The Nest, la recensione: un debutto che sorprende per atmosfera e originalità

La recensione di The Nest, l’horror diretto da Roberto De Feo al suo debutto dietro la macchina da presa di un lungometraggio.

Con The Nest – Il Nido, Roberto De Feo firma un debutto coraggioso e visivamente affascinante nel panorama del cinema di genere italiano. Un film che si distingue per il suo stile, le scelte narrative e la forte componente psicologica, capace di trasportare lo spettatore in un universo inquietante, malinconico e profondamente umano.

La storia ruota attorno a Samuel, un adolescente costretto sulla sedia a rotelle a seguito dell’incidente d’auto che ha portato alla morte del padre. Vive con la madre Elena nella suggestiva e isolata Villa dei Laghi, circondata da boschi e avvolta da un’atmosfera sospesa. L’esistenza di Samuel è scandita da una rigida routine, imposta da una madre iperprotettiva che gli vieta categoricamente di uscire dalla proprietà. Un divieto che inizia a farsi sempre più insostenibile per il ragazzo, il cui desiderio di libertà cresce di giorno in giorno, alimentato da una silenziosa frustrazione.

L’arrivo improvviso di Dafne, una ragazza misteriosa e ribelle, rappresenta la svolta. Tra i due nasce un legame che porta Samuel a mettere in discussione l’autorità materna, scatenando in Elena un vero e proprio panico, che la spinge a fare di tutto pur di non perdere il controllo sul figlio. Ma cosa si nasconde dietro questa ossessione? Perché Elena tiene il ragazzo prigioniero in casa? Il film costruisce lentamente, ma con grande cura, un mistero che tiene viva l’attenzione e stimola la curiosità fino all’ultima scena.

De Feo sceglie di allontanarsi dagli stereotipi dell’horror classico e di esplorare un linguaggio più raffinato, fatto di silenzi, sguardi e tensione sottile. Il regista punta su un impianto visivo fortemente internazionale, come da lui stesso dichiarato, per dare vita a un film che si distingue per atmosfera e ambientazione. La location scelta, la reale Villa dei Laghi all’interno del Parco La Mandria, vicino Torino, è perfetta: maestosa, isolata, senza tempo. Ogni stanza, ogni corridoio contribuisce a costruire quel senso di sospensione e inquietudine che accompagna tutta la visione.

Ottimo il lavoro fatto sulla caratterizzazione dei personaggi. Francesca Cavallin offre un’interpretazione intensa e sofferta nel ruolo di Elena, una madre spezzata dal dolore, ma anche fredda e severa, quasi militare, nel suo modo di proteggere Samuel. L’attrice racconta di aver costruito il personaggio lavorando su una playlist emotiva fornita dal regista e scavando negli aspetti più oscuri della maternità. Il risultato è un personaggio credibile, contraddittorio e profondamente umano.

Anche Maurizio Lombardi, nei panni dell’inquietante medico di famiglia, lascia il segno. Il suo personaggio, enigmatico e disturbante, aggiunge ulteriore tensione a una storia che gioca abilmente con la psicologia dei suoi protagonisti, evitando facili effetti e scegliendo una narrazione più sottile.

Il film riesce a mescolare elementi thriller, drammatici e fantastici con una delicatezza rara nel cinema italiano di genere. Il ritmo è volutamente dilatato, ma ogni scena è pensata per costruire un crescendo di tensione emotiva e di ambiguità. L’idea di fondo è potente: The Nest non parla solo di paura o di isolamento, ma di controllo, di crescita e del difficile passaggio verso l’età adulta, quando si è costretti a mettere in discussione tutto ciò che si è sempre creduto vero.

Certo, non tutto è perfetto: in alcuni momenti la narrazione sembra rallentare troppo e alcuni snodi avrebbero potuto essere meglio sviluppati. Ma questo non intacca il valore dell’opera, che si distingue per originalità e qualità tecnica. La fotografia, i costumi e la scenografia sono curatissimi e contribuiscono in modo decisivo a creare quell’atmosfera rarefatta e carica di mistero che è la vera forza del film.

The Nest – Il Nido è quindi un esordio promettente, che dimostra come anche in Italia sia possibile realizzare opere di genere ambiziose e ricche di personalità. De Feo firma un film che, pur con qualche incertezza, riesce a coinvolgere, emozionare e far riflettere. Un ottimo punto di partenza per un regista da tenere d’occhio.

Emanuela Giuliani

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Il Voto della Redazione:

7


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