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Otto ore di trucco e panico: Jim Carrey voleva mollare Il Grinch

Jim Carrey voleva lasciare Il Grinch: attacchi di panico, otto ore di trucco e l’intervento di un esperto di torture militari.

A 25 anni dall’uscita di Come il Grinch rubò il Natale (2000), Jim Carrey ha svelato nuovi e sorprendenti retroscena su una delle interpretazioni più iconiche della sua carriera. In una lunga storia orale pubblicata da Vulture, come riportato da Variety, l’attore ha raccontato quanto l’esperienza sul set del film diretto da Ron Howard sia stata fisicamente e psicologicamente devastante, al punto da offrirsi di restituire il compenso di 20 milioni di dollari pur di abbandonare il progetto.

Il film, tratto dal celebre libro del Dr. Seuss del 1957, fu un enorme successo commerciale: incassò 346 milioni di dollari nel mondo e divenne il film con il maggior incasso negli Stati Uniti nel 2000. Dietro le quinte, però, la lavorazione fu tutt’altro che fiabesca.

Secondo Rick Baker, leggendario truccatore premio Oscar responsabile del look del Grinch, lo studio inizialmente voleva limitarsi a dipingere Carrey di verde. Baker si oppose con decisione: il personaggio doveva sembrare una creatura fantasy, non “Jim Carrey dipinto di verde”. Dopo forti pressioni e reazioni negative del pubblico online dell’epoca, la Universal cedette e approvò l’uso di protesi complete.

Carrey insistette per una trasformazione totale, che si rivelò durissima. Il trucco gli impediva di respirare dal naso, costringendolo a tenere la bocca aperta per tutto il film. Il costume in pelo di yak gli causava un prurito insopportabile e le dita finte, lunghe circa venti centimetri, gli rendevano impossibile persino grattarsi. A questo si aggiungevano denti protesici difficili da gestire e lenti a contatto che coprivano l’intero occhio, riducendo la vista a un ristretto tunnel frontale.

Anche la possibilità di ricorrere a effetti digitali per gli occhi fu scartata su richiesta dell’attore. Come ha raccontato il produttore Brian Grazer, Carrey volle indossare lenti a contatto verdi enormi, che gli causarono grande sofferenza.

La situazione precipitò nei primi giorni di riprese. Ron Howard ha rivelato che Carrey iniziò ad avere veri e propri attacchi di panico: l’attore veniva spesso visto sdraiato sul pavimento con un sacchetto di carta per respirare. Dopo un primo giorno di lavorazione che richiese otto ore di trucco, Carrey minacciò di lasciare il film, dichiarandosi disposto a restituire interamente il suo cachet.

Per evitare l’abbandono, la produzione prese una decisione estrema: assumere un uomo specializzato nell’addestramento di militari e agenti delle forze speciali a resistere alla prigionia e alla tortura. Si trattava di Richard Marcinko, figura leggendaria e fondatore del SEAL Team Six.

Marcinko insegnò a Carrey una serie di tecniche per gestire il panico: stimoli fisici intensi, cambiamenti improvvisi dell’ambiente, distrazioni sensoriali e strategie mentali per “rompere” la spirale dell’ansia. Durante il trucco, che col tempo venne ridotto a circa tre ore, Carrey trovò conforto anche nella musica dei Bee Gees, ascoltata quotidianamente per mantenere uno stato emotivo positivo.

Nonostante il successo finale del film, l’esperienza lasciò segni profondi. Il truccatore Kazuhiro Tsuji, che lavorò ogni giorno su Carrey insieme a Baker, ha raccontato di essersi rivolto a uno psicologo dopo la produzione, a causa dell’elevata tensione e delle difficoltà nel lavorare con l’attore in quelle condizioni estreme.

Oggi, Carrey guarda a quel ruolo con sentimenti contrastanti. Nel 2023 ha dichiarato che tornerebbe volentieri a interpretare il Grinch solo a una condizione: farlo con la tecnologia motion capture, evitando completamente il trucco prostetico. “All’epoca lo facevo per i bambini”, ha detto. “Ma è stato un processo straziante. Con la tecnologia di oggi, tutto sarebbe diverso”.

Una favola natalizia amatissima dal pubblico, dunque, nata da una delle esperienze più dure e dolorose mai affrontate da un attore hollywoodiano.


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