Dieci curiosità su The Danish Girl, il film diretto da Tom Hooper che ha raccontato una rivoluzione interiore.
Presentato in concorso alla 72ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il 5 settembre 2015 e successivamente al Toronto International Film Festival, The Danish Girl è molto più di un semplice film biografico. Diretto da Tom Hooper – vincitore dell’Oscar per Il discorso del re – questo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di David Ebershoff si ispira alla straordinaria vicenda umana di Lili Elbe, una delle prime persone al mondo a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso. Al centro della narrazione c’è anche la profonda e complicata relazione con Gerda Wegener, artista e moglie, che la sostenne con amore e dedizione.
The Danish Girl è considerato una pietra miliare nel racconto delle identità transgender al cinema: un film poetico e struggente, che ha saputo emozionare, far riflettere e rendere omaggio al coraggio di chi sceglie di vivere autenticamente, sfidando i pregiudizi di un’epoca (e non solo). Ecco dieci curiosità che rendono questo film ancora più speciale.
1.Un progetto in gestazione per oltre dieci anni
La strada verso la realizzazione di The Danish Girl è stata lunga e complessa, costellata di ostacoli e cambi di direzione. L’idea di adattare il romanzo di David Ebershoff nasce poco dopo la sua pubblicazione, nel 2000, e Nicole Kidman fu una delle prime sostenitrici del progetto, tanto da voler interpretare personalmente Lili Elbe, nonostante la difficoltà del ruolo e la delicatezza del tema, allora ancora poco esplorato nel cinema mainstream.
La Kidman avrebbe dovuto anche produrre il film insieme a Lucinda Coxon, autrice della sceneggiatura, che nel tempo è rimasta legata al progetto nonostante i numerosi cambiamenti.
Il film infatti passò attraverso diversi registi, tra cui Lasse Hallström (Chocolat) e Tomas Alfredson (La talpa), ma nessuno riuscì a portarlo sul set. Anche il cast cambiò più volte: prima Gwyneth Paltrow, poi Charlize Theron furono considerate per il ruolo di Gerda, mma solo nel 2014, con l’arrivo di Tom Hooper alla regia – già noto per la sua estetica raffinata e per saper trattare con sensibilità storie intime e complesse – la produzione trovò finalmente la sua forma definitiva.
Hooper portò con sé il suo collaboratore di fiducia Eddie Redmayne, reduce dal successo de La teoria del tutto, e trasformò il progetto in una vera opera d’arte visiva ed emotiva, pronta per il grande pubblico.
2.Eddie Redmayne ha studiato mesi per interpretare Lili
Interpretare una figura così rivoluzionaria e fragile come Lili Elbe rappresentava una sfida attoriale e umana enorme, Eddie Redmayne affrontò il ruolo con estremo rispetto e dedizione, iniziando un percorso di immersione totale nella vita e nelle esperienze delle persone transgender.
L’attore ha raccontato di aver trascorso diversi mesi incontrando donne trans, leggendo le loro testimonianze, documentandosi sulla disforia di genere e studiando l’evoluzione fisica e psicologica della transizione. Ha lavorato con un coach del movimento per esplorare i modi in cui Lili si sarebbe potuta muovere, respirare, sedersi, anche nei momenti più quotidiani.
Redmayne si è anche avvalso della consulenza di Alexia Thorpe, una donna trans che ha condiviso la sua esperienza personale, aiutandolo a comprendere meglio il percorso emotivo e identitario.
Il suo lavoro gli è valso una candidatura agli Oscar come Miglior Attore Protagonista nel 2016 e numerose altre nomination, tra cui quella ai Golden Globe e ai BAFTA. Tuttavia, la sua scelta come interprete ha anche acceso un importante dibattito sull’inclusione.
3.Alicia Vikander ha vinto l’Oscar (anche se era la vera protagonista)
Se The Danish Girl è ricordato come un film toccante, gran parte del merito va anche alla straordinaria interpretazione di Alicia Vikander nei panni di Gerda Wegener. Gerda non è soltanto la moglie di Lili: è musa, sostenitrice, artista e donna profondamente innamorata, anche quando l’amore prende forme nuove e inaspettate.
Vikander ha costruito il personaggio di Gerda come una donna moderna e sfaccettata, capace di accettare la trasformazione di Lili non come una perdita, ma come un atto d’amore radicale e di rispetto per l’identità altrui. Il suo sguardo, i suoi silenzi e la sua forza interiore sono stati riconosciuti dalla critica come uno degli elementi più potenti del film.
Nel 2016, Vikander ha ricevuto l’Oscar come Miglior Attrice non protagonista, ma in molti – compresa parte della stampa americana e britannica – hanno contestato la categoria, ritenendo il suo ruolo co-protagonista a tutti gli effetti, se non addirittura principale. Con The Danish Girl, Alicia Vikander si è definitivamente affermata nel panorama cinematografico internazionale, dando prova di una sensibilità e di una profondità rare.
4.Il film è stato girato in location storiche
Per conferire autenticità e profondità visiva alla narrazione, le riprese del film si sono svolte in diverse location storiche europee. Gran parte delle scene ambientate a Copenaghen sono state girate realmente in Danimarca, in quartieri dallo stile Art Nouveau ancora ben conservati, mentre le sequenze ambientate in Germania hanno visto protagoniste città come Dresda e Berlino, che nei primi decenni del Novecento erano centri pulsanti di cultura e innovazione medica.
Londra ha ospitato molte delle scene in interni, grazie a studi cinematografici che hanno permesso una ricostruzione maniacale di ambienti domestici e artistici dell’epoca. La produzione ha posto grande attenzione ai dettagli, non solo estetici ma anche emotivi: ogni ambientazione è pensata per riflettere lo stato d’animo dei personaggi, come ad esempio gli spazi sempre più aperti e luminosi che accompagnano la transizione di Lili.
5.Costumi pluripremiati
I costumi di The Danish Girl, curati dallo stilista e costumista Paco Delgado, sono stati lodati non solo per la loro eleganza, ma anche per la profondità narrativa. Ogni abito racconta un frammento dell’identità dei protagonisti: dalle vesti maschili di Einar, rigide e contenitive, agli abiti femminili di Lili, morbidi, leggeri, in linea con il suo desiderio di espressione e libertà.
Delgado ha lavorato con un approccio quasi psicologico al costume, utilizzando tessuti, colori e tagli per simboleggiare la metamorfosi interiore del personaggio. Anche Gerda è vestita con uno stile moderno per l’epoca, segno della sua indipendenza artistica e della sua rottura con gli stereotipi femminili. Il lavoro di Delgado è valso al film una candidatura all’Oscar per i Migliori Costumi e ha contribuito a trasmettere l’evoluzione dei personaggi in modo visivo e intuitivo.
6.Il titolo originale del romanzo è The Danish Girl
Il film è basato sull’omonimo romanzo del 2000 scritto da David Ebershoff, ispirato alla vita di Lili Elbe. In Italia il libro è stato pubblicato con il titolo La danese, ma nella versione originale ha mantenuto il titolo scelto dall’autore.
Ebershoff ha ammesso che il romanzo, pur fondato su eventi reali, è largamente romanzato: ha riempito i vuoti storici con invenzioni narrative per rendere la storia più accessibile e coinvolgente per il lettore contemporaneo. Molti eventi, dialoghi e persino personaggi (come Hans Axgil) sono frutto della sua immaginazione.
Nonostante ciò, il libro è stato fondamentale per riportare alla luce la figura storica di Lili Elbe, rimasta a lungo dimenticata. Il successo del romanzo ha aperto la strada alla realizzazione del film e a un rinnovato interesse per le biografie di persone trans nella prima metà del XX secolo.
7.Il film ha suscitato dibattiti sulla rappresentazione trans
Uno degli aspetti più discussi di The Danish Girl è stata la decisione di affidare il ruolo di Lili Elbe a un attore cisgender, Eddie Redmayne. Se da un lato la sua interpretazione è stata ampiamente apprezzata per sensibilità e profondità, dall’altro ha sollevato un acceso dibattito all’interno della comunità LGBTQ+.
Molti attivisti e membri della comunità trans hanno espresso il desiderio di vedere attori e attrici transgender interpretare ruoli trans, sottolineando che la rappresentazione autentica non è solo una questione artistica, ma anche di equità e visibilità.
Redmayne stesso, in un’intervista del 2021, ha dichiarato di non accettare più ruoli simili in futuro, affermando che “le persone trans devono avere la possibilità di raccontare le proprie storie.” Questo ha dato ancora più risalto alla conversazione su inclusività e casting nel cinema contemporaneo.
8.Matthias Schoenaerts interpreta un personaggio originale
Il personaggio di Hans Axgil, interpretato dall’attore belga Matthias Schoenaerts, è una creazione originale della sceneggiatrice Lucinda Coxon. Non esiste infatti una figura corrispondente nella biografia reale di Lili Elbe o di Gerda Wegener. Hans rappresenta un ponte narrativo tra il passato e il futuro dei protagonisti, tra l’amore tradizionale e l’accettazione di nuove forme di affetto e identità.
Axgil è stato pensato come una figura gentile e comprensiva, in contrasto con l’ambiente intollerante e spesso crudele che circonda Lili. La sua presenza offre una visione alternativa della mascolinità: non dominante, ma empatica e solidale. Questa scelta narrativa ha permesso al film di sottolineare quanto il sostegno, la comprensione e l’apertura mentale siano fondamentali in qualsiasi processo di transizione.
9.Lili Elbe è stata una pioniera nella storia dei diritti trans
Lili Elbe è considerata una delle prime persone al mondo a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso. Nata Einar Wegener nel 1882, era un pittore di talento. La sua transizione cominciò negli anni Venti, grazie al sostegno della moglie Gerda, che inizialmente la introdusse alla femminilità attraverso una semplice posa per un ritratto.
Il percorso medico di Lili fu condotto dal dottor Magnus Hirschfeld presso l’Istituto per la sessualità di Berlino, all’epoca uno dei centri più avanzati in materia di identità di genere. Subì almeno cinque interventi, tra cui uno sperimentale di trapianto dell’utero, che purtroppo portò a complicazioni fatali. Lili morì nel 1931, ma la sua vita e il suo coraggio hanno lasciato un’eredità profonda. Oggi, è ricordata come una pioniera dei diritti trans, e la sua storia è oggetto di studi, mostre, e iniziative commemorative in tutto il mondo.
10.Un successo di critica e pubblico
The Danish Girl ha riscosso un notevole successo sia presso la critica cinematografica sia al botteghino. Il film ha incassato oltre 64 milioni di dollari a livello globale, di cui oltre 4 milioni solo in Italia, un risultato eccezionale per un’opera così intima e impegnata.
Il film ha ricevuto quattro nomination agli Oscar: Miglior Attore Protagonista (Redmayne), Miglior Scenografia, Migliori Costumi e Miglior Attrice non protagonista (Vikander, che ha vinto). Inoltre, ha ottenuto riconoscimenti ai BAFTA, ai SAG Awards, ai Critics’ Choice e a numerosi festival internazionali.
Ma al di là dei premi, il vero successo del film è stato quello di aprire una finestra sul mondo delle identità transgender in un momento in cui la discussione pubblica stava diventando sempre più urgente. The Danish Girl ha commosso il mondo, e ha contribuito a spingere l’industria cinematografica verso una rappresentazione più empatica, inclusiva e consapevole.
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Emanuela Giuliani