Suspiria di Dario Argento: incubo visivo tra arte, colore e terrore in un capolavoro horror che ha segnato la storia del cinema.
Suspiria, capolavoro del 1977 firmato da Dario Argento, rappresenta uno dei vertici del cinema horror italiano e internazionale. Liberamente ispirato al libro Suspiria de Profundis di Thomas De Quincey, il film, con Jessica Harper e Stefania Casini tra i protagonisti, inaugura la celebre Trilogia delle Tre Madri (a cui seguono Inferno e La Terza Madre) e, insieme a Profondo Rosso, definisce lo stile visivo e narrativo distintivo di Argento.
La storia segue Suzy Bannion, giovane ballerina americana, giunta in Germania per studiare in una rinomata accademia di danza a Friburgo. Fin dai primi giorni, Suzy percepisce un’atmosfera inquietante: studenti terrorizzati, rumori misteriosi e eventi inspiegabili che sfidano la logica. Quando alcune ballerine scompaiono o vengono trovate morte in circostanze efferate, Suzy sospetta che la scuola nasconda un oscuro segreto. La sua indagine la conduce a scoprire che l’accademia è governata da una congrega di streghe, guidata dalla temibile Mater Suspiriorum, la Madre dei Sospiri, incarnazione di un potere oscuro e manipolatore.
L’Universo Onirico di Suspiria
L’ambientazione di Suspiria è uno degli elementi più distintivi del film, trasformando lo spazio in un vero strumento narrativo. L’accademia di danza di Friburgo non è solo una scuola: elegante e raffinata, è anche intrisa di minaccia e tensione. Corridoi, aule e scale disorientano lo spettatore, con colori saturi, luci artificiali che deformano volti e oggetti e architetture oniriche. Anche la città circostante contribuisce a questa sensazione di irrealtà, sospesa tra favola e incubo.
Le tematiche del film si intrecciano con l’ambientazione. Soprannaturale e magia nera costituiscono il nucleo oscuro, mentre la strega esercita un potere invisibile su tutti. Nulla è come sembra: eleganza e bellezza celano corruzione e inganno. Suzy, la protagonista, cresce affrontando le forze oscure, incarnando coraggio e determinazione di fronte all’ignoto.
Il mistero è amplificato dalla scelta registica di non spiegare tutto, lasciando fuori campo elementi che intensificano la paura. La colonna sonora dei Goblin, con ritmi ossessivi e sonorità inquietanti, accompagna ogni scena e diventa protagonista invisibile, guidando le emozioni dello spettatore.
In Suspiria, ambientazione e tematiche si fondono in un unico organismo narrativo, parti di una macchina emotiva progettata per inquietare, affascinare e trasportare lo spettatore in un universo unico e memorabile.
La Fabbrica dell’Incubo di Suspiria
La produzione di Suspiria rappresenta una delle sfide più ambiziose di Dario Argento, che voleva creare un’esperienza sensoriale totale, capace di colpire simultaneamente vista, udito ed emozioni e trasportare lo spettatore in un mondo sospeso tra incubo e fiaba oscura.
Lo stile di Argento è fortemente visivo e teatrale: i movimenti di macchina, studiati come coreografie, guidano lo sguardo e amplificano la suspense. Ogni inquadratura diventa un quadro in movimento, mentre il colore assume valore narrativo autonomo e la violenza, pur estrema, è trattata come rituale estetico, trasformando l’orrore in esperienza visivamente affascinante e disturbante.
Le scenografie di Giuseppe Bassan contribuiscono alla magia del film: corridoi decorati, finestre dalle forme insolite e scale che si insinuano nello spazio trasformano l’accademia in un personaggio vivo e inquietante. La fotografia di Luciano Tovoli, realizzata con l’ultima pellicola Technicolor disponibile, sperimenta colori saturi e innaturali—rossi incandescenti, blu elettrici e verdi acidi—che creano un costante senso di disagio visivo, sospendendo lo spettatore tra realtà e favola nera.
La sceneggiatura, firmata da Argento e Daria Nicolodi, mescola horror, folklore e simbolismo. Le giovani protagoniste, quasi bambine, conferiscono ai dialoghi e ai comportamenti un’innocenza inquietante, accentuando vulnerabilità e angoscia e rendendo il bello minaccioso e l’ordinario spaventoso.
In Suspiria, produzione, regia, scenografia, fotografia e sceneggiatura lavorano in sinergia, creando un’esperienza immersiva che cattura lo spettatore fino all’ultima inquadratura.
Curiosità dal set
Le scelte estetiche sul set non erano casuali. Le luci colorate non avevano solo una funzione decorativa: il loro uso innaturale destabilizzava lo spettatore, immergendolo in un mondo sospeso tra sogno e incubo. Ogni ombra poteva nascondere un pericolo, ogni corridoio appariva deformato, rendendo l’accademia un luogo vivo e inquietante, quasi un personaggio autonomo.
L’idea del collegio oscuro e misterioso affonda le radici nel folklore e nelle leggende popolari. Nicolodi si ispirò a un racconto della nonna su un istituto infestato da pratiche esoteriche, conferendo al film un alone di autenticità e mistero.
Gli effetti speciali, realizzati artigianalmente, rappresentarono una delle sfide più complesse. Argento e il team svilupparono soluzioni creative e pionieristiche per rendere le scene di violenza straordinariamente suggestive, combinando trucco, materiali di scena e movimenti di macchina studiati nei dettagli. Anche il casting fu accurato: la Mater Suspiriorum fu affidata alla ballerina Lela Svasta, il cui volto enigmatico e le movenze sinistre trasmettevano immediatamente pericolo, conferendo alla strega un’aura quasi mitica.
La colonna sonora dei Goblin, composta prima delle riprese, giocò un ruolo fondamentale nell’atmosfera. Sul set, la musica era spesso diffusa ad alto volume per immergere gli attori nello stato emotivo necessario, facendo sì che tensione e paura si riflettessero nelle loro performance. In questo modo, suono, luce, scenografia e recitazione si fondevano in un’unica esperienza immersiva, rendendo ogni scena intensa e indimenticabile.
Suspiria: icona dell’horror
Suspiria rimane uno dei film più influenti e importanti del cinema horror. La sua forza risiede nella capacità di fondere terrore, fiaba e arte visiva in un’esperienza unica, resa indimenticabile dall’uso rivoluzionario del colore, dalla scenografia visionaria e dalla colonna sonora ossessiva dei Goblin. Più che un film, è un’esperienza sensoriale totale, capace di affascinare e inquietare anche le nuove generazioni di spettatori. L’originalità, la cura dei dettagli e l’impatto emotivo lo rendono un’opera senza tempo, un punto di riferimento imprescindibile per registi, musicisti e appassionati di cinema.
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Emanuela Giuliani






