PETERLOO di Mark Leigh

PETERLOO DI MARK LEIGH.

Il 16 agosto 1819 a Manchester, e più precisamente a Sant Peter’s Field, una folla di circa 80.000 persone, rappresentanza di una popolazione esasperata dai periodi di carestia, disoccupazione e devastata dagli ingenti dazi frutto della fine delle campagne napoleoniche, riunitasi pacificamente per ascoltare l’oratore Henry Hunt (Rory Kinnear), per chiedere al parlamento britannico la riforma elettorale, venne dispersa con la forza dalla cavalleria, la quale, nella confusione generale, sguainando le sciabole, caricò la folla provocando la morte di circa 15 manifestanti e ne ferì più di 500 feriti.

Un vero e proprio massacro, riportato dagli stessi giornali londinesi e nazionali dell’epoca, come uno dei più feroci dell’Inghilterra, e che il regista Mike Leigh porta sul grande schermo realizzando l’opera corale: PETERLOO, in Selezione Ufficiale alla 75 Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia da poco conclusasi, ed il cui titolo altro non è che il nome con cui venne ribattezzato il sanguinoso scontro, data la presenza tra i soldati di veterani che avevano precedentemente preso parte alla battaglia di Waterloo.

Leigh, ripercorre e ricostruisce i giorni che hanno preceduto il brutale fino al compimento della tragedia, analizzandone ed illustrandone i pensieri e le azioni che hanno mosso le parti interessate, con accurata, meticolosa, dovizia di particolari, attraverso dialoghi la cui estrema, eccessiva, esaustiva esposizione narrativa, della sceneggiatura scritta dallo stesso regista, e lunghe statiche inquadrature, di una costruzione scenica di Suzie Davies assolutamente impeccabile, valorizzata dalla fotografia di Dick Pope, ne penalizza irrimediabilmente il coinvolgimento emotivo.

PETERLOO, in conclusione, è un racconto che delude irrimediabilmente le aspettative, non riuscendo a sviluppare, trasmettere e far percepire allo spettatore la commozione, la tensione ed adrenalina racchiusa nel brutale episodio storico, a cui nè anche l’esplosione delle sequenze finali, dal nudo e crudo impatto visivo, sono sufficienti a risollevarne le insoddisfacenti sorti.

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