Qui Rido Io, la recensione: La Grandezza e le Contraddizioni di Eduardo Scarpetta nella Napoli della Belle Époque

Qui Rido Io, la recensione del film di Martone in anteprima alla 78esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Presentato in Concorso alla 78ª edizione del Festival del Cinema di Venezia, Qui Rido Io segna il ritorno di Mario Martone al Lido dopo il successo di Il Sindaco del Rione Sanità nel 2019. Il nuovo film, distribuito in sala da 01 Distribution dal 9 settembre 2021, ci immerge nella Napoli della Belle Époque, offrendo uno spaccato vivido della vita del grande attore teatrale Eduardo Scarpetta. Interpretato da Toni Servillo, Scarpetta è il protagonista di una vicenda che mescola teatro, vita privata e le difficoltà del successo.

Nel contesto di un periodo in cui i teatri e i cinema erano al culmine della loro gloria, Scarpetta, il cui talento e carisma l’avevano elevato al rango di re del botteghino, viveva una vita segnata dalle contraddizioni e dai compromessi. Un uomo dalle umili origini, Scarpetta aveva costruito il suo impero grazie alla maschera di Felice Sciosciammocca, una figura che nel cuore del pubblico napoletano aveva fatto dimenticare Pulcinella. Il film esplora la sua figura non solo come artista, ma anche come uomo, un patriarca amorale e irriverente che ruotava attorno a una famiglia disfunzionale, composta da mogli, amanti, figli legittimi e illegittimi, tra cui i giovani Eduardo, Titina e Peppino De Filippo, interpretati nel film come più grandi rispetto alla realtà storica e mai riconosciuti da Scarpetta.

Un punto cruciale della trama è la parodia che Scarpetta realizzò de La figlia di Iorio di Gabriele D’Annunzio. La sua messa in scena, che avrebbe dovuto essere una satira, scatenò un vero e proprio putiferio, culminando in una causa legale per plagio, la prima della storia italiana sul diritto d’autore. Un processo che non solo danneggiò la sua carriera, ma minò anche l’equilibrio della sua famiglia, costringendo Scarpetta a confrontarsi con le conseguenze delle sue azioni. In un intreccio tra vita e scena, il film ci mostra il declino dell’artista, ma anche la sua rivalsa, una “partita finale” che, da grande attore qual era, riesce a giocare fino alla fine.

Toni Servillo in Qui rido io

Martone costruisce un ritratto profondo e commovente di un uomo che vive per il teatro, ma che, purtroppo, non riuscirà mai a essere davvero un padre. Il regista dipinge una Napoli viva e vibrante, dove il teatro, il cinema e la canzone napoletana formano il battito pulsante della città. Il film esplora la vita di Scarpetta come una fusione di miseria e nobiltà, mostrando la sua creatività travolgente, ma anche le sue debolezze e i suoi fallimenti. Una “tribù” di figli e figliastri, che vive nel perenne conflitto tra l’arte e la vita personale, in un contesto di enormi contraddizioni umane.

Mario Martone, insieme alla sceneggiatrice Ippolita Di Majo, ha voluto indagare il mistero di una famiglia straordinaria guidata da un genio del teatro. Un patriarca dal talento incontestabile, ma anche dalla fame di riscatto e rivalsa. La figura di Scarpetta, un uomo che ha vissuto in un turbinio di passioni e conflitti, è resa magistralmente da Toni Servillo. L’attore, come ha dichiarato lui stesso, ha interpretato Scarpetta come un “animale”, capace di tracciare i limiti di un territorio che includeva le donne, il teatro e le città, un uomo perennemente in movimento e alla ricerca di nuovi orizzonti.

Il film non è solo una biografia di Scarpetta, ma una riflessione più ampia sul teatro e sulla vita. Una vita che, come il teatro, è fatta di successi, fallimenti, emozioni contrastanti e contraddizioni irrisolte. Martone racconta la storia di un uomo che, nonostante la sua grandezza artistica, non riesce a sfuggire ai limiti della propria esistenza. Qui Rido Io è un’opera densa di significato, che celebra la forza e la fragilità dell’essere umano, e, al contempo, la potenza irripetibile del teatro, capace di restituire e amplificare le sfumature più intime e dolorose della vita.

© Riproduzione Riservata

Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


Pubblicato

in

da

Tag: