Priscilla, recensione: la conferma che il meglio di Sofia Coppola è alle sue spalle

Sofia Coppola porta alla luce la vita di Priscilla Presley, la sposa-bambina che condivise i primi anni con il Re del Rock, ma il risultato è molto deludente

Il biopic tratto dalle memorie della prima moglie di Elvis Presley è un’opera mediocre, retorica, tediosa e poco appassionante, con la regista americana cavalca l’onda rosa degli ultimi anni con malagrazia, cucendo un racconto mal congegnato ed esteticamente poco appagante. Tolta qualche isolata sequenza, Priscilla ha anche il torto di non far legare minimamente ai suoi personaggi, di diventare un lento scorrere verso l’ovvietà più retorica.

Un viaggio prevenuto dentro una coppia male assortita

caile spaney e jacob elordi in priscilla

Priscilla di Sophia Coppola vincerà sicuramente il premio come film più divisivo della mostra, dal momento che il biopic creato attorno alla figura di Priscilla Presley, prima moglie di Elvis The Pelvis, è stato tanto elevato della critica internazionale, quella americana in particolare, quanto invece ridimensionato in generale da quella italiana. Chi vi scrive lo giudica fino ad adesso la più grande di Venezia 2023.

Questo è un film retorico, soprattutto non necessario, con la sua volontà di essere a tutti i costi l’antitesi di Elvis di Baz Luhrmann film in realtà molto onesto e poco agiografico sulla più grande figura musicale del XX secolo. Sofia Coppola invece fa l’inverso, cerca di distruggere mattone dopo mattone Elvis Presley sposando completamente il punto di vista di una Priscilla, interpretata da una brava Cailee Spaeny.

Tutto comincia nella Germania del 1959, quando il futuro ma già all’epoca molto popolare cantante ed attore, sta svolgendo il suo servizio di leva. Priscilla è figlia di un militare. Timida, insicura, finisce in una delle tante feste del ragazzo più desiderato d’America. Ha solo 14 anni, in lei però Elvis vede qualcosa, probabilmente una compagna che possa essere più fedele e sincera delle tante groupies che gli girano attorno. La loro frequentazione diventerà una cosa molto seria, a dispetto della differenza d’età, finirà con un matrimonio che Coppola descrive come una prigione distopica.

Tutto il legame sentimentale è illuminato da una luce fosca, oscura, da un’atmosfera presaga di tristezza elevata alla potenza dalla fotografia di Philippe Le Sourd. Il risultato finale è un film tedioso, noiosissimo, prevedibilissimo, che a poco a poco sostanzialmente demonizza Elvis come uomo, lo descrive come una sorta di narcisista patologico, spesso manesco, quasi sempre manipolatore. Tutto questo però non ha un tono sincero quanto piuttosto politicizzato, prevenuto e chirurgico in modo tanto brutale, quanto carente in termini di stile, di profondità dei personaggi, di capacità di creare interesse verso la narrazione.

Un film reso monco dalla sua stessa finalità ideologica

caile spaney e jacob elordi in priscilla

Jacob Elordi è 10 cm più alto del vero Elvis e non ci assomiglia molto, il ragazzo però si dà da fare, modula molto bene la voce, per quella che è la finalità ultima di Priscilla riesce a donarci un’immagine di un ragazzo confuso, infantile, egoista e completamente perso. Sofia Coppola fa quello che fanno tutte le registe della nuova ondata rosa: distrugge ogni uomo che valga la pena mettere nel mirino, rende ogni personaggio maschile negativo, a volte con fare macchiettistico.

Priscilla si svolge quasi sempre per interni, ed è una lunga sequenza di dialoghi farinosi, con gli occhioni della protagonista che guardano imploranti questo bellissimo adone, che non le permette di lavorare, di avere amici, una vita normale, che la idealizza come una sorta di Vergine Maria.

Ma, ed è questo il punto, lo sapevamo già che essere mogli o anche mariti di una celebrità è stressante, che un’attrice o un cantante sono egoriferiti al massimo, che quando la fama diventa delle dimensioni di quella che conobbe Elvis, la tua vita privata sarà come quella del consorte di un monarca: totalmente sacrificata. Sofia Coppola questo lo fa arrivare come una sorta di rivelazione biblica, invece è un uovo di Colombo abbastanza scadente, così come lo è la sua regia, senza brio, senza energia, monca dell’impronte sonora di Elvis, visto che la casa discografica giustamente ha pensato che un film che lo dipingesse come un orco forse non doveva avere sue note.

Priscilla è il perfetto esempio di quello che non va nell’industria cinematografica americana di oggi: è un film nazi femminista, un film carente a livello semantico, sgraziato ideologicamente e poco riuscito come lo sono quasi tutti i film degli ultimi anni della Coppola, che qualcosa di veramente grande lo ha fatto in carriera. Qui scivola sull’ennesimo film abitato da una misandria abbastanza fastidiosa. Nella sua mediocrità palpabile, ha tutti gli ingredienti per concorrere con le statuette dell’Academy ridicola di ora, però avrà contro un altro fenomeno femminista ridicolo: Barbie, che ne è sostanzialmente un’immagine fantasy ma speculare.

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Giulio Zoppello

Il Voto della Redazione:

4


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