboshi e erbe selvatiche.

L’okayu, o porridge di riso giapponese, è un piatto semplice e curativo, spesso servito nei momenti di convalescenza o malinconia. Nella sua essenzialità, racchiude il calore della casa e della terra, offrendo conforto al corpo e all’anima — proprio come i silenzi carichi di emozione che attraversano Il ragazzo e l’airone.

Lumeboshi, prugna salata e fermentata, aggiunge un sapore intenso e nostalgico, quasi pungente: un richiamo al passato che resta vivo dentro di noi. Le erbe selvatiche, raccolte nei campi, evocano invece il legame con la natura viva che accoglie Mahito e lo accompagna, silenziosamente, nel suo percorso di guarigione.

Nel film non c’è una scena in cui questo piatto viene cucinato, ma la sua presenza si sente: in una ciotola fumante, nel gesto quieto di una zia, nel profumo di riso che si mescola all’aria di campagna. È un piatto che parla senza bisogno di parole, proprio come l’opera di Miyazaki.

Un cibo per ritrovarsi

Questa ricetta non è solo un omaggio gastronomico: è un invito, a rallentare, a ricordare e a lasciarsi attraversare dalle emozioni come fa Mahito, con il coraggio di chi sa che anche nel dolore può germogliare qualcosa di nuovo.

Ingredienti (per 2 persone)

  • 100 g di riso bianco a grani corti (meglio se giapponese)
  • 800 ml di acqua
  • 2 prugne umeboshi (prugne salate giapponesi)
  • Qualche foglia di mitsuba, shiso o (in alternativa) prezzemolo o tarassaco
  • Un pizzico di sale (facoltativo)
  • Semi di sesamo tostati (opzionale)

Preparazione

La preparazione dell’okayu con umeboshi e erbe selvatiche è un gesto semplice e meditativo, quasi quanto il ritmo sospeso de Il ragazzo e l’airone. Si comincia lavando il riso sotto acqua fredda, strofinandolo delicatamente tra le mani finché l’acqua non risulta quasi limpida: un passaggio essenziale per ottenere una consistenza pura e vellutata.

Una volta pulito, il riso si mette in una pentola con abbondante acqua fredda. Si porta lentamente a ebollizione a fuoco medio, poi si abbassa la fiamma al minimo, si copre lasciando uno spiraglio e si lascia cuocere dolcemente per 30-40 minuti, mescolando ogni tanto per evitare che si attacchi.

Il porridge è pronto quando i chicchi si disfano in una crema morbida e lucente, e l’acqua è in parte assorbita ma non del tutto: l’okayu deve restare fluido, caldo e avvolgente.

Si serve nelle ciotole, con al centro una umeboshi, la prugna salata che dona al piatto un sapore intenso e nostalgico, proprio come le emozioni che attraversano Mahito. Si completa con erbe selvatiche tritate finemente — come mitsuba, foglie di shiso o erbette di campo — e, se si vuole, una spolverata di semi di sesamo tostati.

Un piatto da gustare caldo, con lentezza, lasciando che ogni cucchiaiata racconti la sua storia.

Variante tematica Miyazaki-style: aggiungi un uovo crudo (di alta qualità!) a fine cottura, mescolandolo delicatamente: darà al porridge un colore dorato e una consistenza vellutata, un po’ come il legame magico tra Mahito e il mondo ultraterreno.

Servilo con:  una tazza di tè verde hojicha e una finestra aperta sulla campagna — perfetto per immergersi nell’atmosfera gentile e misteriosa del film.


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