La recensione di Rebel Moon: Parte 1 – Figlia del Fuoco, la prima parte della saga di Zack Snyder il 21 dicembre su Netflix.
Tra i titoli intorno a cui ruota una grande curiosità, non si può di certo non citare Rebel Moon: Part 1 – Figlia del Fuoco, la prima parte della nuova saga fantascientifica di Zack Snyder, targata Netflix, che debutterà sul servizio del colosso dello streaming un giorno prima rispetto a quanto annunciato, non più quindi il 22 bensì il 21 dicembre.
Arrivo che sarà preceduto, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti, da una breve uscita nelle sale cinematografiche di Los Angeles, New York, Toronto e Londra, fissata dal 15 al 21 dicembre, forse con la speranza di accrescere l’attenzione nei confronti di un progetto il cui regista da sempre divide le opinioni di critica e pubblica.
Un’ambizione quella del regista di Justice League, Watchman e 300, riposta in questa prima parte che tuttavia, non fa altro che alimentare e aumentare questo divario confermando la staticità narrativa, rappresentativa e scenica di Snyder, che necessita ora più che mai di un decisivo passo avanti.
Rebel Moon: Parte 1 – Figlia del Fuoco, la trama
Scritto dallo stesso Snyder assieme a Kurt Johnstad e Shay Hatten, e prodotto da Deborah Snyder, Eric Newman, Zack Snyder e Wesley Coller, in Rebel Moon – Part One: La Figlia del Fuoco, dopo essersi schiantata su Veldt, un pianeta ai confini dell’universo, Kora (Sofia Boutella), una misteriosa straniera dal passato enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di agricoltori. Ma nel momento in cui, il tirannico Reggente Balisarius (Fra Fee) e il suo crudele emissario, l’Ammiraglio Noble (Ed Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo hanno venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra Coleman e Ray Fisher), leader di un agguerrito gruppo di ribelli braccati dal Mondo Madre, Kora diventerà la loro unica speranza di salvezza.
Assieme a Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa sia una guerra, vestito da Michiel Huisman, Kora andrà alla ricerca di combattenti pronti a rischiare la propria vita per la gente di Veldt. Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak (Staz Nair) e Milius (E. Duffy), una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prima che le truppe nemiche del Mondo Madre arrivino ad annientarli.
Rebel Moon: Parte 1 – Figlia del Fuoco, numerose idee mal sfruttate
Snyder, con Rebel Moon: Parte 1 – Figlia del Fuoco, dà vita a un gigantesco calderone che ingloba tutte le influenze cinematografiche e fumettistiche del suo repertorio, ma finisce per soffocare sotto il peso di continui rimandi a film iconici. Il risultato è un’opera che, pur mostrando un certo potenziale, si perde tra le citazioni, arrivando a suscitare più un senso di déjà vu che di freschezza. I richiami a saghe come Star Wars, Blade Runner, Dune, Avatar, Il Gladiatore, Harry Potter e al cinema orientale sono evidenti, eppure non riescono a mascherare la carenza di originalità della trama. Questi richiami non sono omaggi, ma elementi che appesantiscono inutilmente la narrazione, senza aggiungere una nuova prospettiva o un’idea forte. Un’opera che, purtroppo, vive nella costante ombra delle influenze che non riesce a superare.
La sceneggiatura, priva di una vera identità, è mediocre e spesso si rifugia in spiegoni eccessivi che appesantiscono il ritmo, come se l’autore non si fidasse della capacità del pubblico di cogliere anche il più piccolo dettaglio. Le scene in slow motion, un marchio distintivo di Snyder, non servono a migliorare l’esperienza, ma piuttosto rallentano il ritmo e intaccano la fluidità della narrazione. I dialoghi, prevedibili e spesso banali, non riescono a trasmettere la profondità dei personaggi e la loro evoluzione, che risulta scarsamente credibile. Le inquadrature, per quanto talvolta spettacolari, sono monotone e prive di quella dinamica visiva che ci si aspetterebbe da un film di questo tipo.
I personaggi, che dovrebbero essere il cuore pulsante dell’opera, sono troppo distaccati per suscitare una qualsiasi forma di empatia. Alcuni risultano ridotti a mere caricature grottesche, come l’Ammiraglio Noble, interpretato da Ed Skrein, il cui volto è rigido e privo di sfumature, incarnando una figura tra il nazista e il personaggio di Peaky Blinders. Inoltre, il mercenario Kai (Charlie Hunnam), così come la protagonista Kora (Sofia Boutella), sembrano caricature di stereotipi già visti in innumerevoli altri film. Kora, in particolare, appare come l’eroina tormentata dal passato, una figura già ampiamente abusata in altre pellicole e che qui non riesce a trasmettere alcuna vera emozione.
Nonostante le numerose potenzialità, Rebel Moon: Parte 1 – Figlia del Fuoco si rivela un’opera farraginosa e deludente, lontana dalla presunta epicità annunciata. I suoi 134 minuti si trascinano senza mai decollare, rivelando una narrazione che è più un viaggio nell’ordinario che un’immersione in un mondo affascinante e unico. Le idee sono molteplici, ma mal sfruttate, e l’insieme risulta spesso confuso e senza una vera direzione. Il film non riesce a fare breccia nel cuore dello spettatore, restando un’esperienza più simile a una lunga e pesante attesa che a un’avventura coinvolgente.
L’imminente Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, che arriverà il 19 aprile 2024, dovrà affrontare una difficile sfida: cercare di risollevare le sorti di una saga che, al momento, sembra aver perso la sua anima sotto il peso delle troppe influenze e della poca originalità.
© Riproduzione Riservata
Emanuela Giuliani
Il Voto della Redazione: