Shining Girls, la recensione: un thriller psicologico che scivola nel tempo e nell’anima

La recensione della serie Apple TV+: Shining Girls, un thriller psicologico che scivola nel tempo e nell’anima.

Basata sull’omonimo romanzo di Lauren Beukes e disponibile su Apple TV+ dal 29 aprile 2022, Shining Girls è una serie che mescola sapientemente le atmosfere tese del thriller con le suggestioni disturbanti della fantascienza. Il risultato è un’opera visivamente affascinante, carica di tensione emotiva, che però paga un certo prezzo in termini di chiarezza narrativa, soprattutto nella sua parte finale.

Composta da otto episodi e creata da Silka Luisa, la serie segue Kirby Mazrachi (interpretata da un’intensa Elisabeth Moss), archivista al Chicago Sun-Times, che vive in una realtà frammentata, dove il confine tra immaginazione e verità è sottile, instabile, spesso ingannevole. Segnata da un trauma profondo, Kirby cerca rifugio in un lavoro che la tiene nascosta, lontana dagli sguardi, finché un caso di cronaca non riapre la ferita mai rimarginata del suo passato.

Decisa a non lasciarsi più sopraffare, Kirby intraprende un’indagine personale, affiancata dal collega Dan Velazquez (Wagner Moura). Insieme si muovono tra indizi sfuggenti, salti temporali e percezioni distorte, in un percorso che è tanto investigativo quanto interiore. Kirby ricostruisce lentamente il mosaico della propria esistenza, cercando di dare un senso ai frammenti della sua memoria e, soprattutto, di fermare un serial killer che sembra spostarsi nel tempo con la stessa facilità con cui cambia identità.

La serie colpisce per l’atmosfera magnetica e straniante, per la regia attenta ai dettagli e per la capacità di immergere lo spettatore nella stessa confusione percettiva vissuta dalla protagonista. Lo spettatore, come Kirby, è chiamato a discernere il reale dall’illusorio, in un gioco mentale che si fa sempre più complesso. Questa immersione, tuttavia, ha un rovescio della medaglia: la narrazione tende a ingarbugliarsi, e nella parte conclusiva cede alla tentazione di spiegare troppo, appesantendo il ritmo e spezzando parzialmente il coinvolgimento emotivo.

Nonostante questo, Shining Girls riesce a farsi ricordare grazie soprattutto ai suoi personaggi. Elisabeth Moss, come sempre, offre una prova intensa e vulnerabile, perfettamente in sintonia con la psiche lacerata di Kirby. Wagner Moura interpreta un Dan empatico e risoluto, un’ancora di realtà in un mondo che cambia di continuo. Ma è Jamie Bell, nei panni del serial killer Harper, a sorprendere davvero: con una performance sfaccettata, costruisce un antagonista affascinante e inquietante, a metà tra l’umano e il mostro, tra l’uomo del tempo e quello dei sogni infranti.

I riferimenti cinefili e televisivi non mancano: da Frequency a Il collezionista di ossa, fino ai mondi inquietanti di Black Mirror. Ma Shining Girls, pur citando, riesce a trovare una propria voce, originale e disturbante, in un panorama televisivo spesso affollato di cloni.

In definitiva, Shining Girls è una serie imperfetta ma affascinante, che osa mescolare generi e linguaggi, offrendo un’esperienza visiva e narrativa fuori dagli schemi. Non sempre tutto torna, è vero, ma il viaggio – disturbante, enigmatico, profondamente umano – vale il prezzo della confusione

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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