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Robert De Niro a Roma: tra il ricordo di Sergio Leone e l’amore per il cinema italiano

Robert De Niro chiude FUORI SALA a Roma celebrando C’era una volta in America e il grande cinema italiano.

In occasione della chiusura di FUORI SALA, il nuovo format ideato da Alice nella città e realizzato in collaborazione e con il sostegno dell’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, il cui obiettivo è portare il cinema fuori dalle sale tradizionali, in dialogo con la città per creare momenti di incontro e riflessione tra artisti, spettatori e luoghi simbolici di Roma, Robert De Niro ha introdotto la proiezione speciale in versione 4K di C’era una volta in America, evento di chiusura di questo nuovo percorso.

Un breve incontro durante il quale De Niro ha condiviso ricordi intensi del suo lavoro con Sergio Leone, definendo il film “un atto d’amore” del regista e raccontando l’atmosfera profonda e umana che si respirava sul set. Ha inoltre ricordato la grandezza di Ennio Morricone, autore della colonna sonora, e l’importanza del cinema italiano nella sua formazione artistica, citando tra i suoi riferimenti Fellini, Antonioni e Pasolini.

“Ho lavorato a questo film per circa un anno, forse anche più di un anno, e devo dire che la percezione che avevo – forse mi sbaglio, non lo so – era che per Sergio questo film rappresentasse davvero un atto d’amore. Avevo la sensazione che, in fondo, non volesse davvero portarlo a compimento. Ci eravamo incontrati molti anni prima, parlando proprio di questo progetto, e al tempo pensava di realizzarlo forse con Gérard Depardieu. Avevamo iniziato a discuterne a metà degli anni ’70, quindi molto prima di cominciare effettivamente a lavorarci, tra il 1980 e il 1981”, rivela De Niro.

“Ricordo che scherzavo con me stesso, o con qualcuno intorno a me, soprattutto quando, verso la fine delle riprese, Sergio cercava il modo giusto, le immagini giuste per rappresentare New York. Avevo la sensazione che non volesse davvero chiudere il cerchio, non volesse finirlo, quasi come se non volesse separarsene, lasciarlo andare. È un sentimento che spesso si prova quando si gira un film: un’emozione agrodolce, dopo tanto tempo trascorso con il cast, con la troupe, tanti giorni insieme a lavorare… e poi arriva il momento di salutarsi, sapendo che forse non rivedrai più quelle persone, o magari solo molto più avanti nella vita.

Poi finalmente ha trovato quelli che, per lui, erano gli ingredienti giusti per completare il film. La soluzione è stata quella di rappresentare New York attraverso le riprese in una stazione della metropolitana, dove sulle pareti si vedevano i graffiti: un fenomeno che era appena cominciato, un nuovo modo di esprimersi. Ed era estremamente importante anche per il film, perché Noodles torna a New York dopo essere stato assente per tanto tempo.”

C’era una volta in America è considerato uno dei capolavori del cinema mondiale e rappresenta la conclusione ideale della “trilogia del tempo” di Leone, dopo C’era una volta il West e Giù la testa.

La storia segue la vita di David “Noodles” Aaronson e del suo gruppo di amici d’infanzia ebrei cresciuti nel quartiere di Lower East Side a New York, tra gli anni ’20 e gli anni ’60. Da ragazzini poveri e ribelli, Noodles e i suoi amici — Max, Patsy, Cockeye e Dominic — iniziano con piccoli furti per poi diventare gangster durante il proibizionismo, approfittando del contrabbando di alcol. L’amicizia tra Noodles e Max è al centro della vicenda, ma la loro alleanza si incrina col tempo, travolta dall’ambizione, dal tradimento e dalla violenza del mondo criminale. Dopo un tragico evento, Noodles fugge da New York e si rifugia nell’anonimato per decenni. Negli anni ’60, ormai anziano, ritorna nella sua città per affrontare i fantasmi del passato, cercando di scoprire la verità su ciò che è realmente accaduto ai suoi amici e sul mistero che ha segnato la sua vita.

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Ma che regista era Sergio Leone?, De Niro dichiara. “Mi piaceva moltissimo, aveva un profondo senso dell’umorismo ed era molto simpatico. Non aveva, né ostentava, alcuna pretesa di apparire diverso da quello che era: un regista che cercava semplicemente di fare ciò che amava, di realizzare un film che desiderava da tantissimi anni. Era fantastico, semplicemente fantastico.”

In merito all’importanza della musica e soprattutto di Ennio Morricone invece afferma: “Ho avuto la grande fortuna di recitare in quattro film per i quali Ennio Morricone ha composto la colonna sonora. Era una persona davvero speciale, non saprei definirlo in altro modo: unico, straordinario, un grandissimo compositore. Mi considero molto fortunato per aver potuto lavorare in film accompagnati dalla sua musica.”

De Niro prosegue parlando dei film italiani per lui importanti, e se in America si possono ancora realizzare film con determinate caratteristiche

“Soprattutto da ragazzo, ho amato tantissimo il cinema di Fellini, Antonioni, Pasolini e molti altri registi, i cui nomi ora magari mi sfuggono, ma che ammiravo profondamente. Sono stati tantissimi i film e i registi italiani che ho amato e da cui ho imparato.  Per quanto riguarda i film in America credo che qualcosa ancora si faccia. Per esempio, c’è un film di Paul Thomas Anderson – che ancora non ho visto – che mi dicono duri circa tre ore, e che cercherò di vedere. Sicuramente questo tipo di film continua a essere realizzato, anche se oggi alcuni vengono prodotti per lo streaming e suddivisi in episodi. Io stesso ne ho fatto uno, Zero Day, e devo dire che per me è stata un’esperienza bella e interessante, anche se è un modo diverso di raccontare una storia: a capitoli, mentre il film classico segue un altro approccio, un racconto unico. Ma sì, credo che sia ancora possibile, grazie a quei registi che continuano a farlo, come Martin Scorsese.”

Infine esprime il proprio pensiero sull’atuale situazione politica americana. “Che Dio ci aiuti. Non so se posso continuare a usare la parola “speranza”, e sperare che si possa ottenere qualcosa contro l’ingiustizia…Ma credo, e lo ripeto, che bisogna continuare a spingere e reagire, come si è cominciato a fare. È necessario respingere ciò che sta accadendo. Non possiamo lasciare che questa amministrazione ci bullizzi. È fondamentale rispondere, perché questo non è il nostro Paese così come lo vogliono far diventare: vogliamo che ci venga restituito il nostro Paese.”

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Emanuela Giuliani


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