Un viaggio tra risate, fede e furbizia napoletana con Operazione San Gennaro, la commedia che racconta una Napoli viva e geniale.
Operazione San Gennaro è una delle commedie più rappresentative del cinema italiano degli anni Sessanta, un’epoca in cui la commedia all’italiana esplorava i contrasti della società con ironia e intelligenza. Diretto da Dino Risi nel 1966, il film fonde umorismo, satira sociale e gusto popolare in una narrazione vivace, capace di intrattenere senza rinunciare a una lettura più profonda.
Un racconto che si sviluppa su più livelli — dalla comicità farsesca alla satira culturale, fino alla riflessione sul rapporto tra sacro e profano — e al tempo stesso rende omaggio a Napoli, città dai mille volti: caotica, allegra, ingegnosa, spirituale e contraddittoria, che guida e influenza le azioni dei personaggi.
Tra colpi impossibili e comicità partenopea
La vicenda ruota attorno a un colpo apparentemente impossibile: tre ladri americani — Jack, Maggie e Frank — arrivano a Napoli con l’intento di rubare il tesoro di San Gennaro custodito nel Duomo. Spaesati di fronte alle regole e ai codici della città, si rivolgono a Don Vincenzo, interpretato da Totò, icona della saggezza popolare e del guappo napoletano. Tuttavia, Don Vincenzo è in carcere e trasferisce l’incarico al giovane Dudù (Nino Manfredi), piccolo truffatore locale che diventa così il ponte tra la maldestra banda americana e la vivace comunità partenopea, dando il via a una serie di equivoci, gag comiche e colpi di scena.
I ladri, infatti, abituati alla precisione e alla disciplina, si scontrano con l’improvvisazione, l’astuzia e la creatività dei napoletani, e ogni piano sembra destinato al fallimento: esplosivi che non scoppiano, complici che tradiscono e momenti comici che sfociano in tensione surreale, creando un ritmo costante di suspense e ironia.
Napoli e l’Arte dell’Arrangiarsi
Dietro la leggerezza della commedia Operazione San Gennaro si nasconde una riflessione sulle differenze culturali e sui diversi modi di affrontare la vita. Gli stranieri incarnano razionalità, disciplina e logica orientata al profitto, mentre i napoletani, guidati da Dudù e dalla saggezza di Don Vincenzo, agiscono seguendo improvvisazione, ingegno e senso di comunità. Questo contrasto tra rigore americano e spontaneità partenopea genera non solo situazioni tragicomiche, ma anche momenti di autentica umanità e solidarietà.
Tra i temi centrali del film emerge il rapporto tra sacro e profano, incarnato dal tesoro di San Gennaro, che non rappresenta soltanto un oggetto materiale, ma un simbolo di fede, tradizione e identità collettiva. Dudù e i suoi complici mostrano un misto di rispetto e superstizione, riflettendo la devozione autentica del popolo napoletano. Allo stesso tempo, la solidarietà sociale si impone come un altro filo conduttore della narrazione: pur muovendosi in un contesto dominato dalla malavita, la comunità manifesta coesione e attenzione ai valori condivisi — famiglia, onore, religione — spesso attraverso situazioni comiche o piani maldestri. In questo modo, l’unione sociale convive paradossalmente con comportamenti “fuori legge”, dando vita a una rappresentazione vivace e umana della città.
Ad essere celebrati sono anche l’astuzia e l’adattabilità dei napoletani, capaci di rendere ogni fallimento in un’occasione per mostrare fantasia e ingegno, e in tal senso Operazione San Gennaro è un inno all’“arte dell’arrangiarsi”, filosofia di vita tipica della città, che sa trasformare difficoltà in risorsa e disastro in comicità. La pellicola intreccia naturalmente satira culturale, riflessione morale e comicità, offrendo uno sguardo affettuoso e acuto sulla Napoli degli anni Sessanta, sulla sua fede, sulle sue contraddizioni e sul valore della comunità.
Totò e Nino Manfredi: due anime della comicità italiana
In Operazione San Gennaro, Totò e Nino Manfredi rappresentano il cuore pulsante del film, incarnando due generazioni e due approcci complementari alla comicità italiana. Totò, già celebre come guappo napoletano e attore comico universale, porta sullo schermo saggezza popolare, astuzia e spiritualità tipicamente partenopee. Pur apparendo in poche scene, la sua presenza è decisiva: ogni gesto, sguardo e pausa dialogica trasmette ironia elegante e capacità di leggere e manipolare gli eventi con discrezione. Il suo Don Vincenzo funge da mediatore tra criminalità e fede, tra piano criminale e logica popolare, incarnando il “furbo napoletano” capace di cavarsela sempre.
Nino Manfredi, al contrario, rappresenta la nuova generazione: moderna, scanzonata e pragmatica, pur radicata nei valori tradizionali. Il suo Dudù è un personaggio versatile: piccolo truffatore, ma anche giovane ingenuo, capace di sentimenti autentici e di improvvisare soluzioni ingegnose. Manfredi infonde al film un realismo emotivo che contrasta con il comico più teatrale di Totò, generando un dinamismo costante e un umorismo naturale. L’incontro tra comicità classica e moderna, tra gestualità scenica e psicologia del personaggio, sintetizza l’evoluzione della commedia italiana negli anni Sessanta.
Tra i due attori nacque un profondo rispetto reciproco. Totò, maestro dell’improvvisazione, trovò in Manfredi un partner capace di seguirne il ritmo senza mai spezzare l’armonia della scena. Alcune delle sequenze più riuscite — come quella in cui Dudù riceve istruzioni da Don Vincenzo in carcere — nacquero proprio da improvvisazioni spontanee, con Totò che dettava i tempi e Manfredi che adattava battute e reazioni sul momento.
Da questa sinergia scaturì una comicità teatrale e autenticamente cinematografica, e il risultato è una commedia in cui la forza dei due grandi attori non schiaccia gli altri personaggi, ma li integra, creando un affresco vivace, umano e profondamente napoletano, capace di parlare a un pubblico italiano e internazionale.
Una commedia corale
Operazione San Gennaro è una commedia corale per eccellenza, costruita su un mosaico di personaggi che non sono macchiette, ma emblemi vividi della cultura napoletana. Accanto a Totò e Nino Manfredi troviamo Senta Berger, Harry Guardino, Claudine Auger e Mario Adorf, ma il vero spettacolo è nel microcosmo popolare: venditori ambulanti, preti, truffatori e bambini che vivono i vicoli. Risi cattura con eleganza il caos e la vitalità della città, mostrando mercati, chiese e strade affollate, rendendo lo spazio urbano un vero organismo vivente.
L’umorismo nasce dai contrasti culturali, dalle incomprensioni linguistiche e dai comportamenti eccentrici dei personaggi. Il ritmo del film alterna momenti di suspense farsesca e scene liriche, come quando Dudù si confronta con la religiosità del popolo o con l’apparizione “miracolosa” del santo. La coralità non riguarda solo il numero di personaggi, ma la loro capacità di influenzare la narrazione: Napoli stessa diventa parte integrante della vicenda, intervenendo nella storia come un’entità consapevole e partecipe.
Lo stile di Dino Risi
Dino Risi dirige con eleganza e leggerezza, valorizzando la spontaneità degli attori e sfruttando gli scorci più autentici di Napoli, che diventa così una protagonista a tutti gli effetti. La fotografia di Aldo Tonti e la colonna sonora di Armando Trovajoli infondono ritmo e un costante senso di festa, contribuendo a definire l’atmosfera vivace del film.
L’opera mescola con abilità diversi generi — dalla farsa alla commedia popolare, dal film di rapina in stile americano alle sfumature del gangster movie europeo. L’ironia scaturisce non solo dai dialoghi, ma anche da elementi visivi memorabili: Totò in carcere che impartisce istruzioni attraverso una grata, Dudù che interpreta i segnali del santo, o la banda che assiste impotente al fallimento dei propri piani.
Risi realizza così un film insieme divertente e intelligente, in cui la comicità non svilisce la cultura napoletana ma la esalta, facendo di Operazione San Gennaro una pietra miliare della commedia all’italiana.
Curiosità e retroscena
Operazione San Gennaro dietro la sua comicità nasconde numerosi dettagli interessanti legati alla produzione e alla lavorazione. Totò, pur apparendo in poche scene, volle che il suo nome fosse in evidenza in locandina, consapevole dell’importanza simbolica per la promozione del film. Alcune sequenze memorabili, come quella in cui Dudù riceve istruzioni in carcere, nacquero da improvvisazioni spontanee tra Totò e Nino Manfredi, che oltre a recitare contribuì alla sceneggiatura insieme a Dino Risi e Ruggero Maccari, arricchendo i dialoghi con espressioni autentiche dei giovani napoletani.
Il film fu girato nei vicoli, nelle chiese e nei mercati di Napoli, trasformando la città in un vero protagonista visivo. Molte scene mostrano scorci ancora riconoscibili, offrendo un prezioso documento della Napoli degli anni Sessanta. La coproduzione internazionale con Francia e Germania Ovest portò inoltre attori come Senta Berger, Harry Guardino, Claudine Auger e Mario Adorf, dando alla pellicola un respiro europeo senza snaturarne l’identità locale.
Infine, il film mescola generi diversi — farsa, commedia popolare e gangster movie — anticipando una tendenza della commedia italiana degli anni Sessanta a sperimentare nuovi equilibri tra comicità e riflessione sociale. Grazie a questi elementi, pur profondamente radicato nella cultura napoletana, Operazione San Gennaro riuscì a conquistare anche il pubblico internazionale.
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Emanuela Giuliani






