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SAG-AFTRA: anche gli attori entrano ufficialmente in sciopero contro gli studi di Hollywood

La SAG-AFTRA dalla mezzanotte del 14 luglio è ufficialmente in sciopero contro l’Alliance Motion Pictures and Television Producers

Dopo la WGA anche la SAG-AFTRA, il sindacato degli attori a Hollywood, dalla mezzanotte del 14 luglio è ufficialmente in sciopero contro l’AMPTP, l’Alliance of Motion Pictures and Television Producers.

Sciopero già annunciato e diventato realtà dopo 4 settimane di trattative, e che non si fermerà fino a quando l’Alliance non garantirà agli attori le giuste condizioni contrattuali in base ai cambiamenti del mercato, e, soprattutto, in risposta all’arrivo di piattaforme e Intelligenza Artificiale generativa usata per realizzare film con l’immagine degli stesso attori. Tecnologia che coinvolge circa 300 studios e streamer, tra cui Netflix e Amazon.

Si tratta del primo sciopero dopo quello degli attori del 1980, e dal 1960 di questi insieme agli sceneggiatori, che fece ottenere loro i diritti base come l’assistenza sanitaria e la pensione.

Nel corso della conferenza stampa via streaming, presso la sede di Los Angeles, la presidentessa Fran Drescher e il direttore esecutivo nazionale e capo negoziatore Duncan Crabtree-Ireland hanno dichiarato che lo sciopero molto probabilmente durerà diverso tempo. Come riportato da Deadline, la protesta partirà intorno alle 8.30 di mattina con un autobus che partirà dalla base della SAG-AFTRA e farà tappa per i picchetti da Netflix, Warner Bros. Discovery e Disney.

La Drescher, che presiede come detto il comitato di negoziazione, ha dichiarato mercoledì sera che la gildaha negoziato in buona fede ed era ansiosa di raggiungere un accordo che rispondesse in modo adeguato alle esigenze degli artisti, ma le risposte dell’AMPTP alle proposte più importanti del sindacato sono state offensive e irrispettose nei confronti dei nostri imponenti contributi a questo settore. Le aziende si sono rifiutate di impegnarsi in modo significativo su alcuni argomenti e su altri ci hanno completamente ostacolato. Finché non negoziano in buona fede, non possiamo iniziare a raggiungere un accordo.”

Crabtree-Ireland ha aggiunto: “Gli studi e gli streamer hanno implementato enormi cambiamenti unilaterali nel modello di business del nostro settore, insistendo allo stesso tempo per mantenere i nostri contratti congelati nell’ambra. Non è così che si tratta un partner stimato e rispettato e un collaboratore essenziale. Il loro rifiuto di impegnarsi in modo significativo con le nostre proposte chiave e la fondamentale mancanza di rispetto mostrata ai nostri membri è ciò che ci ha portato a questo punto. Gli studi e gli streamer hanno sottovalutato la determinazione dei nostri membri, come stanno per scoprire completamente.”

L’AMPTP ha invece dichiarato e affermato: “Siamo profondamente delusi dal fatto che SAG-AFTRA abbia deciso di abbandonare i negoziati. Questa è una scelta dell’Unione, non nostra. In tal modo, ha respinto la nostra offerta di aumenti salariali e residui storici, limiti sostanzialmente più elevati sui contributi pensionistici e sanitari, protezioni per le audizioni, periodi di opzione delle serie ridotti, una proposta rivoluzionaria di intelligenza artificiale che protegge le sembianze digitali degli attori e altro ancora. Piuttosto che continuare a negoziare, SAG-AFTRA ci ha messo su un percorso che aggraverà le difficoltà finanziarie per migliaia di persone che dipendono dall’industria per il loro sostentamento.”

Come si può facilmente immaginare, le conseguenze di tale sciopero potrebbero essere alquanto drammatiche. Con lo sciopero degli sceneggiatori infatti molte produzioni, sia cinematografiche che televisive di Hollywood hanno subito un blocco o dei ritardi, e ora con questa seconda protesta tutte le produzioni, nessuna esclusa, saranno costrette a chiudere.

La decisione inoltre creerà dei problemi anche alle promozioni dei nuovi film, dal momento che gli attori non prenderebbero parte agli eventi di presentazione, inclusi quelli di San Diego, Comic-Con, fortemente a rischio anche i vari festival futuri come Toronto, Telluride e la Mostra del Cinema di Venezia.


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